Mi chiamo Valentina Rossi, ho sessantadue anni, e da tempo soffro per il pensiero di essere diventata un’estranea nella vita di mio figlio. E tutto per colpa di sua moglie, mia nuora Federica, che fa di tutto per escludermi dalla loro famiglia. E sai cosa mi ferisce di più? Non le ho mai fatto nulla di male. Nemmeno una parola. Né un gesto. Né un rimprovero. Solo gentilezza, affetto e il desiderio sincero di diventare una persona importante per loro. Ma in cambio? Silenzio. Freddezza. Porte chiuse.
Quando mio figlio Luca mi ha detto che voleva sposarsi, ovviamente ho voluto conoscere la sua futura sposa. Ho sempre sognato di accogliere la moglie di mio figlio come una figlia, con amore e rispetto. Ma Luca, imbarazzato, mi ha detto:
“Mamma, Federica non è ancora pronta per incontrarti. È timida.”
Ho capito, pensando che magari fosse solo riservata. Ma quando si sono avvicinati i preparativi per il matrimonio, non ce l’ho più fatta. Gli ho detto chiaro:
“Ma allora vedrò tua moglie solo all’altare? Che razza di cosa è? Non sono una zia qualsiasi!”
Alla fine Luca, anche se a fatica, ha convinto Federica a venire da me. L’ho aspettata con ansia, preparando un pranzo buonissimo, apparecchiando la tavola, comprando fiori… Volevo metterla a suo agio. E invece? Federica è rimasta seduta in silenzio. Nemmeno un sorriso, uno sguardo, un semplice “grazie”. In tutta la serata, credimi, non ha detto dieci parole. Sembrava l’avessero trascinata lì contro la sua volontà. Ho pensato fosse nervosismo, ma qualcosa nel mio cuore si è stretto.
Dopo il matrimonio, hanno iniziato a vivere per conto loro. Bravi, hanno preso un mutuo e comprato un bilocale. Io non mi sono impicciata, non ho insistito. Finché tutto è andato bene. Poi, dopo un anno e mezzo, è nato Matteo. Il mio sole, il mio adorato nipote.
Speravo che con la nascita del bambino, io e Federica potessimo avvicinarci. Una madre non può rimanere così fredda, no? Invece è peggiorato tutto. Ora, quando telefono e chiedo di passare a trovarli, Federica risponde secca:
“Non ci saremo. Andiamo via.”
E poi mio figlio mi dice che sono stati a casa tutto il giorno. Capisco: non mi vogliono vedere.
Ma non mi sono arresa. Ho comprato giocattoli, libri, vestitini per Matteo. Portavo frutta, biscotti, cercavo di sostenere la famiglia. Hanno il mutuo, le difficoltà, Federica è a casa col bambino… Ma è stato inutile. Quando arrivo, Federica non saluta nemmeno. Se ne va in un’altra stanza e chiude la porta.
Io resto in cucina con Luca e Matteo. Beviamo il caffè, giochiamo, chiacchieriamo. Lei? Come se non esistessimo. Come si fa? Io le ho sempre portato rispetto! Non le ho mai detto una parola sbagliata, né criticato. Anzi, l’ho sempre incoraggiata, aiutata, senza impormi. Perché allora sono un’estranea per lei?
Forse ha paura che mi intrometta? Ma io non sono così! Volevo solo far parte della loro famiglia, condividere le gioie, esserci nei momenti difficili. Cosa c’è di male?
Ormai non so più come comportarmi. Non ho più voglia di andare da loro, ma non vedere Matteo mi spezza il cuore. Amo mio figlio. Amo la sua famiglia. Ma forse il mio affetto non serve a tutti…
Eppure, non mollo. Spero che un giorno Federica aprirà quella porta, verrà in cucina, si siederà con noi e dirà: “Vieni, mamma Valentina. Siamo felici di averti qui.” Basta solo aspettare…