«Come la vita è volata via… E come siamo diventati invisibili ai nostri figli»

«Com’è volata via la vita… e come senza rumore siamo diventati invisibili agli occhi dei nostri figli»

Maria Grazia Rossi era sempre stata una donna forte, composta, con una voce sommessa e occhi pieni di dolcezza. Aveva dato alla luce tre figli, li aveva cresciuti, educati, sistemati nella vita, accompagnandoli verso l’indipendenza. Ora, seduta accanto alla finestra di una casa di campagna, fissava il ciel autunnale mentre sfogliava vecchie lettere, cartoline ingiallite e fotografie sbiadite. Sul divano, una coperta di lana; sulle ginocchia, una scatola che racchiudeva i suoi tesori più cari: immagini dei figli, biglietti dei nipoti, ritagli di giornale dove, anche solo per sbaglio, veniva menzionata la famiglia.

Il figlio maggiore vive all’estero, partito giovane, quasi subito dopo il servizio militare. Erano passati anni. Mai una visita. Solo qualche foto sui social, rare lettere, messaggi frettolosi per le feste. Maria Grazia non lo biasimava. Capiva: lavoro, famiglia, impegni. Ma il cuore le battava in gola, pesante.

La figlia di mezzo, Beatrice, aveva sposato un carabiniere. Trasferimenti continui, telefonate rade, visite brevi e affrettate. Quando venivano, negli occhi di Beatrice brillava la felicità, e quello, forse, bastava.

Ma il pensiero più doloroso era per la più piccola, Giulia. Dopo il divorzio, era scappata in città, lasciando il nipotino alle cure della nonna.
«Sei ancora giovane, bella, rifatti una vita. Io mi tengo il bimbo», le aveva detto.
Giulia aveva studiato, trovato lavoro. E dopo due anni, era tornata a riprenderselo.

Quel giorno, il bambino si era aggrappato alla gonna della nonna, senza piangere forte—solo le guance bagnate. Maria Grazia aveva serrato i denti e taciuto. Non osava opporsi.

Tre anni dopo, la nostalgia si fece insopportabile. Una mattina, si arrese:
«Paolo, vado da Giulia. Solo un paio di giorni. Il cuore non mi dà pace.»
L’uomo annuì. Anche lui soffriva, ma l’autunno gli aveva rubato le forze. All’alba, l’accompagnò alla stazione, le porse un fagotto di taralli e la baciò sulla fronte.
«Statti attenta, Maria. Chiamami appena arrivi.»

Il viaggio fu lungo. Arrivò con due sacra piene di regali, buste di conserve, calzini fatti a mano. Aveva avvertito Giulia un’ora prima.
«Mamma, perché non mi hai avvertita? Ho da lavorare, prendere mio figlio a scuola, fare la spesa… Qui non è come in campagna!»
«Scusa, amore mio» sospirò Maria Grazia. «Volevo farti una sorpresa.»

Ad accoglierla, il nippo. Ormai un ragazzino. Alto, forte. Somigliava a Paolo. Ma gli occhi erano spenti, distanti.
«Ciao, nonna» disse educato, ma freddo. L’abbraccio fu un dovere.

L’appartamento era moderno, pulito, ma gelido. Giulia cucinò una minestra e mise in tavola quattro polpettine. Maria Grazia ne mangiò una. Allungò la mano per la seconda—e si fermò. Si vergognò. Le venne in mente quando lei riempiva le pentole per i pranzi di festa, perché i figli potessero mangiare a crepapelle. Qui, tutto era misurato.

La sera, guardarono vecchi video, foto di recite. Il nipote era educato, ma distante. Giulia spariva spesso—lavoro, amiche, commissioni.

Tre giorni dopo, Maria Grazia sentiva di essere un’ospite. Di nulla. Una sera, udì il nipote chiedere:
«Mamma, quando viene zio Carlo? Mi aveva promesso di portarmi allo stadio.»
«Presto» rispose Giulia. «Quando nonna se ne va.»

E Maria Grazia capì tutto. Fino in fondo. Fino al male nel petto.

Preparò le valigie in silenzio. Si vestì. Si fermò sulla porta. Giulia sbucò dalla cucina:
«Mamma, dove vai? Il treno è domani!»
«Parto prima. Non preoccuparti. Di lasci che tuo padre l’abbia salutato. Arrivata qui, arriverò anche a casa. Grazie per l’ospitalità.»

Fino alla stazione, non aprì bocca. Sul treno, fissò il buio oltre il finestrino. Le lacrime le scivolarono giù.

Com’era veloce la vita. Quanto amore dato—e quanto poco serviva, ora. Loro erano cresciuti. Avevano le loro esistenze. E i genitori… rimanevano ai bordi, dimenticati.

Sul marciapiede, Paolo l’aspettava. La strinse forte al petto.
«Maria, dove sei stata! Sono diventato pazzo. Ho perso persino due chili.»
Lei sorrise. Gli occhi lucidi, stavolta di felicità.
«Andiamo a casa, Paolo. A casa… l’unico posto dove ci aspettano ancora.»

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