Quando un vero mago entra in casa

Nonna Giulia sedeva al tavolo della cucina, lavorando a maglia un paio di calze calde, punto dopo punto. Sulla carta si chiamava Giulia Bianchi, ma in paese tutti la chiamavano affettuosamente semplicemente Giulia.

Nella casa regnava un silenzio invernale, rotto solo dal crepitio della radio sul davanzale. All’improvviso, la porta scricchiolò. La nonna alzò lo sguardo e si bloccò. Sulla soglia c’era… Babbo Natale in persona. Cappello rosso, barba bianca, bordi di pelliccia — tutto perfetto, come dovrebbe essere.

“Buonasera, Giulià!” salutò lui con un sorriso. “Hai posto per un ospite?”

Giulia si sistemò gli occhiali, lo studiò con attenzione, dalla borsa agli stivali, e sussurrò incredula:

“Mio Dio, sei davvero tu? Ma perché proprio me?”

“Perché no? Oggi è il 31 dicembre!” rise lui. “Tutti festeggiano il Capodanno. E sono venuto da te… con un regalo.”

“Ma perché proprio a me, una vecchia? Vai dai bambini, ascolta le loro poesiole. Io? Sono solo una nonnina, ho già visto abbastanza regali.”

“Ormai i bambini in paese si contano sulle dita. Ma le tue calze sono così calde,” fece un cenno verso il lavoro a maglia. “Quindi un regalo te lo meriti.”

“Va bene, se sei qui, dammi pure questo regalo,” sorrise la nonna. “Ma non aspettarti poesie, ho un dolore alla schiena che mi fa a malapena muovere.”

“Allora dimmi, che cosa di buono hai fatto quest’anno?”

“Ma cosa ho fatto io…” rifletté Giulia. “Ho fatto i guanti ai nipoti, le calze ai vicini. Ho regalato verdure dall’orto. Forse non per bontà, ma solo perché non avevo nient’altro da fare.”

“Non essere modesta. È proprio la bontà, quando fai qualcosa senza aspettarti nulla.”

“A proposito, il mio vecchio è chissà dove. È uscito stamattina e non si è più fatto sentire.”

“Anche lui era nella mia lista. È sempre lo stesso mattacchione?”

“E come! Va in giro dai vicini, racconta storie, canta canzoni. Li fa ridere, così non si rattristano.”

“Lo ami ancora?”

“Tu che ne pensi?” sorrise Giulia. “Siamo insieme da cinquant’anni. Facciamo finta di essere un po’ sordi, di non sentire o vedere tutto. E non litighiamo. A che serve?”

Babbo Natale tirò fuori dalla borsa un foulard — morbido, di lana, con ricami che luccicavano.

“Ecco, prendi. Se lo metti, ringiovanirai di dieci anni.”

“Che meraviglia!” brillarono gli occhi della nonna. “Ne ho sognato uno così per tutta la vita. Grazie!”

“Ringrazia tuo marito,” strizzò l’occhio Babbo Natale. “È stato lui a scrivermi una lettera.”

Uscì nell’ingresso, si tolse il cappotto e il cappello, li nascose in un baule.

“Eh, Giulià mia…” mormorò tra sé. “Non ha riconosciuto la voce del suo uomo. O fa finta?”

Intanto, la nonna si rigirava davanti allo specchio con il foulard nuovo e sussurrava:

“E così viviamo, Gianni… Come se non sapessimo niente. Invece lo sappiamo. Amiamo a modo nostro. E la magia… è proprio in questo.”

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