Ha lasciato i figli per il suo primo amore, senza voltarsi indietro

Quando io e Dario ci siamo sposati, avevo vent’anni e lui appena diciotto. Non avevamo pianificato una famiglia così presto, ma quelle due linee sul test decidono tutto al posto nostro. Nove mesi dopo sono nate le gemelle, due bellissime bambine. Eravamo in tre, con una vita intera davanti. Giovani, ingenui, ma pieni di speranza.

Vivevamo modestamente, i soldi non bastavano mai. Dario faceva di tutto: di giorno in fabbrica, di notte in magazzino, scaricava camion, montava mobili, qualsiasi cosa pur di tirare avanti. Io, nonostante le bambine piccole, cercavo di guadagnare qualcosa da casa: lavoravo a maglia, cucivo, scrivevo articoli su commissione. Era dura, a volte mi sentivo sopraffatta, ma resistevamo. Quando le bambine iniziarono l’asilo, trovai un lavoro stabile e, dopo un anno, mi promossero. Pagammo i debiti, ci concedemmo una vacanza e finalmente respirammo.

Quindici anni. Quindici anni insieme. Abbiamo cresciuto le nostre figlie, affrontato la routine, condiviso gioie e fatiche. Ma qualcosa si è rotto. Ho cominciato a notare che Dario cambiava. Si allontanava. Prima correva a casa, ora restava sempre “al lavoro”. Eppure aveva cambiato impiego e gli orari erano regolari. Diceva che c’erano turni extra, emergenze, un amico da aiutare. E io credevo. Perché ero sicura che fossimo una squadra.

Poi un giorno, il mio istinto ha suonato come una sirena. Ho controllato il suo telefono: chiamate, messaggi, geolocalizzazione. Tutto era chiaro. Mio marito mi tradiva. Da tempo. Con freddezza. Con cinismo.

Mi sono seduta di fronte a lui e ho parlato. Speravo in un errore, in un malinteso. Ma mi ha guardato negli occhi e… ha confessato. Disse di aver ritrovato il suo primo amore, Margherita, quella del liceo. Che non l’aveva mai dimenticata. Che finalmente aveva capito chi amava davvero.

L’ho cacciato via. Senza esitare. Lui ha tentennato, è andato a vivere da sua madre. Lei mi chiamava, mi implorava di perdonarlo, diceva che era confuso. Io non ho ascoltato. Ho chiesto il divorzio. Bruciavo di dolore. Non aveva tradito solo me, ma la nostra famiglia. Le nostre figlie.

Il tempo è passato. Lui è ricomparso. Diceva di averci rimpianto, di voler tornare. Ero diffidente, ma le bambine volevano vederlo. Loro non capivano, e io cercavo di non caricarli dei nostri drammi. Piano piano abbiamo ricominciato a vederci. Passeggiate al parco, cinema, perfino una gita in campagna. Sembrava che tutto si fosse aggiustato. È tornato a casa, anche se non ufficialmente. Eravamo di nuovo una famiglia.

Poi, un altro colpo. Ho scoperto di aspettare un bambino. Due mesi. Dentro di me tremava tutto. Sarebbe scappato di nuovo? Dario a parole era con me, ma in realtà… passava sempre più notti da sua madre. E Margherita, quella del liceo, non gli dava tregua. Una volta l’ho incontrata. Speravo di parlare da persona a persona, di spiegare che avevamo delle figlie, che aspettavo un altro bambino. Ma lei ha scrollato le spalle: “Io non c’entro niente. Decida lui”.

Ha deciso. Se n’è andato con lei. Mi ha lasciata sola, incinta. Non ha riconosciuto nostro figlio. L’ha visto una volta sola. Una. Poi è sparito.

Sono passati quasi due anni. Cresco mio figlio da sola, aiutata dai miei genitori. Le bambine sono cresciute, capiscono tutto anche se fingono il contrario. E Dario… ci ha cancellati dalla sua vita. Non scrivo, non chiamo. Ho imparato a vivere senza di lui. Ma dentro di me c’è un vuoto. Perché il dolore per il tradimento di un marito è una cosa. Ma il dolore perché un padre abbandona i suoi figli per un ricordo del passato… quella è un’altra storia. Una storia che non augurerei a nessuno.

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