«Stanca di Aspettare — Ha Preso il Controllo»

«Basta aspettare — ho preso tutto nelle mie mani»

Quando Beatrice incontrò per la prima volta Federico, le sembrò di aver finalmente trovato l’uomo con cui costruire un “per sempre” solido e vero. Non era solo bello, intelligente e premuroso, ma aveva subito chiarito che cercava una relazione seria. Si avvicinarono in fretta e, dopo un paio di mesi, iniziarono a vivere insieme. Prima in un affitto, con l’idea di “vedere come andava”. Ma tutto filò liscio, come se fosse destinato.

La routine non uccise il loro amore. Sapevano parlarsi, cedere, prendersi cura l’uno dell’altra. Preparavano cene insieme, guardavano vecchi film, facevano passeggiate serali per Milano, sognavano weekend, estati e una vita in due. Gli amici li chiamavano già marito e moglie. Tutti aspettavano che facessero il grande passo, ma quel passo non arrivava mai.

Il primo anno, Beatrice non aveva fretta. Era sicura che Federico avrebbe fatto la proposta al momento giusto. Ma quando passò il secondo, poi il terzo, e nulla cambiò, cominciò a preoccuparsi. Era amaro vedere le amiche sposarsi una dopo l’altra, postare foto dal comune con frasi come «Finalmente una famiglia», mentre lei non aveva nemmeno un anello. Nessun cenno, nessuna conversazione.

Poi arrivò la sfortuna: la madre di Federico si ammalò gravemente. Tutte le energie della famiglia andarono in cure, esami, viaggi tra medici e farmacie. I discorsi sul matrimonio passarono in secondo piano, e Beatrice lo capiva. Stette al suo fianco in silenzio, senza pressioni. Quando la madre di Federico migliorò, Beatrice tirò un sospiro di sollievo: forse ora avrebbero ripreso a pensare al futuro. Ma lui sembrava ancora bloccato nel “non è il momento”. Il tema del matrimonio svanì.

Beatrice aspettò ancora. Poi realizzò: basta. Non voleva essere semplicemente la donna comoda al suo fianco. Voleva essere sua moglie. Voleva una famiglia, figli, una casa. E, soprattutto, certezze. Non aveva senso comprare un appartamento con un mutuo se legalmente erano estranei. Così, decise di agire.

Comprò l’anello da sola. Prenotò un tavolo nel loro ristorante preferito. Scelse una data speciale, quella in cui si erano detti “ti amo” per la prima volta. Federico, vedendo la scatolina, rimase spiazzato, si giustificò: “Stavo per farlo io, ma non ho avuto tempo”. Alla fine, disse di sì. Senza troppa emozione, ma lo disse.

Le amiche di Beatrice rimasero scioccate. C’era chi ammirava il suo coraggio, chi scuoteva la testa pensando si fosse messa in una posizione ridicola. Ma lei finalmente respirava. Perché dentro di sé sentiva pace. Perché ora tutto era chiaro.

Beatrice smise di aspettare che qualcuno decidesse per lei. Si rimboccò le maniche. Presentò la domanda online, fissò la data, cercò un abito, prenotò il ristorante, organizzò il fotografo. Federico partecipò ai preparativi, senza entusiasmo ma collaborò: assaggiò i menù, noleggiò l’auto, scelse gli anelli. Tutto procedeva.

A volte Beatrice coglieva gli sguardi delle amiche. Quelle già sposate la guardavano con pena: “Spero non te ne pentirai”. Le altre, ancora single, con invidia: “Che coraggio”. Ma lei andava avanti. Perché era stanca dell’incertezza. Perché meritava la felicità. Perché amava, e credeva che ne valesse la pena.

Forse aveva agito fuori dagli schemi. Qualcuno avrebbe detto: “Una donna non dovrebbe fare il primo passo”. Ma se più donne smettessero di aspettare il principe azzurro, forse ci sarebbero più famiglie felici?

Aveva fatto la cosa giusta? Forse. Sembrava ridicolo? No. Sembrava il gesto di una donna adulta, abbastanza coraggiosa da prendersi la vita nelle proprie mani.

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