Perduta per sempre, senza poter chiedere perdono.

Le strade buie di Milano accompagnavano Enrico verso casa dopo una lunga giornata di lavoro. Camminava immerso nei suoi pensieri, ma un’ansia gli stringeva il cuore. Le finestre del loro appartamento al terzo piano erano scure. «Dove sarà finita stavolta?» gli attraversò la mente. Enrico entrò nella casa vuota, e il silenzio gli colpì i nervi. Non fece in tempo a togliersi le scarpe che qualcuno bussò alla porta. La vicina, con il volto segnato dall’inquietudine, pronunciò le parole che gli sconvolsero il mondo: «Hanno portato tua moglie, Bianca, in ambulanza». Enrico rimase immobile, incapace di credere a quelle parole. La sua vita, piena di errori e occasioni perdute, crollò in un istante, lasciando solo dolore e rimpianto.

Quel pensiero lo colpì come un fulmine mentre era ancora per strada. Si fermò, sentendo la terra mancargli sotto i piedi. «Come ho potuto essere così cieco?» pensò, con un amaro sorriso. Era tutto così evidente, eppure lui non aveva visto. A casa lo aspettava Bianca, la donna che aveva amato un tempo, ma che da tempo non apprezzava più. Immaginò il loro incontro: lei, come al solito, avrebbe detto un freddo «Sei tornato?» e si sarebbe allontanata in cucina senza neanche guardarlo. «Mangi qualcosa?» avrebbe chiesto, senza una goccia di calore nella voce.

Un tempo, Bianca cucinava con passione: preparava torte, raccoglieva ricette, conservava pomodori e melanzane sott’olio. Ma negli ultimi anni tutto era cambiato. Per i figli, quando venivano a trovarla, si sforzava ancora, ma per lui non c’era più traccia di quella cura. I suoi piatti erano diventati insipidi, come se li preparasse per dovere. Quando la pazienza finiva, Enrico si cucinava da solo patate fritte o gnocchi, in silenzio, senza rimproverarla. Bianca mangiava, ma non lo ringraziava mai. La sua indifferenza lo feriva, ma lui taceva per evitare litigi.

Una volta, Bianca era diversa. La sua dolcezza, le sue attenzioni, i suoi abbracci riscaldavano l’anima di Enrico. Poteva stringersi a lui e restare immobile, come per condividere il calore del suo cuore. Ma quei momenti erano ormai passati. Ora le sue premure sembravano meccaniche, un dovere che detestava. Quando era iniziato tutto? Forse quando Enrico usciva con gli amici mentre lei lo aspettava a casa? O quando non l’aveva accompagnata a casa dopo il parto del figlio più piccolo, perché «festeggiava con gli amici»? Allora aveva pensato: «Che sarà mai? È una festa!» Ma il suo sguardo, pieno di dolore, glielo ricordava ancora.

Bianca era cambiata. Era diventata silenziosa, distante. Si offendeva per le sue critiche, si chiudeva in camera, come per evitarlo. Enrico si irritava: «Ma dai, ho detto la verità! Ho il diritto!» Ma il suo silenzio era peggio di un urlo. Quando arrivavano i figli, Bianca si animava: si dava da fare, cucinava, sorrideva. Con lui, invece, tornava il muro. «Chi vuole ingannare?» pensava lui. La vita scorreva, e il loro matrimonio era ormai una formalità vuota.

Enrico aveva smesso da tempo le serate fuori. Lavorava come ingegnere, guadagnava bene, non guardava altre donne. Ma a Bianca, sembrava non importasse nulla. Guadagnava quanto lui, era indipendente, coraggiosa. Perché non se n’era andata? Forse per i figli? Ma erano cresciuti da tempo. Enrico non la capiva. Una volta ci aveva provato, poi aveva gettato la spugna: «Se vuole vivere così, vada pure». Ma in fondo al cuore sognava una vita normale, una moglie che lo accoglieva con gioia e lo salutava con malinconia. Un amore che non c’era più.

E ora quel pensiero: lei non lo amava. Forse non l’aveva mai amato. Enrico ricordava il suo stupore nel vedere una donna intelligente, colta, scelta lui. Forse era solo arrivato il momento, e lui, alto e di bell’aspetto, era stata una comoda scelta? «Sapeva che avremmo avuto bei figli» pensò con amarezza.

Entrò nell’appartamento buio, e il silenzio lo assordò. «Dov’è?» L’ansia cresceva. Bussarono alla porta. La vicina, evitando il suo sguardo, disse:

«Enrico, hanno portato Bianca in ambulanza un’ora fa…»

Corse per le strade, con il respiro spezzato dalle lacrime. Per la prima volta nella vita, pregò:

«Dio, non portartela via! Come farò senza di lei? Ti prego, salvala! Se sopravvive, cambierò tutto, te lo giuro! Andrò in chiesa, in un monastero, ma salvarla!»

Ma Bianca non la rivide più viva. All’ospedale gli dissero che il suo cuore si era fermato già in ambulanza. Il suo mondo crollò. Per giorni, Enrico visse come in una nebbia. I figli, gli amici, i parenti parlavano, ma lui non sentiva. Nella testa gli martellava una frase sola: «Non le ho chiesto perdono».

Ora Enrico vive da solo. I figli lo hanno invitato a stare con loro, ma lui ha rifiutato. Va spesso nella chiesa vicina. Lì, tra il silenzio e l’odore d’incenso, gli sembra che Bianca sia ancora accanto a lui. Le pareti della chiesa, come fossero vive, comprendono il suo dolore. Fissa le icone e sussurra: «Perdonami per non averti apprezzata». Ma non c’è risposta, solo il silenzio, che ora è il suo unico compagno.

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