Ospite Inaspettato

Nella piccola frazione di Borgo Sereno, l’odore del pane appena sfornato dalla vecchia stufa di Maria Rossi riempiva l’aria. Un colpo alla porta spezzò il silenzio accogliente della cucina come un fumo che si dissolve. Maria si asciugò le mani sul grembiule e si affrettò ad aprire.

“Mamma, questa è Lucrezia, la mia fidanzata,” annunciò suo figlio Marco sulla soglia, il viso illuminato da un sorriso smagliante.

Maria osservò la ragazza e rimase immobile, come folgorata. Lucrezia era alta, quasi due metri, con una minigonna, tacchi vertiginosi, un trucco sgargiante e una borsa enorme tra le mani.

“Buongiorno,” borbottò Maria, cercando di mascherare lo shock. “Giovanni, vieni qui!” chiamò il marito. “Marco ha portato la nostra futura nuora, vieni a conoscerla!”

Giovanni, trascinandosi le ciabatte, apparve in una maglietta sformata. Alla vista di Lucrezia, rimase a bocca aperta, come se avesse visto un fantasma.

“Salve,” bofonchiò, poi, riprendendosi, sparì di nuovo in camera a cambiarsi.

Maria lo seguì con lo sguardo carico di rimprovero. Quando Marco aveva annunciato due giorni prima che sarebbe arrivato non da solo, si era rallegrata. Ormai aveva superato i trent’anni, era tempo di mettere su famiglia. Si era immaginata una ragazza modesta, forse con una treccia, un vestito semplice. Ma Lucrezia? Non se l’aspettava così. Tacchi a spillo, unghie colorate, una borsa da cui spuntavano piume. Era una sfida a tutto ciò che Maria considerava normale.

“Entra pure, Lucrezia,” disse, mantenendo un tono controllato. “Giovanni, prendi la borsa, cosa stai a guardare?”

Giovanni, ora con una camicia pulita, sollevò il bagaglio di Lucrezia e accompagnò gli ospiti in casa. Maria, approfittando di un attimo, sussurrò a Marco:

“Marco, ma chi hai portato? Cos’è questo look?”

“Mamma, non iniziare,” rise lui. “È così solo fuori. Dentro è puro oro, vedrai.”

Maria sbuffò incredula e, segnandosi con la croce, mormorò:

“Mamma mia, che sorpresa.”

In casa iniziò il trambusto. Gli uomini bisbigliavano a tavola, mentre Lucrezia si sistemava nella stanza di Maria e Giovanni, dispiegando le sue cose. Maria guardava sbigottita mentre dalla borsa uscivano cappelli piumati, costumi da bagno, stoffe luccicanti.

“E questo cos’è?” chiese, sollevando con due dita qualcosa che sembrava un groviglio di fili.

“Intimo,” rispose Lucrezia con disinvoltura. “Lo vuole? Ne ho altro.”

“No, grazie,” borbottò Maria, sentendo il sangue salirle alle guance. “E poi, perché ti sistemi nella nostra camera?”

“Marco non ha spazio, e zio Giovanni ha detto che per voi va bene,” sorrise lei.

“Zio Giovanni, eh?” fece Maria, lanciando un’occhiata al marito. “Bene, bene.”

Afferrò Giovanni per il braccio e lo trascinò in cortile.

“Ma sei impazzito? Hai dato la nostra camera? Dormirai sul divano, generoso che non sei altro!” sibilò.

In quel momento, dalla stalla arrivò il muggito di una mucca.

“Oh, non ho ancora munto Stella!” esclamò Maria, correndo verso la stalla.

Lucrezia, sentendo, la seguì di corsa.

“Posso provare?” chiese timidamente. “Non ho mai munto una mucca.”

Maria la squadrò dalla testa ai piedi.

“Con quelli?” domandò sarcastica, indicando i tacchi di Lucrezia.

“Mi cambio subito!” Lucrezia sparì in casa e tornò un minuto dopo in shorts e canottiera.

Maria sospirò.

“Va bene, andiamo. Ma mettiti almeno un foulard.”

