**Ombre del Passato: Una Verità Drammatica nel Villaggio di Fogliaverde**
Giulio si sentiva male. Era tornato dalla nonna nel paesino di Fogliaverde, dove l’aria era impregnata del profumo delle erbe e dei ricordi d’infanzia. Disteso sul vecchio letto di legno, guardò tristemente la nonna, Maria Stefania.
«Che fortuna averti qui, nonna», sussurrò. «Sono solo al mondo. Forse non importo a nessuno?»
«Ma che dici, Giulio, sei matto?» esclamò la nonna, alzando le mani. «Un uomo così bello e pensi di non importare a nessuno? Saresti un regalo del cielo per qualsiasi donna sola! Resta a letto, non muoverti, mentre io vado dalla vicina a prendere un po’ di miele di tiglio…»
Maria Stefania scosse la testa e uscì. Giulio chiuse gli occhi, cadendo in un sonno agitato. All’improvviso, la porta scricchiolò e dei passi leggeri ruppero il silenzio.
«Nonna, sei tu?» Giulio aprì gli occhi e si sollevò di scatto, incapace di credere a ciò che vedeva.
Giulio si era affrettato a raggiungere la nonna a Fogliaverde. Negli ultimi anni, si era preso cura di tutto per lei. I suoi genitori erano sempre occupati: il padre ancora lavorava in fabbrica, mentre la madre passava le ore nella sua piccola casa in campagna, tra fiori e ortaggi. Visitava la nonna una volta al mese, se andava bene.
«Sono quello più libero», sorrideva Giulio. «Non mi sono ancora sistemato, anche se ho già trentasette anni. Voi invece siete sempre in giro o a fare lavori in casa.»
«Tua nonna ti adora», rispondeva la madre. «Sa che le porterai la spesa, l’aiuterai in casa e passerai il weekend con lei.»
«Sì, le voglio bene», ricordava con affetto Giulio. «Da bambino correvo qui tutte le estati, poi il militare, il lavoro, i soldi da guadagnare… È ora di ripagare i miei debiti.»
«Debiti a parte, quando ti sposi?» insistette la madre. «È ora, Giulio, di metter su famiglia, altrimenti rimarrai solo.»
Giulio guidava sulla strada sterrata, i sacchetti della spesa dondolavano nel bagagliaio. I suoi pensieri tornavano alla gioventù, quando si era innamorato di una ragazza del villaggio vicino, Rivaverde. Serena era silenziosa, con occhi espressivi che tradivano ogni emozione. I loro incontri estivi erano pieni di passione e tenerezza.
«Peccato che sia finita tutto», sospirò Giulio. «Io partii per il militare, e lei, a quanto pare, aveva già un altro… Uno che tornò dai suoi lavori e le fece una scenata davanti a tutto il paese. Ah, Serena…»
Sul ciglio della strada notò una ragazza che faceva l’autostop. Giulio frenò.
«Mi dà un passaggio fino a Rivaverde?» chiese lei, scostandosi una frangia scura dalla fronte.
«Sali», annuì lui.
Durante il tragitto, Giulio la osservava di nascosto. Qualcosa nei suoi lineamenti gli sembrava familiare, quasi commovente.
«Sei del posto o in visita?» le chiese.
«Torno a casa», rispose la ragazza. «Ho finito gli esami alla scuola d’infermieristica, ora mi riposerò. Anche se che estate è, in campagna… Solo lavoro. Ma a casa è bello, mia madre mi aspetta.»
Sorrise, e Giulio trasalì: quel sorriso era identico a quello di Serena!
«Non sarai mica la figlia di Serena?» chiese con cautela.
«Sono Grazia Leone», rispose. «Mia madre, da nubile, si chiamava Serena Falcone.»
«Ah, sì, giusto», Giulio sentì il cuore accelerare. «È di tua madre che parlavo.»
«La conoscevi?» la ragazza sembrò sorpresa.
«L’ho vista un paio di volte», rispose evasivo, notando un neo sulla sua guancia… uguale al suo.
«Quanti anni hai, studentessa?» chiese, cercando di apparire disinvolto.
«Tra poco diciotto», rise lei. «Anche se sembro più giovane.»
«Passerà», disse Giulio, fermando l’auto. «Assomigli molto a tua madre?»
«Più a mio padre», rispose seria, scendendo. «Ma la sua vita non è stata fortunata. È morto quando avevo dieci anni. Ora siamo solo io e mamma. La felicità… è una cosa fragile.»
Gli fece un cenno e si avviò verso casa. Giulio rimase a guardarla a lungo, appoggiato al volante.
La nonna notò subito la sua tristezza.
«Che hai, Giulio? Ti senti male? Vuoi un po’ di tè con la marmellata?»
«No, nonna, sto bene. Dov’è il nostro vecchio album di foto?» chiese all’improvviso.
«Nella credenza, in veranda. Perché?»
«Mi è venuta voglia di ricordare il passato», rispose.
Si sedettero a sfogliare l’album. La nonna parlava dei vicini, degli amici, della famiglia. Quando Giulio chiese, quasi distrattamente, di Serena, Maria Stefania sospirò.
«Dopo che te ne andasti, sposò in fretta quel tale Stefano. Lui la amava, mentre tu rischiaste di rovinare tutto, bel faccino», sorrise la nonna. «Eri sempre il preferito delle ragazze. Quando ci farai sposare?»
«Dicono che suo marito sia morto?» chiese con cautela Giulio.
«Sì, tanto tempo fa. Un grande dolore…» La nonna lo guardò con attenzione e andò in cucina.
Per tutto il giorno, Giulio non riuscì a star fermo. La ragazza che aveva accompagnato non gli usciva dalla mente. Il neo, il sorriso, l’età… tutto combaciava. Poteva essere sua figlia? Il cuore gli si stringeva al pensiero che Serena avesse potuto nascondergli la verità. Si rimproverava per non aver lottato per lei allora, nella loro gioventù, per essere scappato senza voltarsi indietro.
La mattina dopo, appena sveglio, Giulio salì in macchina e partì per Rivaverde. Serena stendeva il bucato in cortile. Vedendolo, si bloccò, poi lasciò cadere il cesto e corse in casa.
«Serena, vieni fuori, dobbiamo parlare!» gridò Giulio, sentendo la voce tremargli.
Lei si fermò sulla porta, poi si avvicinò lentamente al cancello e lo aprì.
«Andiamo in giardino, così Grazia non ci sente», sussurrò. «Perché sei tornato, Giulio?»
«Sono dalla nonna, qui vicino…» iniziò lui.
«Non ti si è visto per anni. Che vuoi?» I suoi occhi luccicavano di lacrime.
«Ti sei arrabbiata tanto con me, allora?» chiese. «Ho sbagliato. Non avrei dovuto andarmene così. Avrei dovuto lottare per te…»
«Perché rivangare il passato?» mormorò Serena. «Eravamo giovani e stupidi. Anch’io ho colpe… Non aspettai Stefano, mi innamorai di te. E non ne è venuto nulla di buono.»
«Davvero nulla?» Giulio la fissò negli occhi.
In quel momento, Grazia uscì di casa e gli sorrise.
«Oh, sei tu! Ho raccontato a mamma di te, ma lei non ha detto niente. Sei venuto da solo!»
«Me lo ricordo, sì…», borbottò Giulio. «Sono stato io a scappare«Non dire niente a Grazia», lo implorò Serena mentre si asciugava le lacrime, «io glielo dirò… quando sarà il momento.»