Non sono una tata né una domestica

Non sono una tata né una domestica

Ho 62 anni, vivo a Bologna e recentemente mi sono trovata in una situazione che mi ha spezzato il cuore. Mia figlia, Giulia, e suo marito, Matteo, hanno deciso che devo dedicare la mia vita alla loro bambina, la mia nipotina Sofia. Ho sempre cercato di essere una buona nonna, ma ora la pazienza è finita. Mi sono rifiutata di fare da tata gratuita, e questo ha scatenato un putiferio. Non sono una tata né una domestica, e ho anche io il diritto di vivere la mia vita!

Quando Giulia ha avuto Sofia, mi sono subito messa a disposizione per aiutare in ogni modo. La tenevo, la portavo a spasso, la nutrivo, lavavo i suoi vestitini, così che mia figlia potesse riposarsi un po’. So quanto sia difficile essere una giovane mamma e volevo sostenere la mia famiglia. Ma col tempo, il mio aiuto è stato dato per scontato. Giulia e Matteo hanno iniziato a vivere come se fossi la loro tata personale. Si sono iscritti in palestra, facevano corsi, uscivano con gli amici, e Sofia me la portavano con la solita frase: «Tienila un po’, abbiamo da fare». A nessuno importava se avevo già i miei impegni. Sono in pensione, santo cielo, e mi sono guadagnata il diritto di riposarmi e godermi le piccole gioie!

Giulia poteva chiamarmi a metà giornata e annunciarmi che dovevo andare a prendere Sofia all’asilo perché c’era l’happy hour in ufficio, mentre Matteo era andato a pescare. Mi arrabbiavo, ma poi correvo a prendere la nipotina—mica potevo lasciarla lì! Amo Sofia, ma la situazione ha iniziato a soffocarmi. Mi sentivo sfruttata, e nessuno si curava del mio tempo o dei miei desideri.

Poi è successo il colmo. Giulia mi ha chiamato tutta contenta per dirmi che lei e Matteo partivano per due settimane in Grecia. Ho pensato fosse un viaggio in famiglia, invece no: avevano deciso di lasciare Sofia con me senza nemmeno chiedermelo! Mi hanno messo davanti al fatto compiuto, come se fosse mio dovere adattarmi ai loro capricci. Mi è salita la santa pazienza. Non potevo più tacere e ho detto a Giulia che non sarei stata la loro babysitter. Hanno una figlia, devono organizzarsi di conseguenza. Vogliono viaggiare? Si portano Sofia o trovano un’altra soluzione!

Le ho chiesto perché avesse preso questa decisione senza consultarmi. La sua risposta mi ha sconvolta: «Ma sei in pensione, tanto non hai niente da fare». È stato uno schiaffo. Le ho detto che avevo i miei programmi: stavo per partire con un’amica in un agriturismo sul lago per rilassarmi finalmente. Potevano portarsi Sofia oppure arrangiarsi, ma io non sono la loro domestica!

La discussione è finita in litigio. Giulia mi ha dato della nonna terribile, e io ho trattenuto a malapena le lacrime. Non capisce quanto mi faccia male sentirmi dire così, dopo tutto quello che ho fatto per loro. Amo mia nipote, ma non posso sacrificare la mia vita per i capricci altrui. Non sono una tata né una domestica, sono una donna che ha diritto alla felicità. Ora mi trovo davanti a una scelta: difendere i miei confini o cedere di nuovo per mantenere la pace in famiglia. Ma so una cosa per sicuro: così non può continuare.

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