Il Tradimento della Figlia

– Mai avrei immaginato che a 52 anni sarei diventata lo zimbello di tutti, e tutto per colpa di mia figlia! – si lamenta amareggiata Rosanna con l’amica Lucia. – Una vita a fare sacrifici, a tirare la cinghia, a lavorare giorno e notte per darle tutto, e lei mi accusa di averle rubato i soldi! Adesso in paese non si parla d’altro. E come se non bastasse, è persino riuscita a rintracciare suo padre, che non sentivamo da quindici anni, e gli ha fatto la spia!

Rosanna ha supplicato la figlia e l’ex marito di smetterla con le malelingue, perché ormai la vergogna si era sparsa come un virus. Ma niente da fare. Continuano a ripetere che ha derubato sua figlia. Lucia, sbalordita, le chiede:
– Rosy, ma come è possibile? Spiegami tutto dall’inizio.

– Lo sai bene com’è stata dura crescere Beatrice da sola. Ti ricordi quando mio marito mi ha lasciata per un’altra, con una bambina di due anni? Figurati che vita ho fatto.

– Certo che me lo ricordo. Ancora oggi non so come ce l’hai fatta!

Rosanna sospirò profondamente, rivivendo quei giorni bui. Dopo il divorzio, capì che non poteva restare nella sua città, dove ogni angolo le ricordava il tradimento. Vendette il bilocale ereditato dai genitori e si trasferì con Beatrice a Monteverde. I soldi bastarono appena per un piccolo appartamento in un quartiere decente. Rosanna iscrisse la bambina all’asilo e si trovò due lavori. Fu proprio allora che conobbe Lucia. La vita era una lotta: doppi turni, stanchezza infinita, ma il cambiamento le diede una speranza.

Lavorò come una mula perché Beatrice non le mancasse nulla. Vestiti firmati, l’ultimo smartphone, lezioni di danza, ripetizioni d’inglese… tutto quello che la figlia desiderava. Senza aiuto da nessuno, Rosanna portò avanti la famiglia da sola. Voleva che Beatrice non si sentisse mai inferiore alle altre, e così rinunciava a qualsiasi sfizio, dai vestiti nuovi alle vacanze.

– Ma dimmi che non hai pagato tutto tu! – esclamò Lucia. – Credevo che tuo ex ti aiutasse!

– Lui mandava gli alimenti – ammise Rosanna. – Ma per cinque anni non ho toccato quel conto. Non volevo un centesimo da quell’infame. Poi un giorno controllai e vidi che la somma era diventata bella grossa. Ma non ne avevo bisogno: io me la cavavo. Decisi di lasciarli lì per il futuro. Iniziò pure a mettere da parte parte dello stipendio.

Beatrice non aveva mai avuto problemi, quindi gli alimenti erano rimasti intatti. Rosanna sognava la pensione: una casetta in campagna, un orto, qualche gallina e un paio di conigli. Quando la figlia si sarebbe sposata, le avrebbe lasciato l’appartamento e le avrebbe mandato conserve fatte in casa. Certo, la maggior parte di quei soldi venivano dagli alimenti, non dai suoi risparmi.

– Che bella idea! – commentò Lucia. – Anch’io sogno una casetta in campagna. Bravo!

– Non farmi i complimenti troppo presto – sorrise amara Rosanna. – Appena comprai la casa, ero al settimo cielo e lo dissi a Beatrice. E me ne pentii subito. Mi accusò di averle rubato i soldi e smise di parlarmi.

– Ma seriamente? Solo per i soldi? – si stupì Lucia. – Beatrice è sempre stata una ragazza intelligente e dolce!

– E lo è ancora – sospirò Rosanna. – Ma per qualche motivo è convinta che io abbia rubato i suoi soldi. Abbiamo litigato per settimane. Poi ha trovato il numero di suo padre e gli ha detto tutto. Ora vogliono che restituisca tutto. Mio ex mi ha chiamata egoista, dicendo che ho speso per me i soldi che dovevano servire per l’istruzione di Beatrice. Ma nessuno considera che io mi sono rotta la schiena per darle tutto! Davvero sono una madre così terribile da rubare a mia figlia?

Rosanna tacque, gli occhi lucidi. Ricordava tutti i sacrifici: rinunce su rinunce per garantire a Beatrice una vita serena. Ogni telefono nuovo, ogni vacanza al mare… tutto pagato con il suo sudore. E ora quella stessa figlia, cresciuta con tanto amore, si era rivoltata contro di lei. A Monteverde circolavano voci: «Rosy ha fregato i soldi della figlia!» I vicini bisbigliavano, e Beatrice, invece di difenderla, alimentava il conflitto, riavvicinandosi a un padre che le aveva voltato le spalle quindici anni prima.

L’ex marito, Riccardo, non si tratteneva negli insulti. La chiamava e urlava:
– Hai speso i soldi che mandavo per Beatrice! Come hai potuto? Erano per il suo futuro!

Rosanna cercava di spiegare che aveva provveduto a tutto lei, che gli alimenti erano rimasti in banca finché non aveva deciso di realizzare il suo sogno. Ma Riccardo non ascoltava. E nemmeno Beatrice. La sua rabbia era così profonda, come se la madre le avesse portato via qualcosa di inestimabile. Rosanna si sentì tradita. Aveva dato tutto per sua figlia, e ora veniva tacciata di egoismo.

Una sera, seduta nella sua casetta, avvolta dal silenzio e dal profumo delle erbe aromatiche, Rosanna si chiese se davvero aveva sbagliato a non consultare Beatrice. Ma tutti quegli anni di sacrifici non provavano abbastanza che tutto era stato fatto per lei? Scrisse una lunga lettera alla figlia, mettendo nero su bianco il suo dolore, la sua stanchezza, il suo sogno di una vita tranquilla, e il desiderio che Beatrice non avesse mai avuto fame. Non ricevette risposta, ma un mese dopo, all’improvviso, Beatrice si presentò alla sua porta.

– Mamma, avevo torto – disse, guardando a terra. – Non capivo quanto hai fatto per me. Perdonami.

Rosanna la strinse tra le braccia, e le lacrime di sollievo le rigarono il viso. Parlarono a lungo, chiarirono ogni incomprensione, e Beatrice ammise che suo padre aveva alimentato la sua rabbia, sperando di riavvicinarsi a lei. Lentamente, i rapporti si ricomposero, e a Monteverde smisero di parlare della «ladra». Rosanna restò nella sua casetta, ma ora Beatrice andava ad aiutarla con l’orto, e il loro legame divenne più forte che mai.

Questa storia parla di dolore, perdono e di un amore che resiste a ogni prova. Rosanna ha dimostrato che anche nei momenti più bui, la luce può arrivare, se si crede in se stessi e nelle persone care.

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