Figlia porta la madre in casa di riposo e scopre che il fratello le ha comprato una casa.

Oggi rifletto su come l’avidità, mascherata da premura, possa trasformarsi in tradimento. Chi crede che i legami di sangue garantiscano amore e fedeltà, dovrà ricredersi dopo aver ascoltato questa storia.

Maria Giovanna è sempre stata una donna umile e generosa. La vita non le ha risparmiato le difficoltà: rimasta vedova giovane, ha cresciuto da sola i due figli, la figlia Valentina e il figlio Luca. Ha lavorato come infermiera in ospedale, senza mai lamentarsi, senza chiedere aiuto. Ha dato tutto ai suoi figli, convinta che avrebbero reso la sua vecchiaia serena e dignitosa.

A 73 anni, però, la salute ha cominciato a tradirla: il cuore vacillava, le gambe cedevano, la pressione ballava. Valentina propose alla madre di vendere la vecchia casa in campagna e trasferirsi da lei, in un appartamento in città.

“Mamma, non puoi restare sola in quel paesino. Da noi è più sicuro, i nipoti ti faranno compagnia ogni giorno,” disse la figlia, sorridendo forzatamente.

Maria Giovanna si fidò. Vendette la casa, consegnò i soldi a Valentina—per le spese, per il “futuro comune.” E si trasferì.

Le prime settimane sembrarono un sogno: la tranquillità, i nipoti, le cene insieme. Ma presto la figlia iniziò a trovare insopportabile tutto di lei: l’odore di vecchiaia, i consigli, le richieste di abbassare la tv. Ogni parola di Maria Giovanna divenne un’intromissione.

“Mamma, devi capire che sei anziana. Hai bisogno di cure. Ho trovato una buona casa di riposo. Lì ci sono medici, terapie, giardini… e nessuno si arrabbierà con te.”

E così portarono la madre in una residenza per anziani. Senza lacrime, senza spiegazioni. La registrarono come ospite temporanea—e non tornarono più.

Ma Maria Giovanna aveva anche un figlio—Luca. Viveva in un’altra città, veniva di rado, ma la madre ne parlava sempre con affetto: “Luca ha un cuore grande. Non mi dimenticherà.” E non si sbagliava.

Un giorno, Luca arrivò senza preavviso—voleva farle una sorpresa. Ma a casa non trovò nessuno. I vicini gli raccontarono tutto: come avevano portato via Maria Giovanna, come avevano venduto la casa, come Valentina aveva gestito i soldi della madre.

Luca andò di corsa alla casa di riposo. Vide sua madre, una donna un tempo vivace e dolce, seduta su una panchina, curva, con lo sguardo vuoto. Il cuore gli si strinse.

“Mamma… come hai potuto accettare questo?” si inginocchiò davanti a lei. “Davvero credi di meritartelo?”

Piansero insieme. Lei di dolore e vergogna. Lui di rabbia e rimorso. E in quel momento, Luca decise: avrebbe portato sua madre a vivere con lui, lontano da quella desolazione.

Un mese dopo, Maria Giovanna entrò in una nuova casa—una villetta semplice ma accogliente, alla periferia della città. Dentro c’erano odore di torta di mele e aria fresca. In giardino fiorivano rose, e le tende svolazzavano sulla veranda.

“Mamma, questa è la tua casa ora. Qui comandi tu. E noi saremo sempre vicini.”

La moglie di Luca abbracciò la suocera e le disse: “Per noi sei come una seconda madre. Ci prenderemo cura di te.”

Tutto sembrava finalmente sistemato, fino al nuovo arrivo di Valentina. Era tornata alla casa di riposo per la “rendita”—così chiamava la misera pensione della madre, che prelevava con la scusa delle “difficoltà economiche.”

Ma le dissero che Maria Giovanna non c’era più. Valentina andò nel panico. Scoperto il nuovo indirizzo, si presentò fingendo preoccupazione—con lacrime false e lamenti:

“Mamma, siamo in difficoltà. Non abbiamo soldi. Mio marito rischia il licenziamento. Dopotutto, resti pur sempre mia madre…”

Ma ad accoglierla non fu lo sguardo rassegnato di un’anziana, ma la voce ferma del fratello:

“Valentina, non farti più vedere qui. La casa è mia. Mamma vivrà con noi. Se stai male, torna in campagna e ricomincia da zero. Vuoi assistenza? Iscriviti in una casa di riposo—lì, come dicevi tu, c’è tutta la cura che serve.”

“Come ti permetti? Anch’io sono sua figlia!”

“Tu? Quella che l’ha abbandonata quando ne aveva più bisogno? Non avvicinarti più. Se ti rivedo qui, te ne pentirai.”

Valentina se ne andò. Senza lacrime. Senza rimorso. Solo con uno sguardo carico di odio.

Quella sera, Maria Giovanna sedette sulla poltrona vicino alla finestra, una tazza di tè tra le mani, e per la prima volta dopo anni sentì di non essere un peso. Sentì di essere amata.

Luca si avvicinò, le coprì le spalle con una coperta e le baciò la testa:

“Tutto a posto, mamma. Ora andrà meglio. Te lo prometto.”

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