Pensavo che mio marito mi tradisse… Finché non l’ho seguito e ho scoperto che aveva una doppia vita.

Credevo che mio marito mi tradisse… finché non l’ho pedinato e non ho scoperto che conduceva una doppia vita.

I primi cinque anni della nostra vita insieme con Daniele sembravano usciti da una pubblicità sulla famiglia perfetta. Eravamo complici in tutto: condividevamo progetti, ci sostenevamo a vicenda, affrontavamo gioie e paure insieme. Lui mi sembrava la persona più sincera e affidabile del mondo. Poi, qualcosa è cambiato.

Iniziò a tornare tardi dal lavoro. Il telefono non lo mollava mai, spesso lo metteva in silenzioso e lo appoggiava a faccia in giù. All’inizio cercavo di non fare storie. “Sarà lavoro, progetti, magari è solo stanco”, mi dicevo. Ma l’ansia cresceva, e con lei i sospetti.

Una sera, quando rientrò di nuovo all’ora di cena, lo sentii parlare al telefono nel corridoio. Parlava a bassa voce, ma abbastanza chiaro:

— Buonanotte, amore mio. Ci vediamo domani…

Quelle parole mi tolsero il fiato. Non è un modo di parlare con un collega o un amico. “Amore mio”. Ci vediamo domani. Mi sembrò che il terreno mi mancasse sotto i piedi. Mi stava tradendo? I pensieri mi giravano in testa come trottole. Non volevo crederci, ma nemmeno potevo far finta di niente.

Iniziai a indagare. Cercavo di sbirciare nei suoi messaggi, controllavo i suoi spostamenti, persino la cronologia del browser. Niente. Nessun indizio. Ma quella vocina dentro di me non taceva.

Poi arrivò il momento della svolta.

Un sabato mattina, disse di dover andare a un “incontro importante”. Di punto in bianco, nel weekend. Lui non lavorava mai il sabato. Annuii, ma dentro ribollivo. Dissi che sarei andata a fare la spesa, ma appena uscì, saltai in macchina e lo seguii.

Guidò per quasi un’ora, sempre più verso una zona sconosciuta della città. Ero nervosa, le mani mi tremavano sul volante, ma non potevo fermarmi. Dovevo sapere.

Si fermò davanti a un edificio piccolo e un po’ malconcio. Una vecchia chiesa, muri scrostati, un giardino trascurato. Parcheggiai poco distante e osservai. Daniele scese dalla macchina e, senza guardarsi intorno, entrò deciso.

Passarono venti minuti. Io trattenevo il respiro. A un certo punto, sulla porta apparve un uomo con una camicia nera e il colletto bianco: un prete. Si salutarono con affetto, si abbracciarono, parlarono a bassa voce. Poi Daniele lo seguì dentro.

Non credevo ai miei occhi. Cosa ci faceva in chiesa? Perché me lo nascondeva? Non aveva mai detto di essere credente. Anzi, non parlava mai di religione.

I minuti sembravano ore. Stavo in macchina, stringendo il volante, senza staccare gli occhi dalla porta. Quando finalmente uscì, era lo stesso di sempre, vestito normalmente. Ma… qualcosa in lui era diverso. Lo sguardo più sereno, i movimenti più calmi.

Guardò intorno, e io, spaventata, mi abbassai. Il cuore mi batteva all’impazzata. Se ne andò, e io lo seguii di nuovo — a casa.

Quando aprì la porta, io ero già in corridoio.

— Ciao — disse, sorpreso. — Hai dimenticato qualcosa?

Incrociai le braccia e, provando a sembrare tranquilla, dissi:

— Ti ho seguito. Oggi. Ti ho visto entrare in chiesa.

Si bloccò. Gli occhi si fecero più scuri, le spalle tese. Mi aspettavo che iniziasse a giustificarsi, a mentire, a difendersi. Invece fece un passo verso di me.

— Scusami. Avrei dovuto dirtelo prima. Ma non sapevo come.

— Cos’è successo, Daniele? — la mia voce tremò. — Sei… un prete?

Annuì.

— Ho studiato di nascosto. Per anni. Ho dato esami, mi sono preparato. Ho sempre sentito che era la mia strada. Che ero chiamato a servire. Ma avevo paura che non avresti capito. Per questo ho vissuto… due vite.

Non sapevo cosa dire. Non era un tradimento. Non c’era un’altra donna. Ma c’era un’altra vita. Una vita intera tenuta nascosta da me.

— Perché non me l’hai detto?

— Perché avevo paura di perderti. Temevo che, se lo avessi scoperto, saresti andata via. Che non avresti accettato questa scelta. E invece è diventata parte di me. Non subito, ma ora lo è.

Restammo in silenzio. Guardai l’uomo che amavo e, forse per la prima volta, lo vidi davvero.

— Vuoi ancora stare con me? — chiesi a malapena.

— Più di ogni altra cosa. Ma non posso più nascondermi. E non voglio mentire. Questo sono io, Chiara.

Non risposi. Mi avvicinai e lo abbracciai. Piansi, senza riuscire a fermare la tempesta che sentivo dentro. E forse, proprio in quel momento, capii: non mi aveva tradito. Stava solo cercando se stesso. E l’aveva trovato. E io… dovevo decidere se potevo stargli accanto — per quello che era davvero.

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