Aveva solo 16 anni quando portò a casa una ragazza incinta, più grande di lui di un anno.

**11 marzo 1985**

Aveva appena sedici anni quando la portò a casa. Lei, una ragazza ormai incinta, era più grande di lui di un anno.

Alba frequentava lo stesso liceo, ma era un anno avanti. Per giorni, Matteo l’aveva osservata rannicchiarsi in un angolo, piangere in silenzio. Aveva notato il ventre che iniziava a delinearsi, gli stessi vestiti indossati per settimane e quegli occhi spenti, privi di speranza. Quasi tutti conoscevano la sua storia. Il nipote di un uomo importante in città l’aveva lasciata dopo averla messa incinta, sparito chissà dove con la scusa degli affari. I suoi genitori si erano rifiutati di riconoscerla, e la sua stessa famiglia, vergognandosi, l’aveva cacciata di casa, ritirandosi in campagna per evitare il “disonore”. Alcuni la compativano, altri ridevano alle sue spalle.

“Sei andata a cercartela”, dicevano.

Matteo non poteva restare a guardare. Dopo averci pensato a lungo, si avvicinò.

“Non sarà facile, smettila di piangere. Vieni a casa mia, ci sposeremo. Ma ti avviso: non so mentire, né fare mozzarelle con te o con il bambino. Cercherò solo di esserci, e ti prometto che andrà tutto bene.”

Alba si asciugò le lacrime e lo guardò. Un ragazzo normale, senza fronzoli. Lei aveva sognato un marito diverso, ma ormai non aveva scelta e lo seguì.

I suoi genitori andarono in shock. Sua madre lo supplicò di ripensarci, ma Matteo era deciso.

“Mamma, non ti preoccupare. Ho due borse di studio, quella normale e quella sociale. Troverò un lavoretto, ce la faremo.”

“Ma volevi continuare a studiare!”

“E allora? Papà ha lavorato in fabbrica tutta la vita, tu al supermercato. La gente vive anche senza laurea. Non è la fine del mondo.”

Alba si sistemò nella sua stanza. Matteo le diede il letto e si trasferì su una scomodissima sedia a sdraio. Per giorni rimase silenziosa, seguendolo a scuola come un’ombra. Poi, improvvisamente, esplose.

“Basta! I tuoi genitori mi guardano male! Non gli piaccio! E perché non passi mai tempo con me? Sei sempre sui libri o esci!”

Matteo la fissò, stupito.

“Non ci hai mai pensato? Sì, ai miei non piaci, ma ti hanno accolta. I tuoi, invece, ti hanno sbattuto fuori. E i genitori del padre del bambino? Dove sono? Studio perché non voglio essere bocciato al primo anno. Esco perché lavoro. Non ho tempo per guardare telenovele con te.”

Alba scoppiò in lacrime.

“Perché sei così crudele?”

“Crudele? Ti avevo avvisato. Comunque, quando andiamo in comune a fare le carte?”

“Non posso andare così! Comprarmi un vestito elegante, a vita alta, che copra la pancia!”

“Ma sei seria? Porteremo il certificato di gravidanza! Devo risparmiare per il passeggino e la culla!”

Sua madre iniziò a prendere calmanti, ma poco alla volta si rassegnò. Erano giovani, si sarebbero sposati, e lei e il marito li avrebbero aiutati. Peccato solo che Alba fosse così ingrata, sempre insoddisfatta: di Matteo, di loro, della casa piccola.

Forse sarebbe cambiata dopo il parto.

Ma Alba non aveva intenzione di cambiare. Quando Matteo tornò dal lavoro al lavaggio auto, sporco e sudato, portando con sé una gatta randagia, lei arrossì di rabbia.

“Sei pazzo? A cosa ci serve questa gatta spelacchiata? Butta fuori quell’animale!”

“No, aspetta i cuccioli. Resta qui. Piuttosto, scaldami da mangiare.”

“Ah, così? Scegli! Io o lei!”

Matteo la fissò, perplesso.

“Non devo scegliere. Questa è casa mia. La gatta resta. Se non ti sta bene, puoi andartene. Nemmeno mia madre mi ha mai fatto un simile ricatto. Forse dovresti smetterla tu di guardare tutti con disprezzo.”

Alba urlò, invidiosa di quella gatta scheletrica. Ma presto il ventre della gatta si gonfiò: aspettava davvero dei cuccioli.

Matteo era stanco, ma ogni volta che il rimpianto affiorava, lo scacciava via. Ce l’avrebbero fatta. Alba si sarebbe calmata dopo il parto, e intanto i gattini avrebbero portato gioia.

Ma andò diversamente. Il nonno di Alba, un uomo influente, tornò da un viaggio d’affari e scoprì tutto. Trovò il nipote e lo minacciò: se il suo pronipote fosse cresciuto in un’altra famiglia, lo avrebbe diseredato.

Alba lasciò il liceo con lui senza neanche salutare Matteo, dimenticandosene all’istante. Tanto, le avrebbero comprato vestiti nuovi. E quel liceo squallido? Mai più.

Matteo era a pezzi. Gettò via le sue cose e restò seduto al buio, stringendo la gatta, che sembrava capirlo. Le fece partorire da solo, tenendo lontani i genitori ansiosi. Quattro gattini nacquero sani. Quella notte, esausto, si addormentò, dimenticandosi che quel giorno era anche il suo compleanno.

Ora aveva diciassette anni.

**Lezione:** a volte, chi sembra debole è capace di infinite crudeltà, mentre un randagio può darti più amore di chi dovrebbe amarti.

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Aveva solo 16 anni quando portò a casa una ragazza incinta, più grande di lui di un anno.