Troppo tardi per “scusa”: un anziano chiede perdono alla figlia che ha abbandonato prima della sua nascita

Un vecchio si sedette con fatica su una panchina fredda nel giardino vicino a un circolo abbandonato. Le mani gli tremavano, le dita afferravano guanti logori, e gli occhi scorrevano i volti dei passanti come se cercasse qualcuno. Una donna anziana, bassa, con i capelli grigi raccolti in un chignon ordinato e una borsa a tracolla, gli passò accanto. Il vecchio si alzò a fatica e la chiamò con voce flebile:

— Maria… Maria Rossi… Aspetti un momento.

La donna si fermò, socchiuse gli occhi e, riconoscendo in quel volto rugoso i tratti di un uomo un tempo forte e sicuro di sé, strinse le labbra:

— Ma che miracolo è questo. Cosa ci fai qui, Bianchi?

— Io… volevo parlarti. Chiederti perdono. Spiegarti tutto.

— Spiegarmi? — La voce di Maria Rossi tremò. — Dopo quarant’anni? Credi che la mia memoria sia corta? Che io abbia dimenticato?

— Voglio solo che… che lei… mi ascolti. Anche se non mi perdona. Lo capisco. Solo… prima di morire, vorrei vedere almeno una volta mia figlia. Che sappia di aver avuto un padre. Che io esisto.

Maria Rossi tacque. Poi, stringendo i pugni, sussurrò:

— Non le ho mai detto chi fosse suo padre. Per lei, tu sei un estraneo. Sappi solo che la sua reazione potrebbe essere qualunque.

— Sarò qui domani. Se decide di venire… aspetterò.

Tempo addietro, Giovanni Bianchi era il più brillante tra i giovani del paesino vicino a Firenze. Alto, con occhi vivaci e un sorriso furbo, corteggiava la giovane Maria con stile: l’aspettava alla porta, le portava fiori, la faceva ingelosire con storie di *ricamatrici che lo tempestavano di attenzioni*. Lei resisteva, ma alla fine cedette e si innamorò.

Poi tutto crollò in un istante. Giovanni scomparve. E qualche mese dopo, Maria scoprì che si era sposato. Con la figlia dell’oste del paese. Ricca, con un appartamento regalato dal padre, un futuro sicuro. Comodo. Maria rimase sola. E presto capì che portava in grembo una bambina.

Non disse nulla a nessuno. Partorì la figlia—Lucia—e continuò a vivere. Il padre non si fece mai vivo. Non chiese mai. Lei portò avanti il suo ruolo con orgoglio, senza accusare, senza abbassarsi, semplicemente cercando di essere forte.

Per Giovanni, invece, la vita fu peggiore. Sua moglie era sterile. Malata. La casa era piena di silenzio e di aria pesante. Passeggiava per le strade, osservando i bambini, cercando nei loro volti qualcosa di familiare. Un vecchio amico lasciò sfuggire la verità, e Giovanni capì: Lucia era sua.

Ma gli anni passarono. Lucia crebbe, si sposò, ebbe una figlia. Il padre non fu invitato al matrimonio. Cercò di arrabbiarsi, di trovare colpe, ma ogni volta rimaneva solo—con la consapevolezza di essere il suo stesso carnefice.

Il giorno dopo, Maria Rossi tornò. Questa volta non era sola. Accanto a lei c’era una donna sui trent’anni, bella, composta, con la schiena dritta. Era Lucia.

Giovanni si alzò di scatto, come ringiovanito di dieci anni. Gli occhi gli brillavano. Si avvicinò timidamente:

— Lucia… Io… sono tuo padre. Ho sbagliato. Non merito nemmeno di stare qui, ma… grazie per essere venuta.

Lucia tacque. Lo osservò con attenzione. Nei suoi occhi non c’era odio. Solo stanchezza e cautela. Lo invitarono a casa loro.

L’appartamento era luminoso, accogliente. Alle pareti, fotografie di famiglia; nell’aria, l’odore di una crostata di mele. Giovanni sedette sull’orlo di una sedia, bevve un caffè e disse cose insignificanti per coprire l’imbarazzo. Lucia lo guardava come si guarda qualcuno che si è sempre saputo esistere, ma solo come un’ombra.

— Se ha bisogno di qualcosa… aiuto, medicine — disse improvvisamente lei — basta dirlo.

— No… grazie — rispose lui, distogliendo lo sguardo. — In tutta la vita… non ho mai fatto nulla per voi. Nemmeno un euro vi ho dato.

Entrò una bambina—la nipote. Lucia presentò:

— Questa è tua nipote. Il nonno Giovanni.

La bambina mormorò qualcosa, corse dalla nonna e insieme uscirono per una passeggiata. Rimasti soli, Giovanni sospirò:

— Io… voglio lasciarti la mia casa. A campagna. Piccola, ma solida.

— Grazie, ma non ci serve — rispose Lucia con calma. — Non offenderti, ma per noi è inutile.

Giovanni capì. Si alzò, ringraziò per il caffè, chiese una foto della nipote. E se ne andò. Il marito di Lucia si offrì di accompagnarlo in paese. Per tutta la strada, Giovanni restò in silenzio, stringendo la fotografia. E pianse.

Quando tornò a casa, in una vecchia casetta vicino a Siena, aprì la mano e lesse la scritta sul retro:

**«Al papà. Da Lucia».**

E solo allora capì che, forse, il perdono era già iniziato. Ma il tempo per poterlo godere gli era rimasto davvero poco.

*A volte, il rimorso arriva quando ormai non c’è più spazio per riparare. Eppure, persino una parola scritta può essere un inizio.*

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