«La Gioia delle Visite Brevi: Come Mio Fratello Ha Trasformato il Weekend in una Prova di Resistenza»

“Gli ospiti si gioiscono due volte”: come mio fratello Marco ha trasformato un weekend in un test di pazienza

— Ale, ti ricordi che questo weekend arriva tuo fratello con la moglie? — mi ha ricordato Laura, mia moglie, mentre stava ai fornelli con una pentola in mano.

— Sì, certo che mi ricordo — ho borbottato, anche se in realtà l’avevo scordato completamente. Vivere senza pensare a Marco era semplicemente troppo bello.

Ogni estate mio fratello veniva con la moglie nella nostra casa fuori Firenze, ufficialmente per “riposarsi” — peccato che poi fossimo io e Laura a doverci riprendere per il resto della settimana. Lui non portava solo sua moglie, ma anche quell’atmosfera da festa di compleanno in cui toccava a te cucinare e intrattenere.

Arrivarono tre ore prima del previsto. Già dal cancello si sentì la sua voce:

— Che caldo, Ale! La tua villetta è fantastica! Adesso appendo i miei calzini qui, così prendono aria.

Si tolse i calzini e li appese direttamente allo schienale di una sedia da giardino. Laura sgranò gli occhi. Io sospirai.

— Il pranzo è pronto? — iniziò subito lui.

— Abbiamo appena fatto colazione — risposi.

— Beh, non importa, io e Gianna abbiamo portato qualcosa! Guarda, bignè in offerta, scadono domani! E un melone a metà prezzo! Fammi un caffè!

Mentre io mi lavavo le mani, lui era già lì a mangiare il melone, schioccando le labbra. Il succo gli colava sul mento e lo asciugava con la mano. Laura sembrava fulminata.

— Allora, noi intanto andiamo nella nostra stanza a riposarci, come l’altra volta, eh? — e senza aspettare risposta, si diresse verso la camera da letto. La nostra camera. Quella matrimoniale.

Mi voltai verso Laura.

— Hai detto tu che ha problemi alla schiena e che il nostro materasso è comodo… — sussurrò lei.

— Ale, su, resistiamo, sono solo due giorni — aggiunse, vedendo la mia faccia.

In quel momento capii: sarebbero stati i due giorni più lunghi della mia vita.

La sera arrivarono nostra figlia Sofia con il marito Luca e i bambini. I gemelli, Matteo e Tommaso, saltellavano per casa mostrando zaini pieni di giochi e merendine per il treno: dovevano partire la mattina dopo per il campo estivo.

Il pranzo si prolungò fino a sera: Luca era impegnato con la macchina, Marco e Gianna russavano mentre noi aspettavamo. Quando sembrava tutto tranquillo — barbecue, risate, bambini — successe l’inevitabile.

— Soffi, hai visto le chiavi della macchina? Le avevo messe proprio qui, sul tavolo… — disse Luca preoccupato, controllandosi le tasche. — Senza di quelle non partiamo, e il treno è tra due ore.

Scattò il panico. Rivoltammo tutta la casa, spostammo anche il frigo. I bambini erano sul punto di piangere. Solo una persona sembrava serena: Marco, che finiva il suo spiedino.

— Da voi è sempre così divertente? — ridacchiò. — Meno male che io e Gianna non abbiamo nipoti, saremmo già pazzi!

Laura si morse il labbro, mentre Sofia mi sussurrò:

— Papà, posso provare a premere il tasto del clacson? Se le chiavi sono vicine, il telecomando suona.

Luca uscì in giardino, e noi restammo in silenzio. Poi — un bip. Un suono sottile. Veniva dal divano. No, dalla poltrona. No, dalla borsa di Marco.

— Zio Marco, questa è la tua borsa? — chiese Sofia.

— Certo. E allora?

— Il suono viene da qui… Posso dare un’occhiata?

— Ma come vuoi che ci siano finiti lì? — rise lui.

Sofia non resistette: aprì la zip e tirò fuori le chiavi. Le nostre. Con il telecomando.

— Luca! Le abbiamo trovate! Presto, in macchina!

Corsero via. Io mi voltai verso Marco:

— Come diavolo sono finite nella tua borsa?

— Ma Ale, non lo so… Forse Gianna si è confusa, avrà pensato fossero le mie — e guardò la moglie.

— Esatto! Ho visto che erano lì e le ho messe via, credevo fossero perse! Che scandalo per niente!

Dopo che se ne furono andati, io e Laura eravamo in veranda.

— Hai visto come sono usciti? Manco un vero arrivederci…

— Ale… Sai com’è tuo fratello. È sempre stato così. Ti ricordi quando da piccolo ti copriva dalle sgridate di papà?

Sospirai. Me lo ricordavo. Ma ora era un uomo adulto che mangiava il nostro formaggio, dormiva nel nostro letto e nascondeva le chiavi della nostra macchina.

La mattina dopo si svegliò presto, come al solito.

— Io e Gianna abbiamo già fatto colazione! Abbiamo finito quel prosciutto e il pecorino che c’era in frigo. Che bello stare da voi, sembra una vacanza! Peccato dover andare via…

Quando il cancello si chiuse dietro la loro auto, Laura si sedette sui gradini e disse:

— Sai, Ale, gli ospiti si gioiscono due volte. La prima quando arrivano. La seconda quando se ne vanno.

Annui. E per la prima volta in due giorni — sorrisi.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

seventeen + one =

«La Gioia delle Visite Brevi: Come Mio Fratello Ha Trasformato il Weekend in una Prova di Resistenza»