Beh, cosa ne pensate? Sono arrivati i parenti di mia suocera, Tamara Nicolini, due settimane prima di Pasqua, e a quanto pare non hanno nessuna intenzione di andarsene.
Io, Elisa, non so più se ridere o piangere. Questi ospiti sono proprio un bel regalo, e sembra abbiano deciso di trasformare casa nostra nel loro albergo personale. E Tamara Nicolini, invece di metterli in riga, non fa che annuire e riempirli di torte casalinghe. Per non parlare di mio marito, Paolo, che fa finta di niente come se non fosse affar suo. Ecco perché ho deciso di raccontarvelo, perché sono curiosa di sapere chi cederà per primo—io o loro.
Tutto è iniziato una mattina quando mi sono svegliata per il rumore in cucina. Pensavo: chissà, magari Paolo ha deciso di farmi una sorpresa e sta preparando la colazione? Eh, già! Arrivo e trovo una delegazione intera: zia Valeria, suo marito Bruno e la loro figlia Giulia, tutti venuti da un paesino sperduto dove, a sentire loro, la vita è più noiosa che nel nostro frigorifero. Sono arrivati “per Pasqua”, ma a quanto pare hanno pensato che le feste cominciassero due settimane prima. Tamara Nicolini, raggiante come un uovo di cioccolato, era già ai fornelli a preparare il minestrone. “Elisa, sono famiglia! — dice. — Dobbiamo accoglierli come si deve!” Io intanto guardo le valigie nel corridoio e capisco: sarà una lunga permanenza.
Zia Valeria è rumorosa come una sirena dell’ambulanza. Appena entrata ha cominciato a raccontare quanto è tutto caro nel loro paesino, mentre qui da noi è “il paradiso della città”. E subito si è messa a ispezionare la casa. “Oh, Elisa, perché queste tende sono così polverose? E questa macchia sul tappeto?” domanda, mentre rovista nell’armadio come per controllare come piego la biancheria. Ho serrato i denti e ho tacito, ma dentro ribollivo. Bruno, suo marito, è l’esatto opposto—muto come un pesce. Passa le giornate in salotto a guardare la TV e chiede solo di “mettere il canale della pesca”. E Giulia, la loro figlia ventenne, vive attaccata al telefono, ma riesce comunque a divorare metà delle nostre scorte. L’altra giorno sono entrata in cucina e stava finendo il mio yogurt preferito. “Oh, credevo fosse di tutti!” ha detto. Di tutti, sì, ma non tuo, Giulia!
Tamara Nicolini, invece di far capire che è ora di darsi una regolata, non fa che gettare benzina sul fuoco. Ogni giorno cucina come fosse un pranzo di nozze: minestrone, lasagne, polpette, dolci. E i parenti, ovvio, sono al settimo cielo. “Tamara, sei la nostra cuoca perfetta!” fa la zia Valeria, mentre chiede il bis. Ho provato a parlare con mia suocera, dicendo: “Forse è meglio non viziargli troppo?” Ma lei ha alzato le mani: “Elisa, come fai? Sono famiglia! Vengono una volta ogni cent’anni!” Già, e a quanto pare resteranno altri cent’anni.
Paolo, mio marito, in questa situazione è un campione di neutralità. Gli dico: “Paolo, parla con tua madre, digli che è ora di tornare a casa”. E lui: “Elisa, su, resisti, sono ospiti”. Ospiti?! Qui non è più una casa, è un ostello! Adesso devo pure andare in bagno con un orario, perché Giulia ci passa ore a farsi selfie. E ieri zia Valeria ha voluto “darmi una mano con le pulizie” e ha strofinato la mia padella preferita così tanto che ora non ci frigge più niente. “Pensavo fosse meglio così!” ha detto. Sì, meglio per buttarla via.
La cosa più divertente è che hanno già fatto progetti. Zia Valeria ha annunciato che vuole restare fino al primo maggio per “vedere come si fa il barbecue qui da voi”. Bruno sogna di andare a pescare con Paolo, e Giulia chiede di portarla al centro commerciale perché nel loro paese “non ci sono vestiti decenti”. Io mi chiedo: ma quando se ne andranno? E soprattutto, come farò ad arrivare a quel giorno senza un esaurimento?
Ho già cominciato a pensare a piani per mandarli via. Forse dire che iniziamo i lavori in casa? O che partiamo per le vacanze? Ma Tamara Nicolini sembra felice di questa invasione. Ieri ha addirittura proposto di organizzare un grande pranzo pasquale e invitare anche i vicini. “Che tutti vedano che famiglia unita siamo!” ha detto. Unita, sì, solo che io mi sento un’estranea in casa mia.
L’unica cosa che mi salva è il senso dell’umorismo. La sera, quando tutti dormono, mi preparo un tè e immagino di scrivere un libro intitolato “Come sopravvivere all’invasione dei parenti”. Ci sarebbero capitoli su come nascondere il cibo, come sorridere quando ti viene da urlare, e come non strangolare la suocera per la sua ospitalità. Seriamente, so che è temporaneo. Se ne andranno, e la casa tornerà nostra. Ma per ora conto i giorni a Pasqua e prego che zia Valeria non decida di restare fino all’estate.
Mi chiedo: qualcun altro ha parenti così? E come fate a gestirli? Perché io sono al limite, ma non mi arrendo. Magari per Pasqua diventerò una maestra di zen. O almeno imparerò a nascondere gli yogurt dove Giulia non li trova.