Troppo tardi per un “perdono”: un padre anziano chiede scusa alla figlia mai conosciuta.

Un vecchio si sedette con fatica su una fredda panchina nel giardino vicino a un vecchio circolo abbandonato. Nelle sue mani tremavano logori guanti, e i suoi occhi cercavano qualcuno tra i passanti. Una signora anziana, bassa di statura, con i capelli grigi raccolti in un elegante chignon e una borsa a tracolla, gli passò davanti. Vedendola, il vecchio si alzò a fatica e la chiamò piano:

“Maria… Maria De Rosa… Aspetti un momento.”

La donna si fermò, socchiuse gli occhi e, riconoscendo nei solchi del volto di un tempo i lineamenti di quell’uomo un tempo sicuro di sé, strinse le labbra:

“Che miracolo è questo? Come mai sei qui, Bianchi?”

“Volevo… parlare. Chiederti scusa. Spiegarti tutto.”

“Spiegarmi?” La voce di Maria De Rosa tremò. “Dopo quarant’anni? Credi che la mia memoria sia così corta? Che abbia dimenticato?”

“Voglio solo che… che lei… mi ascolti. Anche se non mi perdonerà. Lo capisco. Solo… prima di morire, vorrei vedere mia figlia almeno una volta. Che sappia di aver avuto un padre. Che io esisto.”

Maria tacque. Poi, stringendo i pugni, sussurrò:

“Non le ho mai detto chi fosse suo padre. Per lei, tu sei un estraneo. Ma sappi una cosa: la sua reazione potrebbe essere qualsiasi.”

“Domani sarò qui. Se deciderà di venire… aspetterò.”

Una volta, Roberto Bianchi era il ragazzo più brillante della periferia operaia vicino a Brescia. Alto, con occhi vivaci e un sorriso furbo, corteggiava la giovane Maria con stile: l’aspettava all’uscita, le portava fiori, la faceva ingelosire con storie di “sarte che gli cadevano ai piedi”. Lei resisteva, ma alla fine cedette e si innamorò.

Poi tutto crollò all’improvviso. Roberto sparì. E dopo qualche mese, Maria scoprì che si era sposato. Con la figlia di un oste locale. Ricca, con un appartamento regalato dal padre, un futuro sicuro. Comodo. Maria rimase sola. E presto capì di aspettare un bambino.

Non disse niente a nessuno. Partorì una bambina — Lucia — e andò avanti con la sua vita. Il padre di Lucia non si fece mai vivo. Non chiese mai nulla. E lei portò avanti il suo ruolo con fierezza, senza lamentarsi, cercando solo di essere forte.

La vita di Roberto, invece, peggiorò. Sua moglie non poté avere figli. Si ammalò. La casa era piena di silenzio e aria pesante. Lui girava per le strade, osservando i bambini, cercando somiglianze. Un vecchio amico lasciò sfuggire qualcosa, e Roberto capì: Lucia era sua.

Ma gli anni passarono. Lucia crebbe, si sposò, ebbe una figlia. Il padre non fu invitato al matrimonio. Provò a offendersi, a incolpare qualcuno, ma alla fine rimase solo — carnefice di se stesso.

Il giorno dopo, Maria De Rosa tornò. Non era sola. Accanto a lei camminava una donna sulla trentina, elegante, con la schiena dritta. Era Lucia.

Roberto balzò in piedi come se avesse ritrovato dieci anni di gioventù. I suoi occhi brillavano. Si avvicinò timidamente:

“Lucia… Io… sono tuo padre. Ho sbagliato. Non merito neanche di stare qui, ma… grazie per essere venuta.”

Lucia tacque. Lo osservò con attenzione. Nei suoi occhi non c’era odio. Solo stanchezza e cautela. Lo invitò a casa sua.

L’appartamento era luminoso, accogliente. Alle pareti, fotografie; nell’aria, profumo di crostata di mele. Roberto sedette sul bordo di una sedia, bevve un caffè e disse sciocchezze per nascondere l’imbarazzo. Lucia lo guardava come si guarda un’ombra che ha sempre accompagnato la vita senza mai farsi vedere.

“Se ha bisogno di qualcosa… medicine, soldi,” disse improvvisamente lei, “basta che me lo dica.”

“No… grazie,” distolse lo sguardo. “In tutta la vita… non ti ho mai aiutata. Neanche con un euro.”

Entrò una bambina — la nipote. Lucia la presentò:

“È tua nipote. Il nonno Roberto.”

La bambina mormorò qualcosa e corse dalla nonna, uscendo insieme per una passeggiata. Rimasti soli, Roberto annunciò:

“Voglio lasciarvi la mia casa. Ho una casetta in campagna. Piccola, ma solida.”

“Grazie, ma non ci serve,” rispose Lucia con calma. “Non offenderti, ma non ne abbiamo bisogno.”

Roberto capì. Si alzò, ringraziò per il caffè, chiese una foto della nipote. E se ne andò. Il marito di Lucia offrì di accompagnarlo in paese. Per tutta la strada, Roberto rimase in silenzio, stringendo la foto. E pianse.

Quando tornò a casa, in una vecchia casetta vicino a Cremona, aprì la mano e lesse la scritta sul retro della foto:

“Al papà. Da Lucia.”

E solo allora capì che, forse, il perdono era già cominciato. Ma il tempo per rendersene conto, ormai, gli rimaneva poco.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

2 + six =

Troppo tardi per un “perdono”: un padre anziano chiede scusa alla figlia mai conosciuta.