Portiamo nostro figlio dai suoceri affinché passi del tempo con il nonno, ma mia suocera crede di farci un favore.

Bianca era affacciata alla finestra del suo appartamento a Bologna, osservando Fabrizio che sistemava il seggiolino per bambini nell’auto. Il loro figlio, Matteo, di quattro anni, chiacchierava eccitato all’idea di passare il weekend con i nonni. Ogni sabato, lo portavano dai genitori di Bianca, affinché potessero godersi il nipotino. Ma ogni volta che tornavano a casa, Bianca sentiva un fastidio crescerle dentro. Sua madre, Rosalia, era convinta di starle facendo un favore immenso occupandosi di Matteo. Quell’idea la faceva ribollire di rabbia e faticava a trattenersi per non esplodere.

Tutto era iniziato due anni prima, quando Matteo era diventato abbastanza grande per trascorrere i weekend con i nonni. Bianca e Fabrizio avevano pensato che fosse il modo perfetto per far legare tutti. Rosalia e suo marito, Enzo, adoravano Matteo: lo viziavano con biscotti fatti in casa, lo portavano in giro per il parco, gli leggevano storie. Bianca si commuoveva nel vedere il sorriso di suo figlio sotto le loro attenzioni. Lei stessa ricordava con affetto i pomeriggi passati dalla nonna da piccola e voleva che Matteo avesse ricordi altrettanto belli. Ma non immaginava che quelle buone intenzioni si sarebbero trasformate in un malinteso.

Ogni volta che riprendevano Matteo, Rosalia li accoglieva con l’aria di una martire che aveva sacrificato tutto per loro. «Ecco, vi ho fatto il piacere, ora potete riposarvi», diceva, asciugandosi una goccia di sudore inesistente dalla fronte. Oppure: «Non è facile con lui, ma mica mi tiro indietro, lo faccio per voi!». Bianca stringeva i pugni, sentendo il sangue pulsarle alle tempie. Avrebbe voluto urlare: «Non ti abbiamo chiesto di farci un favore! Lo abbiamo portato perché VOI poteste stare con lui!». Ma invece sorrideva forzatamente e borbottava: «Grazie, mamma». Fabrizio, solitamente pacato, cominciava anche lui a perdere la pazienza. «Ma davvero crede che scarichiamo Matteo qui per andare a spassarcela?», sussurrava in macchina.

Non era che Bianca e Fabrizio non apprezzassero il tempo con il figlio. Amavano giocare con lui, costruire torri con i Lego, passeggiare lungo il fiume Reno. Ma vedevano quanto Rosalia soffrisse la lontananza da Matteo, come i suoi occhi si illuminassero quando lui correva verso di lei gridando: «Nonna!». Volevano regalare ai genitori quella gioia e, al tempo stesso, far sentire Matteo circondato dall’amore della famiglia. Ma ogni volta, le parole di sua madre suonavano più stonate. «Sono stanca, ma pazienza, ho reso il servizio», diceva, come se le avessero scaricato il bambino per andare in vacanza. Bianca si sentiva in colpa, senza capire perché.

Il culmine arrivò il weekend precedente. Quando portarono Matteo, Rosalia sospirò: «Eccoci di nuovo a corrergli dietro tutto il giorno… Ma va bene, mica vi lascio soli!». Bianca non trattenne più la rabbia. Con la voce che tremava, rispose: «Mamma, non lo portiamo perché siamo stanchi di accudirlo! Lo facciamo perché tu e papà possiate godervi il vostro nipotino! Non è un favore a noi, è per voi!». Il silenzio cadde pesante nella stanza. Rosalia sbatté le palpebre, sconcertata, mentre Enzo, seduto in poltrona, tossicchiò e si immerse nel giornale. Fabrizio le strinse la mano, come per dirle: «Brava, finalmente gliel’hai detto».

Quella sera, riprendendo Matteo, notarono che Rosalia era più silenziosa del solito. Non si lamentò, non sospirò, ma abbracciò il nipotino e solo mormorò: «Tornate presto». Bianca sentì un sollievo, ma anche un pizzico di rimorso. Forse era stata troppo dura? Ma Fabrizio, sedendosi al volante, sorrise: «Che impari che non siamo qui per sbarazzarci di Matteo, ma per condividere la felicità». Matteo, sul sedile posteriore, cantava una canzoncina, e Bianca pensò che, per quel sorriso, sarebbe stata disposta a ripetere ancora mille volte la verità a sua madre.

Ora continuano a portare Matteo dai nonni, ma con più cautela. Bianca spera che Rosalia abbia capito: non cercano una babysitter, ma vogliono che il loro figlio cresca tra persone che lo amano. Però, ogni volta che sente un accenno di «favore» dalla madre, qualcosa dentro di lei si ribella. Sa che la loro famiglia non è un do ut des, ma amore. E se Rosalia non lo capirà, Bianca sarà pronta a ripeterglielo. Per Matteo. Per la verità.

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Portiamo nostro figlio dai suoceri affinché passi del tempo con il nonno, ma mia suocera crede di farci un favore.