Nuova Moglie e Due Bambini: Il Caos Quotidiano in Casa.

**Diario di un padre**

È il terzo anno che va avanti così. Quando mio figlio Luca portò a casa la sua nuova moglie, una donna con due bambini da un precedente matrimonio, non avrei mai immaginato in che inferno si sarebbe trasformata la mia vita. Lui mi aveva assicurato che sarebbe stato temporaneo, solo qualche mese, il tempo di trovare una sistemazione. Invece, tre anni dopo, quel “temporaneo” è diventato permanente. E adesso sua moglie, Giulia, aspetta un altro figlio. Ogni giorno della mia vecchiaia sembra una tortura.

Viviamo in un bilocale in periferia. Oggi in casa ci sono io, mio figlio, sua moglie incinta e i due ragazzini. Presto arriverà anche il neonato. Non posso dire che Giulia sia maleducata—mi tratta con rispetto e non alza la voce. Ma non fa nulla in casa, e quel poco che fa, lo fa male. I bambini vanno all’asilo, ma lei non lavora: passa le giornate su Internet o a fare passeggiate con le amiche. A volte va a farsi le unghie, e preferisco non chiedere con quali soldi.

Luca lavora, certo. Ma il suo stipendio basta appena per la spesa e le bollette, con questa famiglia allargata. Il resto tocca a me. Con la mia pensione e il mio secondo lavoro—ogni giorno alle cinque del mattino pulisco due uffici e torno a casa per le otto—dovrei almeno riposarmi, ma non è possibile. In cucina c’è una montagna di piatti sporchi dopo la colazione, il pranzo non è pronto, la biancheria è da lavare e il pavimento da spazzare. E tutto ricade sulle mie spalle.

Prima della gravidanza, Giulia ogni tanto faceva la spesa o cucinava. Adesso? Niente. Dice di avere dolori alla pancia. Porta i bambini all’asilo e sparisce. Torna a casa con Luca all’ora di pranzo, ma qualcuno deve pur preparare da mangiare, apparecchiare, e poi lavare tutto. Lo fa lei? Ma certo che no. Sono sempre io. E non ce la faccio più.

Una volta ho provato a parlarne con mio figlio. “Luca, siamo in troppi in questa casa piccola, non potreste cercare un’altra sistemazione?” Lui ha scrollato le spalle. “Papà, metà casa è mia, e non ho soldi per un affitto. Tieniti forte.” Un colpo al cuore. Ho vissuto tutta la vita per lui, per la famiglia. E adesso devo solo “tenermi forte”?

Un mese fa ho avuto una crisi ipertensiva. Sono caduto in cucina, la padella per un pelo non mi è finita addosso. Mi hanno portato in ambulanza. Il medico ha detto: riposo, niente stress. Ma come faccio, con questa casa che sembra un mercato tutti i giorni?

I bambini non sono colpevoli, certo. Ma loro, Giulia incinta e l’indifferenza di Luca hanno trasformato la mia vecchiaia in una fatica senza fine. Dopo pranzo cerco di stendermi un’ora—le gambe mi fanno male, la schiena scricchiola. Poi mi rialzo, preparo la cena, pulisco. La sera la casa diventa un manicomio: i bambini urlano, corrono, litigano. La pace in questo appartamento è un lusso che non esiste più.

Sempre più spesso penso che l’unica soluzione sia farmi un mutuo e prendermi un monolocale. Dove ci sarà silenzio. Dove nessuno sbatterà pentole, lancerà giocattoli e aspetterà che gli porti la cena. Dove potrò, finalmente, respirare.

Ma ho paura. Paura di rimanere solo. Paura di un debito alla mia età. Eppure, ancora più terribile è sentirsi un domestico nella propria casa. Nella casa dove credevo di poter invecchiare con affetto e serenità. Invece mi ritrovo con le mani spellate e il cuore in gola…

**Lezione:** A volte l’essere buoni diventa una condanna. E il coraggio di scegliere per sé stessi arriva quando il dolore supera la paura.

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