Una madre rifiuta di aiutare la figlia che un tempo l’aveva lasciata senza casa

Rosalia non voleva aiutare sua figlia, perché una volta lei l’aveva lasciata senza un tetto sulla testa.

Tutto il paese parlava male di Rosalia. E come no? Lei viveva in una grande casa, mentre sua figlia con i bambini si accontentava di una casupola. E poi Giulia non faceceva che peggiorare le cose, spargendo veleno sulla madre. *Io devo prendere l’acqua dal pozzo, mentre lei ha l’acqua corrente! Compra la legna con gli ultimi spiccioli, e lei ha il gas!* si lamentava con chi amava i pettegolezzi. Rosalia cercava di ignorare le chiacchiere, camminando a testa alta. Non poteva certo spiegare a tutti perché agiva così.

Molti anni prima, aveva avuto una famiglia felice. Lei, suo marito e la piccola Giulia. Un appartamento di tre stanze, una vita dignitosa. Rosalia stava a casa, si occupava della figlia. La migliore scuola, i corsi extrascolastici. Tutto filava liscio come l’olio.

Ma quando Giulia aveva quindici anni, il marito si ammalò. Rosalia, da moglie devota, si lanciò nella lotta contro la sua malattia. Servivano molti soldi. Vendettero tutto, tranne la casa. Ma, ahimè, non servì a nulla. Dopo tre anni, lui se ne andò.

Per Rosalia e Giulia la vita si fece dura. Non c’erano più soldi. Giulia, abituata a un certo tenore di vita, si ribellò. Rosalia trovò lavoro in un negozio. Faceva la cassiera, sostituiva le addette alle pulizie. Ma erano briciole. Giulia intanto finì il liceo, ma non volle iscriversi all’università. *Non abbiamo soldi per l’università, e non chiedermi di andare in una scuola professionale*, diceva alla madre che la supplicava.

Ma adora va invece le serate in giro. E soprattutto, era furba. Quando servivano soldi, improvvisamente diventava la figlia affettuosa. Altrimenti: *Perché mi hai messa al mondo, se non puoi aiutarmi?* Continuò così, finché non entrò in scena Mario.

All’inizio Rosalia fu contenta: finalmente sua figlia si era ravveduta. Mario sembrava un uomo per bene. Ben vestito, chiaramente non comprava abiti nei mercatini. Sapeva mettere Giulia al suo posto con uno sguardo. E poi non era tirchio. Comprava cibi costosi. E con Rosalia era gentile. *Mamma*, la chiamava già dai primi giorni. Insomma, non un uomo, ma una vera dolcezza.

Vissero tutti e tre insieme, apparentemente felici. Rosalia tornava dal lavoro e la casa era pulita, la cena pronta. Solo che i giovani non c’erano. Restavano fuori fino alle luci dell’alba. Ma Rosalia non si intrometteva: *Sono giovani, lasciali vivere*.

Dopo sei mesi, però, iniziarono i problemi. Sempre più spesso Giulia tornava con gli occhi rossi, e Mario sembrava arrabbiato. Rosalia non indagò, non chiese spiegazioni. Un errore. Poi, una sera, la chiamarono. Giulia iniziò: *Mamma, io e Mario vogliamo vivere da soli. Ci serve la casa*. Rosalia si stupì: *Ma io non vi disturbo. E non ho soldi per aiutarvi*. Giulia la interruppe: *Non è questo il punto. Vendiamo l’appartamento e dividiamo i soldi in modo equo*.

Rosalia esitò a lungo, ma sua figlia insistette. Alternava moine a minacce di vendere la sua parte. Alla fine Rosalia cedette. Andarono a firmare davanti al notaio i due giovani, e sparirono. Con i soldi. Rosalia rimase senza niente. Una donna ormai matura, senza più una casa.

Affittare era troppo caro per il suo stipendio. Decise di cercare un lavoro con vitto e alloggio. Trovò un posto come badante di una signora anziana, Eleonora. Suo figlio era benestante. Avrebbe potuto portarla con sé, ma Eleonora non voleva lasciare la sua casa. Così aveva assunto Rosalia.

Eleonora era esigente. Camminava a fatica, ma pretendeva che tutto fosse in ordine, come aveva sempre fatto. Rosalia imparò molte cose. A impastare il pane in forno, a inamidare tovaglie e tende. Ma si adattò.

Vissero insieme solo due anni. Non diventarono affezionate, ma nemmeno nemiche. Eleonora morì all’improvviso. La mattina sorrideva ancora, a pranzo emise un sospiro e cadde. Il figlio organizzò tutto. Poi le fece una proposta: *Conosco la sua storia (scusi, ho fatto qualche domanda). Le vendo questa casa per una somma simbolica. Rateizzabile*. Così Rosalia divenne proprietaria.

Si era appena sistemata, quando un brutto giorno arrivò Giulia. Non sola: con due bambini piccoli. Entrò come se nulla fosse: *Che bella casa! Dov’è la mia camera?*

Rosalia rispose senza giri di parole: *La tua camera era in quell’appartamento che hai venduto con Mario. A proposito, dov’è la mia parte? E perché mi hai ritrovata solo adesso? Ah, capisco. Mario ti ha piantata, i soldi sono finiti?*

Giulia rispose offesa: *Non fare così. Mario era un giocatore d’azzardo e mi ha truffata come te. Mi sono risposata due volte, ma è andata male. Quando l’ultimo mi ha cacciata, ho pensato: ho una madre, non mi abbandonerà.*

Rosalia fu severa: *Ti sbagliavi. Sei adulta, e hai figli. Perché dovrei aiutarti? Hai già avuto tutto ciò che potevo darti. Cosa decidi per il futuro non mi riguarda. Stanotte restate qui, domani vai dove vuoi.*

Giulia rimase due settimane. Poi, grazie a un sussidio, comprò una casetta e ci si trasferì. Per Rosalia non fu facile. Amava sua figlia, e i nipoti le mancavano. Ma Giulia non le permetteva di vederli. Così vivevano vicine, ma lontane.

La riconciliazione avvenne solo quando Giulia ebbe un incidente. Il suo compagno diede fuoco alla casa per sbaglio. Fortunatamente Giulia e i bambini non c’erano. Quando bussarono alla porta di Rosalia, lei li accettò. Dopotutto, non aveva più nessuno. Era ora di perdonare. Il resto, solo Dio lo sa.

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