La prima volta che sono stata spinta giù dal letto ho pensato fosse un incidente, ma ora sto chiedendo il divorzio.

Quando mi hanno spinta giù dal letto per la prima volta, ho pensato fosse un incidente — ma ora chiedo il divorzio.

In un piccolo paese vicino a Bologna, dove i venti invernali ululano come presagi di sventura, la mia vita, iniziata con il sogno della felicità, si è trasformata in un incubo. Mi chiamo Giulia, ho 27 anni, e solo un mese fa ho sposato Alessandro. Ma quello che è successo durante il nostro primo Capodanno insieme è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho deciso di chiedere il divorzio, e il mio cuore si strappa tra dolore e determinazione.

**La fiaba che è diventata una trappola**

Quando ho conosciuto Alessandro, credevo di aver trovato l’amore della mia vita. Era affascinante, premuroso, con una luce speciale negli occhi. Abbiamo passato un anno insieme, e ogni giorno era pieno di risate e progetti. Mi prometteva una famiglia, una casa accogliente, dei figli. Ci credevo con tutta me stessa. Il matrimonio è stato semplice ma caloroso — i parenti erano felici, e io mi sentivo in cima al mondo. Ma già dopo una settimana, ho cominciato a notare stranezze in Alessandro, che all’inizio ho attribuito alla stanchezza o allo stress.

Il primo campanello d’allarme è suonato quando, ubriaco a una festa con gli amici, mi ha spintonata mentre cercavo di portarlo a casa. Ho pensato fosse un caso, che avesse solo esagerato. Ma poi questi “incidenti” si sono ripetuti. Alessandro poteva alzare la voce all’improvviso se non facevo le cose come voleva lui. Le sue parole dolci sono diventate fredde, e i suoi abbracci, distanti. Cercavo di convincermi che fosse solo un periodo, che ci stavamo abituando. Ma il primo giorno dell’anno ha distrutto ogni mia illusione.

**L’incubo del primo gennaio**

La notte di San Silvestro l’abbiamo passata da soli. Preparavo la cena, decoravo la casa, immaginando che sarebbe stato l’inizio della nostra vita felice. Alessandro era di buon umore, bevevamo spumante, ridevamo. Ma verso mezzanotte ha cominciato a bere sempre di più, e la sua allegria si è trasformata in rabbia. Quando gli ho proposto di andare a dormire, ha urlato: “Non rovinarmi la festa!” Sono andata in camera, sperando si calmasse.

La mattina del primo gennaio mi sono svegliata di colpo. Alessandro, con gli occhi rossi per l’alcol, ha allungato un braccio e mi ha spinta giù dal letto. Sono caduta a terra, il dolore mi ha attraversato il corpo, ma ancora peggio sono state le sue parole: “Mi dai fastidio, alzati e fai qualcosa di utile!” Sono rimasta immobile, incredula. Non era il mio Alessandro, non l’uomo che avevo sposato. Ho provato a parlare, ma lui ha scrollato le spalle e si è girato verso il muro.

**La verità che uccide**

Quell’episodio non è stato l’unico. In un mese di matrimonio, ho capito che Alessandro non era quello che sembrava. I suoi “spintoni casuali”, le parole brutali, l’indifferenza verso i miei sentimenti — non erano sbagli, ma la sua vera natura. Poteva umiliarmi davanti agli amici se la cena non era di suo gusto, chiamandomi “incapace”. Pretendeva che mi adattassi a lui, ignorando i miei desideri. Io, a 27 anni, mi sentivo vecchia, intrappolata in una gabbia.

Mia madre, Anna Maria, ha pianto quando le ho raccontato tutto. Mi supplicava di avere pazienza: “Giulietta, il matrimonio è lavoro, dagli tempo”. Ma come si fa a sopportare un uomo che non ti rispetta? Come costruire una famiglia con chi ti considera solo una domestica? Ho provato a parlarci, ma lui rideva: “Non esagerare, sei troppo sensibile”. La sua indifferenza mi spezzava il cuore.

**La decisione che mi salverà**

Ieri ho preso una decisione: chiederò il divorzio. Ho paura — non avrei mai pensato che a 27 anni mi sarei ritrovata sola, con il cuore a pezzi e i sogni infranti. Ma ancora più terribile è restare con chi mi distrugge. Non voglio vivere nella paura che la prossima spinta sia più forte. Non voglio svegliarmi pensando che la mia vita è un errore.

Le mie amiche mi sostengono, ma alcune, come mia madre, dicono: “Pensaci, magari cambierà”. Ma so che Alessandro non cambierà. La maschera è caduta, e ho visto chi è davvero. Io merito di più — amore, rispetto, sicurezza. Anche se resterò sola, anche se la gente parlerà alle mie spalle, sceglierò me stessa.

**Un passo nell’ignoto**

Il divorzio non è la fine, ma un inizio. Credo di trovare la forza per ricostruirmi una vita. Forse tornerò al mio sogno di diventare stilista, forse partirò per un viaggio. Sono giovane, ho tempo. Il mio dolore è il prezzo della libertà, e sono pronta a pagarlo. Alessandro pensava di poter spezzarmi, ma si sbagliava. Non sono una vittima — sono una donna che conosce il suo valore.

Questa storia è il mio grido di dignità. Ho sposato con amore, ma me ne vado con determinazione. Se il primo gennaio è stato il mio incubo, mi ha anche regalato la chiarezza. Non permetterò a nessuno di spingermi di nuovo — né dal letto, né dalla mia vita. Scelgo me stessa.

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La prima volta che sono stata spinta giù dal letto ho pensato fosse un incidente, ma ora sto chiedendo il divorzio.