Chiamata dal Passato: Il Ritorno del Padre

La chiamata del passato: il ritorno del padre

Luca chiuse lo sportello del frigorifero, asciugandosi le mani con uno straccio.

«Ecco, ora funziona. Dovrebbe congelare, ma meglio verificare», disse alla signora. «Ha una ciotola di plastica vuota? Possiamo riempirla d’acqua e metterla nel congelatore. Stasera la chiamo: se l’acqua è ghiacciata, significa che tutto è a posto.»

In quel momento, il telefono squillò di nuovo. Un altro cliente, pensò Luca, e rispose:

«Pronto, mi dica. Sì, sono Luca Romano, riparatore di elettrodomestici. Cosa devo aggiustare? Ah, sì, sono proprio io, se è importante. Scusi, cosa ha detto? Mio padre?» La sua mano tremò quasi lasciando cadere il telefono.

La voce si presentò come Vittorio Romano. Luca capì subito: era suo padre, che non vedeva né sentiva da più di vent’anni. Il cuore gli batteva forte, mentre nella mente affioravano frammenti di ricordi lontani.

«E… cosa vuole?» Luca esitò, incerto su come rivolgersi a quell’uomo. «Vedersi e parlare? Certo, dopo solo vent’anni. Scusi, sono impegnato con un cliente, la richiamo più tardi.» Chiuse la chiamata e borbottò con sarcasmo: «Ma dai…»

Tornare dopo tutto questo tempo! Sicuramente voleva qualcosa. Cosa? Il figlio era cresciuto, il padre invecchiato, e ora cercava aiuto. Quanti anni aveva? Più di cinquantacinque, probabilmente. Soldi, ecco cosa voleva! Luca sbuffò, tornando al lavoro.

«Allora, siamo intesi?» disse alla signora. «Stasera la chiamo per verificare l’acqua nella ciotola. Se è ghiacciata, il congelatore funziona.»

La signora lo ringraziò, e Luca partì per il prossimo lavoro. Una signora anziana aveva chiamato per una lavatrice che perdeva. Era una chiacchierona e lo invitò subito a prendere un caffè con biscotti. Il guasto era banale: la guarnizione della porta si era spostata. Luca la riposizionò, e la perdita si fermò. Un altro tecnico le aveva chiesto troppo, ma lui prese il minimo: sfruttare i pensionati non era nella sua natura. La signora era commossa e ripeteva che persone così gentili erano rare. Luca sorrise imbarazzato, bevve il caffè e promise di tornare se avesse avuto altri problemi.

Ma la sua mente era occupata dalla chiamata del padre. Ricordi confusi riaffioravano. I suoi genitori si erano separati quando lui aveva cinque anni. Suo padre beveva, aveva perso il lavoro. Sua madre piangeva, ma credeva alle sue promesse. Una volta, mentre lei era al lavoro, il padre lo prese all’asilo. Si fermarono in un parco, e suo padre tirò fuori una birra, lamentandosi col figlio: la madre non lo rispettava, la vita era difficile. Poi si ubriacò, si distese sulla panchina e si addormentò. Luca si vergognò. Tentò di svegliarlo, ma lui lo scacciò. I passanti li guardavano, e Luca, sentendosi abbandonato, tornò a casa da solo. Si perse, finché una vicina non lo trovò.

Sua madre non gridò quella sera. Disse solo, piano:

«Vattene. Hai lasciato nostro figlio da solo. Che padre sei?»

Il padre partì per un’altra città. Ogni tanto mandava soldi o regali. La madre rideva:

«Stiamo bene anche senza di lui, vero, Luca?»

A dieci anni, la madre gli presentò Claudio.

«Piccolo, Claudio vuole sposarmi. Si prenderà cura di noi. Andiamo a comprarti una bici nuova?»

Claudio era un buon uomo, ma non divenne mai un padre per Luca. Una parte dell’amore di sua madre ora era sua, e Luca si sentiva escluso.

Quella sera, Luca estrasse il telefono e chiamò suo padre. Rispose subito:

«Luca, incontriamoci, dobbiamo parlare. Domani alle sette, alla fontana del nostro vecchio viale. Puoi?»

«Va bene, ci sarò», borbottò Luca.

Sua madre una volta gli aveva detto che Claudio voleva adottarlo, dargli il suo cognome. Ma Luca rifiutò. Voleva rimanere Romano, conservare quel legame invisibile con il padre. Sua madre voleva cancellare il passato, ma lui aveva sempre atteso qualcosa. Cosa, non lo sapeva. Poi capì che non c’era nulla da aspettare.

Il giorno dopo, camminando verso il viale, decise: se suo padre avesse chiesto soldi, glieli avrebbe dati, e poi basta. Doveva restituire ciò che aveva ricevuto, e chiudere quella storia. Sua madre aveva Claudio, non le importava.

«Si vergogna, ecco perché manda regali», diceva lei.

Alla fontana, Luca vide un uomo anziano. Si alzò dalla panchina e gli venne incontro. “Niente frasi dolciastre tipo ‘figliolo, finalmente ci siamo incontrati'”, pensò Luca. E sperò solo che non bevesse.

«Buonasera, Luca», disse l’uomo, tendendo la mano.

«Buonasera», rispose Luca, notando la sua stretta ferma.

«Voglio essere chiaro», iniziò il padre. «Promisi a tua madre di aiutare ma di non interferire finché eri piccolo. Le facevo schifo, e tu avevi paura di me. Partii per un’altra città. All’inizio non trovavo lavoro, bevevo per disperazione. Poi, dopo un’ubriacatura, finii in ospedale. L’infermiera che mi curò divenne mia moglie. Aveva una figlia, Sofia, che ho cresciuto come mia. Mi rimisi in piedi, lavorando come riparatore. Ora ho un’impresa con un amico. Ma tu sei grande, non sei più un bambino. Volevo incontrarti. Sei l’unica persona che mi è rimasta. Voglio chiederti…»

Luca lo fissò, aspettando. Ora arriverà la richiesta di soldi. Invece, suo padre continuò:

«Ho un’azienda di riparazioni. Vedo che siamo fatti della stessa pasta. Voglio aprire una filiale qui e proporti di diventare mio socio, un giorno mio successore. Pensaci, figlio. So di essere un estraneo per te. Ma voglio darti ciò che non ho potuto prima. Un sostegno da padre.»

Luca rimase senza parole. Si aspettava ben altro. Non chiedeva soldi, ma offriva un futuro. In pochi giorni, accettò.

Riscoprì suo padre. Il rancore svanì. Lavorare insieme li unì come pezzi di un puzzle finalmente completato. Ora Luca non lavorava più da solo. Insieme gestivano una fiorente impresa. Per gli anziani, c’erano sempre sconti.

E poi, Luca fece la proposta alla sua fidanzata, Giulia. Stavano insieme da due anni, ma lui esitava. Ora sapeva di essere pronto: come marito, come padre, come capofamiglia.

Quella notte, suo padre gli disse:

«Ero un pazzo, perso, non sapevo come vivere. Perdonami, figlio. Il tempo non mi scusa. Né l’età. Bisogna essere uomini.»

Luca perdonò. Finché si è vivi, molto può essere riparato.

**La vita insegna che il perdono è l’unica chiave per chiudere le ferite del passato.**

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