Ecco la storia adattata alla cultura italiana, con nomi, luoghi e riferimenti culturali modificati:
*”La suocera mi ha proposto di scambiare casa, ma con una condizione: devo intestrare la mia a lei.
Non so cosa provino altre donne, ma io so bene una cosa: non ho intenzione di rischiare ciò che è mio di diritto. Soprattutto quando si tratta di immobili. E soprattutto quando c’è di mezzo la famiglia di mio marito, dove, da anni, ho il sospetto che dietro ogni “buona intenzione” si nasconda qualcosa di losco.
La famiglia di Luca non è proprio semplice, per usare un eufemismo. Suo fratello minore è in carcere da anni. Per cosa? Beh, immaginatelo. Era sempre stato un tipo avventato: o coinvolgeva qualcuno in affari poco puliti, o si prendeva “tutta la responsabilità” per poi cercare i colpevoli. Alla fine, ha pagato il prezzo. E sua madre, la mia suocera, ogni volta diceva: “Ma è solo un ragazzino…”
Quando io e Luca ci siamo sposati, non avevamo molte opzioni: siamo andati a vivere a casa mia. Non ho insistito io, semplicemente avevo un appartamento, ereditato da mia nonna. Bilocale, accogliente, luminoso, con i soffitti alti. Per noi era più che sufficiente. Luca è ordinato, casalingo. Fin dall’inizio, non lasciava mai il bagno bagnato e si lavava pure le calze da solo.
Sono passati tre anni, e poi è nata nostra figlia. Una bambina tranquilla, dolce, di nome Sofia. Temevo notti insonni, capricci, stanchezza. Ma Sofia si è rivelata un vero angelo. Serena, coccolona. Con lei tutto è stato facile.
Luca si è rivelato un bravo padre. Certo, magari avrei voluto che guadagnasse di più, ma chi non lo vorrebbe? Ce la cavavamo. La mia suocera, però, da nonna, è fiorita. Sempre qui con regali, telefonate dieci volte al giorno. Si dà da fare, soprattutto per me. All’inizio pensavo volesse solo stare più vicina alla nipote. Poi ho capito che aveva un piano.
Il piano era semplice. La suocera ci ha proposto di trasferirci nel suo trilocale. Lei, “nonna anziana”, sarebbe venuta nella nostra casa. Diceva che così sarebbe stato più semplice per noi, la bambina avrebbe avuto più spazio, e poi, ovviamente, la nonna vicina per aiutare.
A parole, un’offerta perfetta. Ma c’era un dettaglio. Mise una condizione: dovevamo fare un atto di scambio ufficiale. Ovvero, io avrei dovuto intestare il mio appartamento a lei. E il trilocale dove saremmo andati sarebbe rimasto di Luca. Solo suo.
All’inizio non avevo capito la fregatura. Poi, quando ci ho pensato bene… mi è venuto un colpo. Se un giorno avessimo divorziato, io sarei rimasta senza niente: la mia casa sarebbe stata sua, quella in cui vivevamo sua di Luca. Tutto legale.
Non so se sia furbizia o lungimiranza, ma la suocera insiste. Fa pressioni, usa ogni scusa. Dice anche che se rifiuto è perché penso già al divorzio. E se ci penso, significa che non lo amo.
Luca ascolta. È confuso. Sa che è rischioso, ma dopotutto sua madre non gli direbbe mai di fare una cosa sbagliata, no? Abbiamo parlato seriamente. Gli ho detto: “Luca, sei mio marito, il padre di mia figlia. Mi fido di te. Ma di tua madre no. Non voglio. Non posso. Ho un brutto presentimento.”
Lui mi ha detto che complico tutto. Che dovrei essere più flessibile, che sono solo carte. Che nulla cambierebbe, e che nessuno abbandonerà nessuno. Ma so come vanno queste cose. Oggi “nessuno”, domani “siamo estranei”. E io resterei con una bambina e zero diritti.
Ho proposto un compromesso: scambio semplice, senza atti né donazioni. Se vogliamo vivere come una famiglia, facciamolo senza questi giochi legali. Ma la suocera ha rifiutato. Ha detto chiaro: “Non mi fido. E se vi separate, metà della mia casa andrebbe a te.”
Ecco qua. Ha paura per la sua casa, ma pretende la mia.
Ora è pressione quotidiana. Luca brontola, dice che è stanco delle discussioni. La suocera chiama, insiste. Tutto sotto una maschera di gentilezza. Io intanto resto nel mio bilocale, guardo Sofia che dorme e penso: sono davvero una madre egoista se non voglio regalare tutto a degli estranei?
Non so cosa fare. Divorziare non è nei miei piani. Ma regalare casa nemmeno. Sono stanca. Non sono avida. Solo non voglio ritrovarmi per strada se un giorno tutto dovesse crollare. Ho visto fin troppi esempi in giro.
Voi cosa fareste al posto mio?”*