La questione dell’appartamento: la lotta per il futuro
Mi chiamo Bianca, ho 48 anni, e mi trovo davanti a una scelta straziante che mi lacera il cuore. Nel nostro tranquillo paese sulle rive del Tevere, mio figlio Luca ha annunciato che vuole sposare la sua ragazza, Giulia. Sono pieni di speranze e sognano di trasferirsi nell’appartamento che io e mio marito affittiamo. Ma io sono assolutamente contraria, e c’è un motivo che mi rode dentro. Questa decisione potrebbe cambiare per sempre il mio rapporto con mio figlio, ma non posso agire diversamente, temendo per il mio futuro e per il ripetersi degli errori degli altri.
Luca e Giulia ci supplicano di lasciarli vivere nel nostro monolocale. Io e mio marito, Marcello, abitiamo in un bilocale insieme a Luca. Il monolocale l’abbiamo comprato qualche anno fa, con un mutuo che abbiamo appena finito di pagare. Quell’appartamento è il nostro piano per la pensione. Lo affittiamo per mettere da parte soldi e vivere dignitosamente quando smetteremo di lavorare. Al momento, l’affitto non è essenziale, ma tra qualche anno sarà l’unica nostra sicurezza. Senza quei soldi, finiremmo in miseria, e io non voglio passare la vecchiaia a contare i centesimi.
Giulia vive in un piccolo bilocale con i genitori, la sorella minore e la nonna malata. La sua famiglia spera che, una volta sposata, la casa diventi più spaziosa. I suoi genitori non possono permettersi di comprare una casa per i giovani, e contano su di noi. Ma io non posso accettare. Se permettessimo a Luca e Giulia di entrare in quell’appartamento, non potrei mai chiedere loro di andarsene—specie se avessero un figlio. Questo pensiero mi tormenta come una spina, perché so che la bontà può trasformarsi in una catastrofe.
La mia amica Silvia è caduta nella stessa trappola. Aveva permesso a sua figlia e al genero di vivere nell’altro appartamento che affittava, avvertendoli che era temporaneo. «Risparmiate per la vostra casa, poi ve ne andrete», diceva. Ma loro non misero da parte nulla. Spendevano per viaggi, vestiti costosi e tecnologia. Ben presto arrivarono i bambini, e ora Silvia non può mandarli via. «Come faccio a cacciare mia figlia con i piccoli? —piangeva—. E non posso neanche chiederle l’affitto, è in maternità. Io sopravvivo a malapena con la pensione!». Le sue lacrime e la sua disperazione sono diventate un avvertimento per me. Non voglio fare la stessa fine.
Temo che Luca e Giulia, ottenuto l’appartamento, si lascino andare. Vivranno spensierati, senza preoccuparsi del domani. Perché risparmiare se hanno una casa gratis? E noi resteremo con nulla. Quando andremo in pensione, sopravviveremo con miseri stipendi, privandoci di tutto. Questo pensiero mi terrorizza. Non voglio che la mia vecchiaia sia una lotta per la sopravvivenza, quando non potrò nemmeno permettermi le medicine.
Luca mi guarda con rancore, incapace di capire la mia ostinazione. «Mamma, non abbiamo un posto dove vivere —dice—. Giulia non può restare dai suoi genitori, è troppo stretto». Le sue parole mi feriscono, ma resisto. «Affittate un posto, risparmiate per la vostra casa —rispondo—. Io e tuo padre ce l’abbiamo fatta, potete farcela anche voi». Ma vedo delusione nei suoi occhi, e questo mi spezza il cuore. Giulia tace, ma il suo sguardo è pieno di rimprovero, come se stessi distruggendo i loro sogni. Mi sento un mostro, ma non posso cedere.
Ogni notte resto sveglia, ripensando alla nostra ultima discussione. Immagino Luca e Giulia in un piccolo affitto, contando ogni euro, e il cuore mi si stringe di pietà. Ma poi ricordo Silvia, le sue lacrime, la sua povertà, e la determinazione ritorna. Io e Marcello abbiamo lavorato tutta la vita per assicurarci una vecchiaia dignitosa. Perché dovremmo sacrificare tutto per il loro comfort? Sono giovani, hanno tempo ed energie per costruirsi la vita.
So che il mio rifiuto potrebbe allontanare Luca. Potrebbe serbare rancore, e il nostro legame, così forte e caloroso, potrebbe spezzarsi. Giulia magari lo influenzerà contro di me, e rimarrò senza mio figlio. Questo pensiero è come un coltello nel petto. Ma non posso rischiare il mio futuro, non posso ripetere l’errore di Silvia. Voglio che Luca e Giulia imparino a prendersi le loro responsabilità, come abbiamo fatto io e Marcello. Anche noi abbiamo iniziato dal nulla, con un mutuo, rinunce, ma ce l’abbiamo fatta. Perché loro no?
Seduta alla finestra, osservo le strade innevate del paese e sento una tempesta dentro di me. Amo mio figlio, ma non posso sacrificare tutto per la sua felicità immediata. Che prendano un affitto, che imparino a lottare per il loro futuro. Credo che ce la faranno, ma la paura di perderli mi perseguita. Sto facendo la cosa giusta? O la mia fermezza diventerà un muro che ci dividerà per sempre?