Era già notte fonda, ma Giulia non riusciva a dormire. Si rigirava nel letto, girandosi da una parte all’altra, finché, alla fine, decise di andare in cucina per bere un po’ d’acqua e calmarsi. La casa era silenziosa, solo il ticchettio dell’orologio rompeva il quiete. Ma all’improvviso, un forte bussare alla porta squarciò la tranquillità.
Giulia si bloccò per lo stupore. A quell’ora, nessuno le faceva mai visita. Il cuore le batté forte. Si avvolse nella vestaglia e si diresse verso l’ingresso. Sulla soglia c’era la vicina di casa, la piccola Sofia, con in braccio il fratellino, il piccolo Lorenzo, di appena due anni.
“Buonasera, zia Giulia,” disse la bambina con voce tremante. “Credo che la mamma non stia bene… È… là dentro…”
Giulia capì all’istante — qualcosa le si strinse dolorosamente nel petto. Corse attraverso la strada fino alla casa di Daniela, la madre dei bambini. La porta era socchiusa. Dentro regnava un silenzio opprimente. Entrò nella camera da letto — e subito indietreggiò, sconvolta da ciò che vide.
Daniela non c’era più…
Giulia rimase lì, incapace di credere ai propri occhi, poi, con le gambe che sembravano di gelatina, tornò a casa. In cucina, Sofia era raggomitolata su se stessa, mentre Lorenzo sonnecchiava accanto a lei. La bambina alzò gli occhi e chiese, con una calma spaventosamente adulta:
“La mamma è morta, vero?”
Giulia non riuscì a trattenere le lacrime. Si avvicinò e strinse forte la bambina. Poi, piansero insieme. Sofia sussurrò soltanto:
“Mi dispiace per Lorenzo. È ancora piccolo. Senza la mamma, sarà difficile per lui…”
Daniela fu sepolta con una cerimonia a cui partecipò tutto il paese. Non aveva parenti stretti. Del padre dei bambini, nessuno sapeva nulla. Dopo il funerale, Sofia e Lorenzo furono portati in un orfanotrofio.
Passarono sei mesi. Giulia riprese la sua vita di sempre, ma la sera, i suoi pensieri tornavano immancabilmente a quei due. Andava a trovarli, portando dolci e giocattoli. Ogni volta che incrociava lo sguardo di Sofia, carico di malinconia, tratteneva a fatica le lacrime.
Lo sapeva: avrebbe potuto prendersi cura di loro. Lo avrebbe voluto. Ma aveva paura. La responsabilità. I soldi. L’età. La paura di non farcela.
Giulia era una donna sola. Un tempo era stata sposata, ma il matrimonio non aveva funzionato. Aveva provato a rimanere incinta, senza successo. Suo marito se ne era andato quando era diventato chiaro che non avrebbero avuto figli. Da allora, Giulia si era chiusa in se stessa. Non aveva più nessuno accanto. Gli uomini, per lei, avevano smesso di esistere. Viveva solo per il lavoro. La consideravano forte, indipendente, ma di notte piangeva nel cuscino.
La sua vita scorreva monotona. Lavoro, casa, orto. Sua sorella Elena viveva in un’altra città; avevano un buon rapporto, ma litigavano spesso — Elena non voleva figli, e questo irritava Giulia, che avrebbe dato qualsiasi cosa per essere madre.
Un giorno, entrò nel negozio del paese. In fila c’era il nonno Antonio, un anziano rispettato da tutti. La riconobbe subito e le si avvicinò.
“Allora, piccola, come stanno quei due angioletti? Li vai ancora a trovare?”
“Ogni tanto… Stanno male lì, nonno Antonio, ma che posso fare?”
“Poveri orfanelli… Ma tu non sei una straniera per loro. Siete quasi parenti, in fondo.”
“In che senso?” chiese Giulia, sorpresa.
Scoprì che la madre di Daniela era una lontana parente della zia di Giulia. Non proprio una stretta parentela, ma abbastanza per poter presentare una richiesta di affido.
Non ebbe più dubbi. Giulia iniziò a raccogliere i documenti. Ci volle quasi un anno. Carte, certificati, controlli… Ma andò avanti senza fermarsi.
Quando tutto fu pronto, Sofia e Lorenzo tornarono a casa — questa volta, nella casa di Giulia. La bambina si strinse a lei, e il piccolo non la lasciava nemmeno per un secondo. Per la prima volta dopo tanto tempo, Giulia non si sentì più una donna sola, ma una madre. Vera.
Da allora, tutto cambiò. In casa risuonavano di nuovo risate, e piccoli piedini correvano da una stanza all’altra. Giulia non piangeva più la notte — preparava la colazione, controllava i compiti, raccontava favole prima di dormire. Soprattutto, nel suo cuore era tornato l’amore. Quello che fa tremare, che fa piangere. Quello che non muore mai.
E sempre più spesso, le sembrava che anche l’amore per un uomo fosse dietro l’angolo. Che da qualche parte ci fosse qualcuno a cui avrebbe potuto donare il suo affetto, e che avrebbe donato a loro la sua sicurezza.
Ma anche se non fosse mai arrivato, Giulia era già felice. Non era più sola. Era una madre. E questo era tutto ciò che contava.
**La vita ci riserva sorprese quando meno ce lo aspettiamo.** A volte, ciò che sembra una sfida insormontabile diventa la nostra più grande benedizione.