La persona più vicina
La vita è una cosa strana. A volte la percorri come se fossi in pilota automatico, senza accorgerti di quanto tutto cambi in fretta attorno a te: i figli crescono, gli amici se ne vanno, e tu stesso invecchi. Ma c’è una costante che resta immutata: mia moglie, Beatrice. Non l’ho capito subito, ma solo dopo anni, quando ormai non siamo più quei giovani innamorati spensierati di un tempo. Lei è invecchiata, è cambiata, come me, ma per me rimane il centro del mio mondo, la mia casa, il mio rifugio.
Io e Beatrice ci siamo sposati quasi trent’anni fa. Allora ero sicuro di sapere cos’era l’amore. Eravamo giovani, pieni di sogni e progetti. Lei era bellissima, con lunghi capelli castani, occhi scintillanti e un sorriso che mi faceva battere il cuore. Pensavo che la nostra vita sarebbe stata una fiaba: avremmo comprato una casa, avuto figli, viaggiato e goduto di ogni giorno. Ma la realtà si è rivelata più complicata. Lavoro, routine, la nascita di nostro figlio Luca, poi della figlia Sofia, difficoltà economiche, litigi… tutto ci ha travolto come un vortice. A volte mi sorprendevo a chiedermi perché stessimo ancora insieme.
Gli anni sono passati, e ho notato come Beatrice sia cambiata. I suoi capelli hanno iniziato a ingrigire, le rughe sono apparse sul suo viso, e la sua silhouette non era più quella di un tempo. Si stancava più facilmente, si lamentava spesso della salute, e la sua risata, che adoravo, si faceva sempre più rara. Io, certo, non sono rimasto lo stesso: i capelli radi, il dolore alla schiena, l’energia che sembrava svanita. Eravamo diversi, e a volte mi sembrava che tra noi si fosse alzato un muro. Ma un giorno ho capito: nonostante tutto, Beatrice è l’unica persona senza cui non potrei immaginare la mia vita.
Quell’epifania è arrivata inaspettata. Eravamo sulla veranda di casa nostra, a bere un caffè mentre il tramonto tingeva il cielo di rosa e oro. Beatrice mi raccontava della vicina, di come avesse litigato con il marito, quando all’improvviso si è fermata. Mi ha guardato e ha detto: «Marco, almeno ogni tanto mi ascolti?» Ho riso, e lei ha scosso la testa, ma nei suoi occhi c’era tenerezza. In quel momento ho capito che quella serata semplice, la sua voce, la sua presenza… era quella la felicità. Non grandi dichiarazioni, non regali costosi, ma noi due, insieme, nonostante tutto.
Ho iniziato a ripensare alla nostra vita. A come mi ha tenuto la mano quando ho perso il lavoro e non sapevo come mantenere la famiglia. A come è rimasta sveglia con Luca quando era malato, e a come ha pianto di gioia quando Sofia si è laureata. Ho ricordato il suo sostegno quando è morto mio padre, e le risate per battute stupide anche nei momenti più difficili. Lei è sempre stata lì, nella gioia e nel dolore, nella giovinezza e ora che non siamo più gli stessi.
A volte sento i miei amici lamentarsi delle mogli. Dicono che sono «diverse», che sono stanchi dei loro capricci o brontolii. Io rimango in silenzio, perché non voglio discutere, ma dentro penso: non capiscono l’essenziale. Una moglie non è solo qualcuno con cui dividi la casa. È colei che ti conosce meglio di chiunque altro, che ti ha visto nei momenti più bui ed è rimasta lo stesso. Beatrice sa che russano la notte, che odio il brodo di carne e che a volte mi chiudo in me stesso quando sono giù. E io so che ha paura dei temporali, adora le margherite e piange sempre ai film sentimentali. Non siamo perfetti, ma siamo una squadra.
Ora che i nostri figli sono grandi e vivono le loro vite, io e Beatrice siamo rimasti soli. Luca si è trasferito a Milano per lavoro, è ingegnere, e Sofia si è sposata e presto ci darà un nipote. Siamo fieri di loro, ma a volte mi mancano i giorni in cui la casa era piena delle loro risate. Anche Beatrice se ne sente la mancanza, lo vedo nei suoi occhi. Ma invece di rattristarsi, sta già pensando a come arredare la cameretta e ha iniziato a lavorare a maglia dei piccoli scarpini. La guardo e penso: che donna straordinaria che ho.
Non parliamo spesso d’amore. Forse perché le parole ormai non servono. L’amore è quando le preparo il caffè la mattina, perché so che le piace iniziare così la giornata. È quando mi copre con una coperta se mi addormento sulla poltrona. Sono le nostre passeggiate al parco, in silenzio, ma sentendoci vicini. È la sua mano nella mia quando camminiamo per strada, e il suo sorriso che ancora mi fa battere il cuore.
Non so quanti anni ci restano, io e Beatrice. La vita è imprevedibile, e cerco di non pensare al peggio. Ma so una cosa con certezza: finché lei è qui, io sono a casa. È il mio focolare, il mio porto sicuro, la persona più vicina a me. E se potessi tornare indietro, la sceglierei di nuovo, con le sue rughe, i suoi capelli grigi e tutto ciò che la rende la mia Beatrice. Perché non c’è nessuno più importante di lei.