Non sono una tata né una domestica.

Oggi è un giorno difficile. Ho 62 anni, vivo a Firenze e una situazione recente mi ha spezzato il cuore. Mia figlia, Beatrice, e suo marito, Luca, hanno deciso che devo dedicare la mia vita alla loro bambina, mia nipote Sofia. Ho sempre cercato di essere una buona nonna, ma ora la mia pazienza è finita. Mi sono rifiutata di fare da tata gratis, e questo ha scatenato la loro rabbia. Non sono né una bambinaia né una domestica, ho diritto alla mia vita!

Quando Beatrice ha partorito Sofia, mi sono subito messa a disposizione per aiutarla in ogni modo possibile. Badavo alla piccola, la portavo a spasso, la nutrivo, le lavavo i vestiti per permettere a mia figlia di riposare un po’. So quanto sia difficile essere una giovane mamma e volevo sostenere la mia famiglia. Ma con il tempo, il mio aiuto è diventato scontato. Beatrice e Luca hanno iniziato a comportarsi come se foss la loro domestica personale. Si sono iscritti in palestra, hanno frequentato corsi, uscito con gli amici, e poi portavano Sofia da me con un semplice: «Tienila un po’, abbiamo da fare». Non gli importava se avevo i miei programmi. Sono in pensione, e cavolo, mi merito un po’ di riposo e qualche piccola gioia!

Beatrice poteva chiamarmi a metà giornata e pretendere che andassi a prendere Sofia all’asilo perché c’era una cena aziendale e Luca era andato a pescare. Mi arrabbiavo, ma poi correvo lo stesso dalla nipotina—non potevo certo lasciarla sola! Amo Sofia, ma questa situazione stava diventando un peso. Mi sentivo sfruttata, come se i miei bisogni non contassero nulla.

Oggi è successo quello che mi ha fatto esplodere. Beatrice mi ha chiamato tutta contenta per dirmi che lei e Luca sarebbero partiti per due settimane alle Maldive. Pensavo che avrebbero portato Sofia con loro, ma invece hanno deciso di lasciarla con me senza nemmeno chiedermelo! Mi hanno messo davanti al fatto compiuto, come se fossi obbligata a seguire i loro capricci. Il sangue mi è salito alla testa. Non potevo più stare zitta e le ho detto chiaro che non ero la loro tata. Hanno una figlia e devono organizzarsi di conseguenza. Vogliono viaggiare? Si portino Sofia con loro o trovino altre soluzioni!

Le ho chiesto perché avessero preso questa decisione senza consultarmi. La risposta di Beatrice mi ha lasciato senza parole: «Tanto sei in pensione, non hai niente da fare». È stata una pugnalata al cuore. Le ho spiegato che avevo i miei progetti: stavo per partire con un’amica in un resort sul Lago di Garda per finalmente rilassarmi. Che si prendessero Sofia o trovassero un’altra soluzione, ma io non ero lì per servire i loro comodi.

La conversazione è finita in un litigio. Beatrice mi ha detto che sono una nonna terribile, e io ho trattenuto a stento le lacrime. Non capisce quanto faccia male sentirsi dire così, dopo tutto quello che ho fatto per loro. Amo mia nipote, ma non posso sacrificare la mia vita per i loro capricci. Non sono una bambinaia, sono una donna che ha diritto alla felicità. Adesso mi trovo davanti a una scelta: difendere i miei limiti o cedere ancora una volta per mantenere la pace in famiglia. Ma una cosa è certa—così non può continuare.

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