Vuole vedere la pronipote, ma non posso perdonare il suo tradimento.

Mi chiamo Beatrice, e ho una storia che mi porto dietro da anni. Forse raccontandola, riuscirò a farmene una ragione.

La mia famiglia non è mai stata un modello di armonia. Vivevamo a Perugia, e fin da piccola ho visto adulti che si trascinavano dietro rancori, pettegolezzi, alcol e umiliazioni. Mia madre ha una sorella, Ludovica, con un figlio, mio cugino Enzo, sposato con una donna… come dire… non proprio fedele. Tradimenti a ripetizione, litigate da far tremare i vetri, un divorcio breve perché poi tornavano insieme, come se fossero dipendenti l’uno dall’altra. Avevano due figli, ma l’amore non era certo aumentato. E poi c’era zia Ludovica, con un problema serio con l’alcol, incapace di tenersi un lavoro. Sbornie continue, licenziamenti—tutti in famiglia ormai alzavano le spalle.

Poi, un giorno, la moglie di Enzo ebbe gravi problemi ai reni. Io e mia madre andammo a trovare nonna Rosetta, e lei ci parlò della malattia di quella donna. Mia madre reagì secca: “Be’, se avesse usato più la testa e meno… altre parti, forse non sarebbe finita così.” Sarebbe finita lì, ma nonna Rosetta, che non ha peli sulla lingua, riferì tutto parola per parole alla diretta interessata. E allora scoppiò il finimondo.

Zia Ludovica, ubriaca persa, si scagliò contro mia madre, difendendo sua nuora come se fosse stata sua figlia. Noi non replicammo nemmeno, ce ne andammo. Ma la ferita più grande arrivò dopo: nonna Rosetta si schierò con Ludovica e la sua famiglia. Smise di chiamarci, di invitarci. Per lei, era come se non esistessimo più. Mia madre provò a mantenere un filo di rapporto, io no. In quel momento decisi: non volevo più avere a che fare né con quella parentela alcolizzata, né con chi poteva cancellarci così facilmente dalla sua vita.

Sono passati otto anni. Nonna Rosetta sta per compierne ottanta. Di recente ha chiamato mia madre, in lacrime, chiedendo perdono. Lei, ovviamente, ha perdonato—è pur sempre sua madre. Ha un cuore tenero, è sempre stata così. Ma io… io non ce la faccio.

Ora ho una bambina piccola, la mia gioia, il mio sole. Mia madre ha parlato di lei a nonna Rosetta, che con voce tremante ha chiesto almeno una foto. Dice che sogna di conoscere la sua pronipote, che prega ogni notte perché Dio le conceda di vederla almeno una volta. Ma io ho detto di no. Categoricamente.

Non per vendetta, no. Ma perché ancora oggi quel tradimento mi brucia. Perché mi fa ancora male ricordare come ci hanno messe da parte, come mia madre piangeva senza capire cosa avesse fatto di male. Perché nonna Rosetta mi ha insegnato che il legame di sangue non è sempre amore, a volte è una scelta. E lei non ha scelto noi.

Non so se ho ragione. Mia madre dice: “Non tenere il rancore, Bea, è anziana, stanca, vuole solo andarsene in pace.” Ma dentro di me tutto si ribella. Non so se ci sarà un’altra occasione, domani potrebbe essere troppo tardi, ma io non sono pronta.

Dimmi… tu avresti perdonato?

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

5 × four =

Vuole vedere la pronipote, ma non posso perdonare il suo tradimento.