«La suocera cerca di riconciliare il figlio con l’ex moglie»

Cinque anni fa, mio marito Valerio divorziò dalla sua ex moglie, Maria. Il loro matrimonio durò poco, finendo quando Maria tradì Valerio e si risposò senza troppi rimorsi. Due anni dopo, io entrai nella sua vita. Ci incontrammo, ci innamorammo, e ora siamo sposati da tre anni.

Sembra semplice: due persone divorziano, ognuno va avanti. Ma non per tutti. I suoi genitori, specialmente la suocera, sembrano bloccati nel passato, dove per loro esiste ancora la “famiglia perfetta” di Valerio e Maria. Nonostante i miei sforzi per essere educata, neutrale e rispettosa, mi scontro con un muro di rifiuto. La ragione? Valerio e Maria hanno una figlia insieme, e per la suocera quella è la “vera famiglia”, mentre io sono solo un’intrusa.

Quando iniziammo a frequentarci, Valerio era libero e Maria si era già rifatta una vita. Lui mi disse subito della figlia, che ama profondamente e con cui passa ogni momento libero. Maria non interferiva, anzi, era grata che non si fosse allontanato dalla bambina, come spesso accade. Si parlavano solo per necessità, con freddezza e civiltà.

Ma questo faceva infuriare la suocera. Voleva riportare indietro quella famiglia a tutti i costi. Io? Per lei ero solo “giovane e carina”, potevo trovare qualcun altro. Al nostro matrimonio sbottò: “Perché lo fai? Lui ha già una famiglia! C’è una bambina!”.

Cercai di spiegare che rispetto il legame di mio marito con sua figlia, che è un ottimo padre, ma che una famiglia non è solo un timbro sul passato. La suocera non mi ascoltava. Il suo cuore apparteneva solo a Maria.

Quando Maria divorziò dal secondo marito, per la suocera fu una nuova speranza. “Ora tutto tornerà come prima!”, pensava. Cominciò a invitarla a ogni festa di famiglia, come se fosse ancora la moglie di suo figlio. A ogni pranzo sentivo gli stessi discorsi: “Maria era una moglie perfetta… Tu sei carina, certo, ma…”.

Maria sembrava impassibile. Veniva, sorrideva educatamente, annuiva. Niente affetto, niente desiderio di tornare indietro. Solo un distacco che, a quanto pare, la suocera ammirava. La definiva “docile”, “paziente”, “femminile”. Io, invece, ero troppo “vivace”.

Valerara vedeva tutto e cercava di far ragionare sua madre: “Mamma, basta. Io e Maria non siamo più una coppia. Siamo genitori, niente di più. Perché non accetti mia moglie?”. Lei fingeva di ascoltare, ma dopo qualche giorno ricominciava: “Sei con tua moglie? Magari stai da Maria?”. Oppure: “Vai a prendere quelle conserve da Maria, e intanto controlla come sta con la bambina…”.

Cercava di seminare dubbi, ma io non abboccavo. So che Valerio mi ama. Fa tutto per sua figlia: la mantiene, la accompagna, spesso sta da noi per settimane. Io e Maria non litighiamo. Siamo adulte e civili. È così che dovrebbe essere dopo un divorzio.

Ma la suocera vive in un mondo fantastico, dove solo lei sa cosa è giusto. Dove quella è la “vera famiglia”, e io sono un’estranea temporanea. Non provo gelosia, né umiliazione… solo rabbia. Quanto devo lottare per un rispetto che non riceverò mai?

Valerio dice che tutto cambierà quando avremo un figlio. Che sua madre si rassegnerà allora. Ma ne dubito. Secondo me, dirà solo: “E allora? Ha un altro figlio. Maria era una madre migliore…”.

Valerio non è cieco. Si accorge di tutto, mi protegge, sta dalla mia parte. Ma sua madre è sua madre. Non può spegnerla. E io lo capisco. Ma sono stanca di essere tra l’incudine e il martelllo. Non chiedo amore. Non voglio applausi. Solo rispetto. E silenzio.

Alla fine, la lezione è questa: a volte, non importa quanto tu faccia. Alcuni cuori rimangono attaccati al passato, e non c’è bambino, né sacrificio, che possa cambiarlo. Meglio accettarlo e vivere senza cercare approvazioni che non arriveranno mai.

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