Sono davvero diventata un’estranea?

**8 Settembre 2023**

Oggi è iniziato con un peso sul cuore. Ero sulla soglia di casa di mio figlio, Matteo, e non potevo credere di dover chiedere il permesso per entrare. Stringevo una borsa leggera con poche cose, dentro di me solo stanchezza, un po’ di amarezza e una flebile speranza. Il viaggio era stato lungo, quasi sei ore su un autobus afoso, e tutto ciò che desideravo era farmi una doccia, mangiare qualcosa e riposarmi un attimo prima di andare al cimitero a visitare la tomba di mia madre, Anna Maria. Ma le parole che ho detto a Matteo mi bruciano ancora: “Figlio mio, fammi entrare almeno per un’ora. Mi lavo, mangio qualcosa, se tua moglie è d’accordo, e poi vado al camposanto ad accendere una candela. Davvero sono ridotta così?”

Matteo mi ha guardato con un’espressione strana. Nei suoi occhi c’era affetto, ma anche disagio, forse un po’ di imbarazzo. Ha annuito in fretta e ha detto: “Mamma, ma certo, entra, che dici?” Ma sapevo che non dipendeva solo da lui. Sua moglie, Federica, è sempre stata gentile e accogliente, ma negli ultimi anni ho sentito che la mia presenza in casa la mette a disagio. Non lo mostrava apertamente, ma lo percepivo: le lunghe visite, i discorsi sul passato, i miei racconti della vita in campagna… tutto questo la infastidiva. E ora eccomi qui, sua madre, che quasi supplica per varcare la soglia di casa di suo figlio.

Una volta dentro, ho cercato di essere discreta. Federica era in cucina a preparare la cena. Mi ha sorriso, salutata e offerto un caffè, ma ho rifiutato per non disturbare. Ho chiesto solo di usare il bagno. Matteo mi ha accompagnato, mi ha dato un asciugamano pulito e ha detto: “Mamma, tranquilla, nessun problema. Riposati quanto vuoi.” Ma ho notato che ha lanciato un’occhiata veloce verso la cucina, come per assicurarsi che Federica non sentisse. Un altro piccolo strappo al cuore. Una volta io e Matteo eravamo così uniti, ci confidavamo tutto. Ora mi sento un’ospite che deve stare al suo posto.

Dopo la doccia mi sono ripresa un po’. Seduta a tavola con una scodella di minestra calda che Federica mi ha insistito di mangiare, ho pensato a quanto è cambiato tutto. Quando Matteo era piccolo, lavoravo giorno e notte per garantirgli tutto ciò che serviva. Vivevamo con poco, ma facevo in modo che non gli mancasse nulla. Ricordo che, da ragazzino, mi prometteva: “Mamma, quando sarò grande, ti comprerò una casa bellissima e non ti farò mancare niente.” Io sorridevo, gli accarezzavo la testa e gli dicevo che mi bastava la sua felicità. E ora eccolo qui, adulto, di successo, con una famiglia, una bella casa e un buon lavoro. E io, sulla sua soglia, a chiedere il permesso per entrare.

Dopo pranzo, mi sono preparata per il cimitero. Era il vero motivo del mio viaggio. Mia madre, Anna Maria, è morta cinque anni fa, e da allora cerco di venire almeno una volta all’anno per pulire la tomba, accendere una candela e starle vicino, ricordando la sua dolcezza e saggezza. Matteo ha offerto di accompagnarmi, ma ho preferito andare da sola. La passeggiata non era lunga, e l’aria fresca mi ha aiutato a riordinare i pensieri. Al cimitero ho tolto le foglie secche, messo fiori freschi e acceso la candela. Seduta lì, parlavo mentalmente con lei: “Mamma, dimmi, sono diventata un’estranea per mio figlio? O sono io che mi faccio troppi problemi?”

Tornando a casa di Matteo, ho notato un’atmosfera più serena. Federica mi ha proposto di restare a dormire, ma ho rifiutato per non essere d’intralcio. L’ho ringraziata per l’ospitalità, ho abbracciato Matteo e promesso di tornare presto. Nei suoi occhi c’era tanto amore, ma anche una velatura di tristezza. Forse sente anche lui che tra noi si è alzata una barriera invisibile?

Sull’autobus per tornare al paese, ho riflettuto su quanto la vita cambi in fretta. I figli crescono, fanno famiglia, è naturale. Ma fa male rendersi conto che una madre, che ha dato tutto, ora deve chiedere il permesso per entrare in casa. Non incolpo né Matteo né Federica—vivono la loro vita, e sono felice che stiano bene. Ma nel profondo spero che un giorno torneremo uniti come prima. Per ora continuerò a venire, a visitare la tomba di mamma, ad abbracciare mio figlio e a credere che l’amore tra noi non è finito.

**Lezione di oggi:** l’amore non svanisce, ma a volte si nasconde dietro le abitudini. Sta a noi ricordare a chi amiamo che, per noi, non saranno mai estranei.

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