Perché non sono obbligata a prendermi cura di mia suocera in vecchiaia

— Non ho nessuna intenzione di aiutare mia suocera, che nemmeno ci pensi! — esclama Anna con amarezza, la voce tremante per il risentimento accumulato. — Quella donna non ha il diritto di aspettarsi il mio sostegno. In diciassette anni di matrimonio con suo figlio, non ci ha mai teso una mano — né con soldi né con gesti. E non ho mai sentito una sola parola gentile da parte sua! Ripeteva sempre che non doveva nulla a nessuno. Ora capisco che aveva ragione. Ma nemmeno io le devo nulla!

Anna racconta la sua storia seduta in un appartamento modesto ma accogliente in un paesino del Nord Italia. Ha due figli adolescenti, un mutuo che lei e suo marito hanno pagato come se combattessero un nemico implacabile. Anna è certa: senza sua madre, non ce l’avrebbero mai fatta. La mamma non le dava soldi, ma si è presa cura dei nipoti. Li accompagnava all’asilo, li seguiva quando erano malati, li prendeva a scuola, li aiutava con i compiti, li portava agli allenamenti e li nutriva. Così Anna e suo marito potevano lavorare senza preoccuparsi delle faccende quotidiane.

Tutti quegli anni, hanno faticato senza sosta per saldare il mutuo e assicurare un futuro dignitoso ai figli. Anna ricorda quanto fosse difficile conciliare lavoro e famiglia, specialmente quando i bambini erano piccoli. Senza sua madre, dice, la loro famiglia non sarebbe sopravvissuta. «Se non fosse stato per lei, non avremmo avuto nulla — sospira Anna. — Con due bambini tra le braccia, non avrei mai potuto lavorare come ho fatto».

E la suocera? Tutti quegli anni ha vissuto solo per sé stessa. I nipoti li vedeva solo alle feste di famiglia, e nemmeno sempre. Aveva sempre qualcosa di più importante da fare — viaggi con le amiche, problemi personali. Anna, più volte, ha provato a chiederle di badare ai bambini, ma ogni volta ha ricevuto un rifiuto gelido. «Ho cresciuto mio figlio da sola, e tu farai lo stesso — tagliava corto la suocera. — Non aspettarti il mio aiuto». Dopo qualche tentativo, Anna ha smesso di chiedere. A che serve umiliarsi, se la risposta è già nota?

— Mia mamma ha praticamente cresciuto i miei figli! — dice Anna con affetto. — Le sarò per sempre grata. Se un giorno avrà bisogno, io e mio marito faremo tutto il possibile per lei. Ma con la suocera è diverso. Sì, è la madre di mio marito, e forse, per qualche legge morale, dovremmo aiutarla. Ma tra noi non c’è nulla, nessun legame. È stata lei a volere questa distanza.

Anna tace, guardando fuori dalla finestra dove cade la prima neve. Nei suoi occhi si mescolano dolore e determinazione. Si chiede: cosa si aspetta quella donna? Crede forse che la vecchiaia la risparmierà? Che resterà per sempre forte e indipendente? Anna scuote la testa, come per scacciare quei pensieri. «La vita è un boomerang — sussurra. — Quel che semini, raccogli. Amore, rispetto, aiuto… tutto si merita. E lei non ci ha neppure provato».

Ma nel profondo, Anna si sente confusa. Forse dovrebbe essere più grande delle sue ferite? Forse, nonostante anni di indifferenza, dovrà comunque prendersi cura della suocera come fosse sua madre? La vecchiaia non perdona nessuno, e forse il dovere verso la famiglia di suo marito la obbliga a dimenticare il passato. O invece ognuno deve rispondere delle proprie azioni? Anna non ha una risposta, e questo dubbio la tormenta.

E voi che ne pensate? Dovrebbe Anna, stringendo i denti, aiutare la suocera nonostante gli anni di freddezza? O è giusto che ognuno riceva ciò che si merita? La vita ama farci pagare i debiti, ma chi decide come saldarli? Forse in questa storia non c’è una risposta giusta, ma una cosa è certa: i legami familiari sono una prova che ci mette alla forza, costringendoci a bilanciare tra dovere e giustizia.

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