“Posso mettere il cappello?” cinguettò Lucrezia. “Ne ho uno bellissimo, con i fiori.”

“Un foulard!” tagliò corto Maria. “Ma che t’inventi, il cappello…”

Nella stalla, le porse un secchio.

“Si munge così. Io torno a preparare la colazione.”

Passò mezz’ora, ma Lucrezia non tornava. Maria apparecchiò la tavola e, borbottando, si diresse verso la stalla. Quando vide la scena, non riuscì a trattenere una risata. Lucrezia, con il foulard storto, girava intorno alla mucca, guardandola da ogni lato e borbottando qualcosa.

“Non ci riesco, ho guardato dappertutto!” si giustificò, mentre Maria, tra le risate, le mostrava come si faceva.

Dopo colazione, Lucrezia decise di prendere il sole. Stese un telo, indossò il costume e si sdraiò nel cortile. Giovanni, che per una settimana aveva evitato ogni lavoro, improvvisamente afferrò la falce e iniziò a tagliare l’erba vicino al cancello, lanciando occhiate all’ospite.

“Lucrezia, mi aiuti a raccogliere i lamponi?” cantilenò Maria. “Facciamo la marmellata, il succo.”

“Certo, zia Maria!” si animò Lucrezia.

Nella piantagione di lamponi, Maria le diede un barattolo. Lucrezia si mise a raccogliere con tale entusiasmo che Maria ne fu stupita. Ma poi una vicina la chiamò, e chiacchierarono a lungo. Maria si lamentava di aver sognato una nuora diversa, e la vicina le consigliava di non giudicare troppo in fretta.

Tornando nell’orto, Maria scoprì che Lucrezia era sparita.

“Lucrezia, dove sei?” gridò.

“Qui!” rispose dai rovi di ortiche.

Lucrezia emerse, coperta di attaccamenti, i capelli arruffati.

“Che ci facevi lì?” esclamò Maria. “È terra altrui, la casa è abbandonata!”

“Ma i lamponi sono più grossi,” rispose orgogliosa, mostrando il barattolo pieno.

“Oddio, che disperata,” sospirò Maria. “Vieni, almeno ti tolgo questi rovi dai capelli.”

Sulla veranda, armata di pettine, Maria sistemò i capelli di Lucrezia, facendole domande sulla sua vita. Lucrezia, senza trattenersi, rispose:

“Sono cresciuta con mia nonna. I miei genitori erano sempre in viaggio, poi non ci sono più. Dopo la scuola ho fatto di tutto: cameriera, lavapiatti. Poi mi hanno chiamata in un’agenzia di moda, ma non mi piaceva. Quando ho conosciuto Marco, lui mi ha proposto di lavorare nel suo ufficio, a servire il caffè. Lì è bello, tutti sono gentili.”

Maria ascoltò, e il suo cuore si ammorbidì. Dietro quell’apparenza sgargiante c’era una ragazza che aveva affrontato molte difficoltà.

Quella sera, tutti si riunirono in terrazza per il tè. Lucrezia, guardando Maria, disse piano:

“Zia Maria, mi insegna tutto quello che sa? Qui è così bello, così tranquillo…”

Maria strizzò l’occhio a Marco.

“E sposerai il mio Marco?”

Lucrezia arrossì.

“Lui non me l’ha ancora chiesto,” mormorò.

Marco scoppiò a ridere.

“Furba, mamma! Pare che non mi lasci scampo.”

“Ne hai avuti già tanti,” sbuffò Maria. “Senti, Lucrezia, se non ti chiede niente, torna da noi. Ti trovo io uno sposo!”

“Grazie, zia Maria,**”Ma pochi mesi dopo, tra il profumo dei limoni in fiore e il suono delle campane del villaggio, Lucrezia e Marco si sposarono nella piccola chiesa di Borgo Sereno, e Maria, stringendo tra le braccia il primo nipotino, pensò che a volte la vita sa regalare sorprese più belle dei sogni.”**

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

seventeen + thirteen =

Ospite Inaspettato