Accolti con il cuore ma scomparsi con tutto: la storia di una truffa

C’è qualcosa che non entra in testa nemmeno a chi ha vissuto una vita intera. Perché alcuni con l’età diventano più saggi, mentre altri sfacciati? Perché la gentilezza in certi casi suscita non gratitudine, ma solo la voglia di approfittarsene? Questa storia non è inventata, è la triste realtà. Quella della mia vicina di casa in campagna, Valeria Esposito. Una donna anziana, col cuore buono e, purtroppo, un’anima tragicamente ingenua.

Vive da sola in una casetta fuori Roma. La casa non è nuovissima, ma accogliente, ben tenuta. Accanto c’è una dependance a due piani, che un tempo affittava. Prima della pandemia aveva sempre inquilini fissi: studenti, lavoratori, gente in cerca di un tetto temporaneo. Negli ultimi due anni, però, a volte rimaneva vuota, a volte qualcuno ci stava un mese o due.

Un giorno mi telefona tutta contenta:
“Claudia, non mandarmi nessuno per ora, ho già trovato degli affittuari! Una giovane coppia, molto educati, venuti da fuori regione. Dicono di essersi trasferiti per lavoro, sono in difficoltà, senza soldi né provviste, ma promettono di pagare appena sistemati.”

Mi è venuto un dubbio. Qualcosa in quelle parole mi suonava strano, ma non ho voluto intromettermi. Ho scrollato le spalle e lasciato correre. Una settimana dopo, però, Valeria mi richiama in lacrime.

Quei due glieli aveva “consigliati” una vicina – “brava gente, cercano alloggio”. Arrivati con due zainetti, sostenendo che il resto glielo avrebbe portato il fratello dal paesino. Niente cibo, né lenzuola, né stoviglie… neanche una tazza. Valeria si è intenerita. Li ha fatti entrare. Ha dato loro tutto il necessario: coperte, piatti, pentole, perfino tre barattoli di ragù tirati giù dalla dispensa – “giusto per iniziare”.

Avevano promesso che entro una settimana sarebbe arrivato il fratello, con le loro cose e i soldi. Lui stava per cominciare in un cantiere, lei in un supermercato. Tutto sembrava plausibile, fin troppo.

Dopo qualche giorno, la “moglie” raccontò di aver iniziato il periodo di prova al supermercato, che andava bene e che presto avrebbe ricevuto il primo stipendio. Il “marito” era partito “al paese” dal fratello, a prendere le valigie.

Passa una settimana. Né marito né moglie. I telefoni non rispondono. Valeria prima si preoccupa, chiama ogni giorno, teme un incidente. Ma al terzo giorno arriva l’amara verità: l’hanno fregata. Hanno tirato la corda finché non si è rotta.

Quei due hanno vissuto nella sua dependance, mangiato la sua roba, usato le sue pentole, scaldati con la sua corrente… e sono svaniti. Un inganno ben pianificato, una truffa messa in scena. Gente che cerca anziani soli, sfrutta la loro compassione e in una settimana si porta via il massimo possibile, gratis.

A Valeria non è dispiaciuto tanto per il cibo e le pentole perdute, ma per la fiducia tradita. A 75 anni, ancora non ha imparato a distinguere tra sincerità e menzogne. L’hanno colpita nel punto più sensibile: la sua umanità. Aveva creduto davvero di fare del bene, e in cambio ha ricevuto solo silenzio e pentole vuote.

E allora ditemi: sono davvero sempre i cattivi proprietari quelli che cercano di spillare quattro soldi agli affittuari? O esiste anche chi arriva col preciso intento di fregarli? Gente che cerca anziani, soli, buoni, ingenui… e sfrutta la loro debolezza senza pensarci due volte.

La storia di Valeria Esposito è un monito. Per tutti noi. Che la bontà non deve essere cieca. Che la fiducia non significa ingenuità. E che anche i cuori più generosi devono saper dire “no”. Soprattutto a chi arriva a mani vuote e con belle parole.

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