Il Segreto della Doppia Vita

**Segreto di Famiglia**

Mi chiamo Isabella, mio marito si chiama Luca. Avevamo una famiglia felice: due figlie che Luca adorava, viziate come principesse. Loro lo amavano più di me. Io lo amavo follemente, e lui sembrava ricambiare. Ma ultimamente, lo notavo sempre più irritabile, a volte perfino aggressivo con le bambine. La tensione cresceva, e il mio cuore si stringeva d’angoscia.

Non capivo cosa stesse succedendo. Quando glielo chiesi, lui mi liquidò:
*”Problemi al lavoro, Isa. Non pensarci.”*

Le sue parole mi rassicurarono un po’, ma l’atmosfera in casa rimase pesante. Decisi di affrontarlo, ma in quel momento squillò il telefono. Una voce di donna, fredda, mi disse:
*”Sa che suo marito ha un’altra famiglia? Ha un figlio di nome Matteo.”*

La chiamata si interruppe. Rimasi impietrita, incapace di crederci. Il mio Luca, un traditore? Il mio mondo crollò. L’attesa del suo ritorno dal lavoro fu un’eternità. Quando entrò, trattenendo le lacrime, chiesi:
*”Luca, chi è Matteo?”*

Sbiancò. Non si aspettava quella domanda. Balbettò qualcosa di incomprensibile, poi tacque sotto il mio sguardo. Scoppiai:
*”Se non mi dici la verità ora, la scoprirò da sola!”*

Allora abbassò la testa e parlò. Tre anni prima, aveva avuto una relazione con una collega più giovane. Lei rimase incinta, e Luca la supplicò di abortire, giurando che non ci avrebbe mai lasciato. Ma lei decise di tenere il bambino, usando il piccolo per ricattarlo. Nacque Matteo. Luca confessò di non aver potuto abbandonarlo, perché la madre era una persona irresponsabile. Aveva paura che il bambino finisse solo.

Ero sconvolta. La mia famiglia, il mio mondo, era in frantumi. Ma amavo Luca e sapevo che anche lui amava me. Le nostre figlie non andavano a dormire se papà non leggeva loro una favola. Per loro, per il nostro amore, trovai la forza di perdonarlo. Ma quel segreto mi lasciò una ferita profonda.

Un giorno incontrai un’amica d’infanzia, Marta, che non vedevo dall’università. Lavorava in un orfanotrofio. Ci fermammo in un bar, e improvvisamente vidi Luca. Era seduto con un bambino di circa cinque anni. Il mio cuore si spezzò: era Matteo, il figlio di mio marito. Marta, notando il mio sguardo, sussurrò:
*”Ha dei genitori, ma è comunque un orfano.”* Fece un cenno verso Luca e il bambino.

Mi spiegò che la madre di Matteo l’aveva abbandonato, risposata e trasferita all’estero. Il padre, Luca, aveva la sua famiglia, quindi il bambino, pur avendo genitori, era solo. Ascoltai, e le lacrime mi rigarono il viso. Marta se ne andò, e io, facendomi coraggio, mi avvicinai al tavolo e dissi:
*”Signori, non è ora di tornare a casa?”*

Matteo mi guardò con paura. Ma quando gli sorrisi, scoppiò in lacrime, mi si avvinghiò e sussurrò:
*”Mamma, sapevo che saresti venuta a prendermi!”*

Lo strinsi a me, e in quel momento capii: era mio. Io e Luca lo adottammo. Ora abbiamo tre figli. Le nostre bambine, Sofia e Giulia, adorano il fratellino. Matteo, privato di affetto per anni, è diventato il bambino più felice.

Conobbi la nonna di Matteo. Mi raccontò che sua figlia non aveva mai amato Luca e odiava il proprio bambino. Mi spezzò il cuore, ma sapevo una cosa: ora Matteo aveva noi, una famiglia che lo amava. Gli anni passarono. Le ragazze sono cresciute, sposate, felici. Matteo sta per laurearsi in medicina, e siamo orgogliosi di lui.

Sono certa di aver fatto la cosa giusta, dando al figlio di Luca un’altra donna una vera famiglia. I bambini con genitori non devono essere orfani, è un peccato troppo grande. La nostra storia a Monteverde è diventata una leggenda. La gente ne parla con affetto, e io, guardando i miei figli ridere, so che l’amore e il perdono possono guarire anche le ferite più profonde.

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