O me o lei: il dramma della scelta

**Diario Personale: Io o lei, un dramma di scelte**

In un piccolo borgo sulle rive del Po, dove il vento porta con sé il profumo fresco del fiume, Anna e Marco erano insieme da sei lunghi anni. Ma Marco non sembrava affrettarsi a chiedere alla sua amata di sposarlo. Viveva comodamente con i genitori in una casa accogliente, mentre Anna affittava un piccolo appartamento in centro. Per lui era perfetto: incontri quando voleva, serate nella sua calda compagnia, per poi tornare a casa, dove tutto era familiare e semplice.

Anna, invece, sognava un matrimonio e un nido d’amore, un luogo dove lei e Marco avrebbero potuto cominciare una vita nuova. Sapeva che comprare casa era una sua responsabilità, e risparmiava con ostinazione per l’anticipo del mutuo. Ma il cuore le doleva: perché Marco, nonostante i suoi accenni, non parlava mai del futuro? Credeva che l’amasse davvero, ma quell’incertezza le stringeva l’anima sempre di più. Finalmente, decise: era ora di chiarire le cose.

“Non sono pronto per il matrimonio, ho bisogno di tempo per pensarci,” borbottò Marco, evitando il suo sguardo, mentre si preparava in fretta per tornare a casa.

Anna sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Le guance le bruciavano dalla vergogna, il cuore le si spezzava dal dolore. Come aveva potuto essere così cieca? Era ovvio: non aveva mai avuto intenzione di legarsi a lei. Ma la speranza, quella compagna infida, l’aveva illusa fino all’ultimo.

Passò una settimana di silenzio pesante. Marco sparì: non chiamò, non rispose ai suoi messaggi. Anna, dopo aver attraversato una tempesta di emozioni—dalla rabbia alla disperazione—decise che era ora di smettere di piangere. Si concentrò sul suo sogno: un appartamento tutto suo. Ormai aveva abbastanza per l’anticipo, e quella meta divenne la sua ancora di salvezza, distogliendola dal pensiero del tradimento.

Tre mesi dopo, Anna era la proprietaria di un accogliente bilocale alla periferia della città. Cercare casa, firmare documenti e occuparsi del mutuo cancellarono l’immagine di Marco dal suo cuore. Finalmente si sentiva libera.

La prima sera nella nuova casa, Anna andò al negozio sotto casa per fare la spesa. In una stradina stretta, un gattino minuscolo le si avvicinò. I suoi occhioni, pieni di fame e paura, le trapassarono l’anima. Anna si bloccò. Non aveva mai pensato di avere un animale, ma quel piccolo essere tremante e indifeso le ricordava il suo recente passato—sola e smarrita.

“Prendilo, ragazza, sennò i cani randagi lo azzannano,” disse una signora anziana che passava di lì. “Qui ce ne sono tanti, di quei bastardini.”

Le parole della vecchietta le colpirono il cuore. Senza esitare, Anna sollevò il gattino. Ora era padrona della sua vita e poteva prendere ogni decisione. Così, nella sua casa entrò Micio—un batuffolo di pelo che la guardava con infinita devozione e aveva bisogno di lei.

Passarono sei mesi. La vita di Anna si era sistemata, quando all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, riapparve Marco. Arrivò con fiori e parole di pentimento, dicendo che era pronto a ricominciare. Anna, pur ricordando il dolore, decise di dargli un’altra possibilità. Lui parlava sempre più spesso di vivere insieme, e nel suo cuore si riaccese una scintilla di speranza.

Poi, arrivò il giorno che aveva atteso tanto. Marco si inginocchiò e le propose di sposarlo. Anna era al settimo cielo, le lacrime di gioia le offuscavano la vista. Ma le sue parole successive frantumarono ogni suo sogno.

“Però Micio deve andarsene. Sono allergico da sempre, e poi detesto i gatti.”

Anna si irrigidì. Il mondo le crollò addosso. Aveva sofferto così tanto, superato così tante delusioni, e ora, quando la felicità sembrava a portata di mano, lui le lanciava un ultimatum.

“Se non vuoi cacciarlo, possiamo darlo a qualcuno o… sopprimerlo,” continuò Marco, scambiando il suo silenzio per indecisione.

“Ma sei fuori di testa?” La voce di Anna tremava di rabbia. “È un essere vivente! È la mia famiglia!”

“Famiglia?” Marco sorrise, cercando di ammorbidire il tono. “Anna, è solo un gatto. Scegli: o lui o io.”

Le lacrime scorrevano sulle guance di Anna. Marco cercò di asciugarle, ma lei fissava solo Micio. Il gatto era seduto in un angolo, e il suo saggio sguardo sembrava dirle: “Farai la cosa giusta.” Anna si allontanò bruscamente.

“Scelgo Micio,” disse con fermezza, anche se la voce le tremava. “Lui non mi tradisce, non mi dà condizioni e mi ama per quella che sono. Sono stata un’idiota a crederti di nuovo. Vattene. Non abbiamo più niente da dirci.”

La porta si chiuse dietro Marco. Anna scivolò a terra, e Micio le saltò subito in grembo, facendo le fusa sonore. In quel momento, capì: aveva fatto l’unica scelta giusta. Le lacrime si asciugarono, il cuore si riempì di certezza—davanti a lei c’era una vita nuova, felice. E Micio sarebbe stato lì, a ricordarle che l’amore vero non chiede sacrifici.

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