«Torno a casa… e mi aspetta una sorpresa che mi lascia senza parole»

«Sono tornata a casa… e mi aspettava una sorpresa che mi ha lasciata senza parole.»

Giulia rientrava a Roma dopo una vacanza tanto attesa, piena di sole, rumore delle onde e profumo di pini. Aveva passato quasi una settimana in un piccolo paese di mare sulla costa adriatica. Il taxi frenò dolcemente davanti al suo palazzo. Scese, prese le valigie dal bagagliaio e si diresse verso il portone.

«Ora: una doccia, la cena e un meritato riposo», pensava Giulia salendo le scale fino al terzo piano.

Ma appena aprì la porta ed entrò nel corridoio, qualcosa dentro di lei si strinse. L’aria in casa era diversa. Fresca, sconosciuta. Fece un passo avanti… e si bloccò. Le stanze sembravano rinnovate. Tutto era cambiato. Più luminoso. Pareti appena dipinte, finestre nuove, mobili spostati.

«Ma cosa è successo qui?!» le rimbalzò in testa.

…Giulia si era sempre considerata una donna fortunata. Suo marito, Alessandro, era una persona riservata, affidabile e premurosa. Faceva il camionista, passava poco tempo a casa, ma tutto quello che faceva era per la famiglia. Senza vizi, con uno stipendio che permetteva di vivere senza troppi pensieri. L’unica cosa che mancava era la sua presenza. Spesso la sera, stringendo il cuscino, si sentiva sola e a volte piangeva in silenzio quando i suoi viaggi si prolungavano.

Le amiche non la capivano:
«Ma vivi come in un resort!» rideva la sua cara amica Beatrice. «Meno problemi, il marito quasi un ospite, soldi a sufficienza… cosa vuoi di più?»

Ma Giulia non aveva bisogno di soldi. Aveva bisogno di spalle su cui appoggiarsi, di una voce, di un semplice «sono qui».

Prima della vacanza, Alessandro le aveva promesso di raggiungerla per qualche giorno. Le valigie erano già pronte, i biglietti comprati. Ma per strada, il loro taxi rimase bloccato nel traffico. Giulia era nervosa, temeva di perdere il treno, e mentre era già davanti al suo vagone, sentì una voce familiare alle sue spalle:

«Giulia, aspetta!»

Si girò e vide sua suocera, Valeria, affannata e agitata.

«Tu parti e io arrivo! Dammi le chiavi di casa» disse in fretta. «Mia figlia e la sua famiglia si trasferiranno per un po’, devono controllare tutto.»

Giulia rimase di stucco. La casa era sì vecchiotta e aveva bisogno di qualche ritocco, ma era sua fin da giovane. Ogni angolo era un ricordo. Ma non c’era tempo. Aprì la borsa per prendere il biglietto, e la catenina con le chiavi scivolò fuori. Valeria le afferrò con destrezza:

«Grazie, cara! Mi hai salvato!»

Giulia non fece in tempo a dire nulla: il treno partì.

Durante la vacanza, i pensieri la tormentavano. Alessandro non era mai arrivato: «il camion si è rotto», «i pezzi di ricambio tardano». Al telefono era dolce, si scusava, mandava messaggi vocali. Giulia si calmò. Decise di rilassarsi e ricaricarsi. Ma nella sua mente vedevano immagini: quella chiassosa famiglia della suocera… bambini, rumore, disordine…

Quando la vacanza finì e Giulia tornò a casa, si preparava al peggio. Ma più si avvicinava, più il cuore le batteva forte. In mano aveva i regali, nella testa un miscuglio di ansia e speranza. Davanti al portone notò sacchi di spazzatura edilizia. «Ecco, ci siamo…» pensò.

«È aperto!» gridò qualcuno dall’interno.

Giulia entrò… e si gelò. Davanti a lei c’erano tutti: suo marito, sua suocera, la sorella di lui con i bambini… e persino i suoi genitori. E dietro di loro, una casa completamente diversa. Nuova carta da parati. Finestre in PVC. Mobili moderni. E in un angolo, sotto vetro, i suoi vecchi oggetti, conservati con cura.

«Ti piace?» Alessandro si avvicinò e la abbracciò. «È il nostro regalo. Per i cinque anni di matrimonio.»

Giulia sussultò. Si era dimenticata… Cinque anni. E lui non solo non l’aveva scordato, ma le aveva regalato… una casa rinnovata.

«Ecco dov’era il tuo “camion rotto”» rise tra le lacrime.

«Scusa, altrimenti non sarebbe stata una sorpresa. Abbiamo lavorato tutti per finire in tempo. Anche mia sorella è venuta ad aiutare.»

Giulia sentì un groppo alla gola. Aveva pensato male, si era fatta paranoie. E loro… l’amavano. Tutti insieme. Davvero.

«Vi voglio bene, a tutti…» sussurrò.

I regali furono distribuiti. Fino a tarda sera, in casa risuonavano risate, profumo di tè e gioia. E quando i parenti se ne furono andati, Giulia guardò il marito e disse piano:

«Se qualcuno avrà mai bisogno di un tetto sulla testa… sappiano che la nostra casa è sempre aperta. Per chi ci ama davvero.»

E Alessandro, senza dire una parola, le strinse solo la mano. Non serviva altro.

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