**Ombre del Passato: Una Verità Drammatica nel Villaggio di Fogliaverde**
Lorenzo si sentiva male. Era tornato dalla nonna nel piccolo paese di Fogliaverde, dove l’aria era impregnata del profumo delle erbe e dei ricordi d’infanzia. Sdraiato sul vecchio letto, guardò tristemente la nonna, Maria Stefania.
— Sono contento di averti qui, nonna — mormorò. — Sono solo al mondo. Forse non servo a nessuno?
— Ma che dici, Lorenzo, sei impazzito? — esclamò la nonna, alzando le mani. — Un uomo come te, bello e forte, e pensi di non servire? Saresti un dono del cielo per qualsiasi donna sola! Resta a letto, non alzarti, che vado dalla vicina a prendere un po’ di miele di tiglio…
Maria Stefania scosse la testa e uscì. Lorenzo chiuse gli occhi, sprofondando in un sonno inquieto. Improvvisamente, la porta scricchiolò e passi leggeri spezzarono il silenzio.
— Nonna, sei tu? — Lorenzo aprì gli occhi e si sollevò di scatto, incapace di credere a ciò che vedeva.
Lorenzo si era affrettato a raggiungere la nonna a Fogliaverde. Negli ultimi anni, si era preso cura di lei. I suoi genitori erano sempre occupati: il padre ancora lavorava in fabbrica, mentre la madre passava le giornate nella sua casa di campagna, curando fiori e orto. Visitava la nonna appena una volta al mese.
— Sono il più libero di tutti — sorrideva Lorenzo. — Non mi sono ancora sistemato, anche se ho già trentasette anni. E voi siete sempre tra viaggi e lavori in casa.
— La nonna ti adora — rispondeva la madre. — Sa che le porterai da mangiare, la aiuterai con le faccende e passerai il finesettimana con lei.
— Sì, le voglio bene — ricordava Lorenzo con dolcezza. — Da bambino correvo qui ogni estate, poi il servizio militare, il lavoro, i soldi… Ora è tempo di ripagare il debito.
— I debiti sono una cosa, ma quando ti sposi? — insisteva la madre. — Dovresti pensare a fare dei figli, altrimenti resterai solo.
Lorenzo percorreva la strada sterrata, i sacchetti della spesa ondeggiavano nel bagagliaio. I suoi pensieri tornavano all’adolescenza, quando si era innamorato di una ragazza del villaggio vicino, Poggiorosso. Serena era silenziosa, con occhi espressivi che lasciavano trasparire ogni emozione. I loro incontri estivi erano pieni di passione e tenerezza.
— Peccato che sia finita — sospirò Lorenzo. — Io partii per il militare, e lei… aveva un altro. Uno tornato dai lavori stagionali, che le fece una scenata davanti a tutto il paese. Ah, Serena…
Sul ciglio della strada vide una ragazza che faceva l’autostop. Lorenzo frenò.
— Mi portate fino a Poggiorosso? — chiese lei, scostando una ciocca di capelli scuri.
— Sali — annuì lui.
Durante il tragitto, Lorenzo la osservava di nascosto. Qualcosa nei suoi lineamenti gli sembrava familiare, quasi intimo.
— Sei di qui o in visita? — chiese.
— Torno a casa — rispose la ragazza. — Ho finito gli esami alla scuola per infermieri, ora riposerò. Anche se in paese l’estate è solo lavoro. Ma a casa è bello, la mamma mi aspetta.
Sorrise, e Lorenzo si irrigidì: quel sorriso era identico a quello di Serena!
— Tu non sei la figlia di Serena, per caso? — domandò con cautela.
— Io sono Claudia Ferri — rispose lei. — Mia madre da ragazza si chiamava Serena Bellini.
— Ah, già — il cuore di Lorenzo batteva forte. — È di lei che parlavo.
— La conoscevate, mia mamma? — si stupì la ragazza.
— L’ho vista un paio di volte — rispose evasivo, notando un neo sulla sua guancia, identico al suo.
— Quanti anni hai, studentessa? — chiese, cercando di sembrare disinvolto.
— Tra poco diciotto — rise lei. — Anche se sembro più giovane.
— Passerà — disse Lorenzo, fermando l’auto. — Assomigli a tua madre?
— Più a mio padre — rispose seria, scendendo. — Solo che lui non ha avuto fortuna. È morto quando avevo dieci anni. Ora siamo solo io e la mamma. La felicità è una cosa fugace…
Gli fece un cenno e si avviò verso casa. Lorenzo la seguì con lo sguardo, appoggiato al volante.
La nonna notò subito la sua malinconia.
— Che succede, Lorenzo? Ti senti male? Vuoi un tè con la marmellata?
— No, nonna, tutto bene. Dov’è il vecchio album delle foto? — chiese all’improvviso.
— Nel comò, in veranda. Perché?
— Voglio ricordare un po’ di gioventù — rispose.
Iniziarono a sfogliare l’album. La nonna raccontava di vicini, amici, parenti. Quando Lorenzo chiese di Serena, Maria Stefania sospirò.
— Dopo che te ne andasti, sposò in fretta il suo Stefano. Lui la amava, e tu quasi gli guastasti il matrimonio, belloccio — sorrise la nonna. — Eri il preferito delle ragazze. Quando ci fai sposare?
— E suo marito… è morto? — chiese con cautela.
— Sì, tanto tempo fa. Un gran dolore… — la nonna lo guardò attentamente e andò in cucina.
Per tutto il giorno, Lorenzo non riuscì a trovare pace. La ragazza dell’autostop non gli usciva dalla mente. Il neo, il sorriso, l’età… tutto coincideva. Poteva essere sua figlia? Il cuore gli si strinse al pensiero che Serena avesse tenuto nascosta la verità. Si rimproverò per non aver lottato per lei, per essere fuggito via senza guardarsi indietro.
La mattina dopo, appena sveglio, Lorenzo salì in macchina e partì per Poggiorosso. Serena stendeva il bucato in cortile. Vedendolo, si bloccò, poi lasciò cadere la cesta e corse in casa.
— Serena, vieni fuori, dobbiamo parlare! — gridò Lorenzo, la voce che tremava.
Lei si fermò sulla soglia, lentamente si avvicinò al cancelletto e lo aprì.
— Andiamo in giardino, che Claudia non ci senta — sussurrò. — Cosa vuoi, Lorenzo?
— Sono dalla nonna, qui vicino… — iniziò lui.
— Non ti si è visto per anni. Cosa cerchi? — i suoi occhi luccicavano di lacrime.
— Ti sei arrabbiata tanto, allora? — chiese. — Ho sbagliato. Non avrei dovuto andarmene così. Avrei dovuto lottare per te…
— Perché rivangare il passato? — mormorò Serena. — Eravamo giovani e sciocchi. E anch’io ho sbagliato: non asp**Lorenzo le prese le mani tra le sue e sussurrò: “Non importa quanto tempo abbiamo perso, ora abbiamo tutta la vita per recuperare.”**