Discussione sul Conto al Ristorante

Ricordo ancora quella sera come fosse ieri, anche se ormai è passato del tempo. Non so proprio come reagire. Dovevo supplicare Caterina, mia moglie, di restare? O dirle: “Vai pure, se è questo che vuoi”? Pensavamo di amarci, parlavamo di avere un figlio, costruivamo un futuro insieme. Ma quella serata al ristorante ha cambiato tutto. Per colpa di un stupido conto! Ora mi chiedo: ho avuto torto a non pagare per la sua amica Giulia? O Caterina ha esagerato, facendo di una mosca un elefante? Una cosa è certa: quel litigio mi ha fatto riflettere su cosa stesse succedendo davvero nel nostro matrimonio.

Sposati da tre anni, credevo che tra noi tutto andasse bene. Certo, c’era qualche piccolo battibecco su chi buttava la spazzatura, quale film guardare, dove andare in vacanza. Ma in fondo, trovavamo sempre un accordo. Caterina è il mio amore, la mia roccia. È brillante, intelligente, con lei non ci si annoia mai. Avevamo iniziato a parlare di un bambino, sceglievamo i nomi, scherzavamo sulle passeggiate con la carrozzina. E poi, per una cena al ristorante, mi dice: “Se mi tratti così, forse non dovremmo stare insieme!” Com’è possibile?

Tutto è iniziato quando siamo usciti con Caterina e la sua amica Giulia. Si conoscono dalle scuole medie. Con Giulia vado d’accordo, anche se a volte mi irrita il modo in cui parla di tutto come fosse un’esperta. Ma per Caterina sono sempre stato educato. Al ristorante abbiamo ordinato cibo, vino, chiacchierato e riso. Tutto filava liscio, finché non è arrivato il conto. Ho guardato l’importo – una cifra consistente, ma niente di scandaloso. E allora Giulia, sorridendo, dice: “Marco, offri tu, vero?” Sono rimasto di stucco. Non avevamo mai deciso che avrei pagato per tutti. Credevo che ognuno avrebbe pagato il suo, come sempre quando usciamo con gli amici. Ma Caterina mi ha guardato come se fosse scontato che tirassi fuori il portafoglio.

Per non rovinare la serata, ho detto: “Dividiamo il conto, così è giusto.” Giulia ha annuito, ma Caterina è diventata improvvisamente silenziosa, e il suo sguardo si è ghiacciato. Abbiamo pagato, ciascuno la sua parte, e siamo tornati a casa. In macchina Caterina è esplosa: “Non potevi offrire a Giulia? È la mia amica! Mi hai umiliata davanti a lei!” Ho cercato di spiegare che non capivo il problema, che non siamo mica ricchi da poter offrire a tutti. Ma lei non ascoltava. “Se sei così tirchio,” mi ha detto, “non so come faremo ad andare avanti.” E poi: “Forse è meglio che me ne vada.” Ero sconvolto. Andarsene? Per un conto al ristorante?

A casa la lite è continuata. Caterina gridava che non rispettavo le sue amiche, che si vergognava di me, che non si aspettava una tale “meschinità”. Ho provato a rispondere: “Caterina, stavamo cercando di risparmiare per il bambino e i lavori di casa. Perché avrei dovuto pagare il cocktail da venti euro che Giulia si è presa?” Ma lei ha sbuffato: “Non è una questione di soldi, ma del tuo atteggiamento!” Che atteggiamento? Faccio sempre tutto per lei, pago le vacanze, le faccio regali. E ora sono un avaro perché non ho offerto alla sua amica?

Passai la notte sul divano, e al mattino Caterina disse che avrebbe pensato se restare con me o no. La guardavo e non credevo ai miei occhi: era davvero la stessa Caterina con cui sognavamo un figlio, ridevamo alle commedie, progettavamo il futuro? Per una cena stava davvero buttando tutto all’aria? Ho iniziato a dubitare di me stesso. Forse avevo torto? Avrei dovuto pagare e basta? Ma poi ho pensato: perché dovrei sentirmi in colpa? Non avevamo pattuito nulla, e non sono il bancomat delle sue amiche.

Chiamai il mio amico Antonio per sfogarmi. Mi ascoltò e disse: “Marco, non è il conto il problema. Caterina voleva che ti mostrassi generoso con la sua amica. Tipo: ‘Guarda che marito magnanimo che ho’. E tu l’hai delusa.” Forse aveva ragione, ma perché non me l’aveva detto prima? Avrei pagato, se avessi saputo che era così importante. Ora mi chiedo: devo supplicarla o darle tempo? Amo Caterina, non voglio perderla. Ma non voglio nemmeno diventare uno che vive solo per accontentarla.

Quel giorno provai a parlarle. Dissi: “Caterina, chiariamoci. Se ti ho ferita, mi dispiace, ma non sapevo cosa volessi. Parliamo apertamente.” Mi guardò e rispose: “Marco, mi ha fatto male che non abbia pensato a me. Adesso Giulia crederà che abbiamo problemi.” Quali problemi? Per un conto? Le proposi di incontrarci con Giulia, se serviva. Ma Caterina restò in silenzio, e quel silenzio mi spaventava.

Non so cosa fare. Supplicarla? Lasciarla andare, se è questo che vuole? Ma come si manda all’aria tutto per una stupidaggine? Ci amiamo, abbiamo progetti, sogni. O sono solo io a crederci? Guardo la foto del nostro matrimonio e penso: può finire davvero per un ristorante? Forse avrei dovuto pagare e basta. O forse è il momento di capire cosa conta davvero per noi. So solo che senza di lei non voglio stare. Ma non posso nemmeno vivere senza rispetto per me stesso.

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