Vuole vedere la pronipote, ma non posso perdonare il suo tradimento.

Mi chiamo Francesca, e ho una storia che mi tormenta da anni. Forse raccontarla mi faciliterà il cuore.

La mia famiglia non è mai stata un modello di armonia. Vivevamo a Palermo, e fin da bambina ho visto risentimenti, pettegolezzi, alcolismo, umiliazioni tra gli adulti. Mia madre aveva una sorella, Antonietta. Suo figlio, mio cugino Luca, aveva sposato una donna non proprio fedele, per usare un eufemismo. Tradimenti continui, litigi fragorosi, un divorzio breve perché poi si riappacificavano come se fosse una dipendenza. Avevano due figli, ma l’amore non c’era mai. Antonietta, poi, era afflitta dall’alcolismo e non riusciva a mantenere un lavoro. Eravamo tutti rassegnati al suo destino.

Un giorno, la moglie di Luca ebbe gravi problemi ai reni. Io e mamma andammo a trovare nonna Maria Assunta, che ci parlò della malattia di quella donna. Mia madre reagì bruscamente: “Doveva pensare con la testa, non con quello che ha sotto la cintura”. Avremmo potuto dimenticare la frase, ma nonna, diretta com’è, la ripeté parola per parola alla donna. E allora scoppiò il finimondo.

Antonietta, ubriaca fradicia, aggredì mia madre, difendendo sua nuora come fosse sua figlia. Non rispondemmo, ce ne andammo senza discutere. Ma la ferita più grande venne dopo: nonna si schierò con Antonietta e la sua famiglia. Smise di chiamarci, di invitarci. Come se non esistessimo più. Mia madre tentò ancora di mantenere i rapporti, ma io no. Decisi allora che non volevo più avere nulla a che fare con quella famiglia di alcolizzati, né con chi era capace di cancellarci così.

Sono passati otto anni. Nonna ha quasi ottant’anni. Di recente ha chiamato mia madre, supplicandola di perdonarla tra le lacrime. Mia madre, ovviamente, l’ha fatto – è pur sempre sua madre. Lei ha sempre avuto un cuore tenero. Io… io non ce la faccio.

Ora ho una bambina piccola, la mia gioia, il mio sole. Mia madre ha parlato di lei a nonna, e quella, con voce tremante, ha chiesto almeno una fotografia. Dice di sognare di conoscere la sua bisnipote, di pregare Dio ogni notte perché le dia questa possibilità. Ma io ho rifiutato. Senza esitazione.

Non per vendetta, no. Perché dentro di me c’è ancora quel dolore. Perché non riesco a dimenticare il tradimento, le lacrime di mia madre che non capiva perché fosse stata trattata così. Perché nonna mi ha insegnato che la famiglia non è sempre amore, a volte è una scelta. E lei non ha scelto noi.

Non so se ho ragione. Mia madre dice: “Non serbare rancore, Franci, è anziana, vuole solo andarsene in pace”. Ma dentro di me tutto si ribella. Non so se ci sarà un’altra occasione, domani potrebbe essere troppo tardi, ma non sono pronta.

Dimmi… tu avresti perdonato?

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Vuole vedere la pronipote, ma non posso perdonare il suo tradimento.