Un Sera Ha Aperto Gli Occhi di Maria Sulla Verità

“Davvero non fai mai niente in tempo!”: una serata che ha aperto gli occhi a Maria su tutta la verità

— Domani andiamo da Dario e Giulia — disse Luca a cena, senza nemmeno guardare la moglie. — Ci hanno invitati.

— Posso preparare qualcosa? Una crostata di mele, magari? Non è educato arrivare a mani vuote — propose Sofia.

— Non serve. Giulia è un’ottima cuoca — la liquidò lui. — Basta del vino e un po’ di frutta.

Sofia annuì, ma dentro di sé ribolliva. Sì, non era una chef stellata, e tra il lavoro e il figlio piccolo non aveva tempo, ma ci provava, no? Cucinava, puliva. Peccato che nessuno sembrava accorgersene.

Giulia l’aveva vista solo una volta, a una festa dell’azienda, e di sfuggita. E ora doveva andarci a casa, come un ordine, con quel sottinteso che le mogli altrui sono sempre migliori.

Sabato sera, Sofia si vestì con cura, si pettinò — almeno uscire le faceva piacere. Lasciarono il bambino dai nonni e partirono.

L’appartamento di Giulia e Dario era davvero perfetto. Tutto luccicava, profumava di pollo arrosto e pane appena sfornato. Sofia osservò di nascosto — avevano un figlio anche loro, ma niente giochi per terra, neanche una briciola. E Giulia sembrava appena uscita da un centro benessere.

— Che bel nido avete! — disse Sofia, educata.

— E pulito — aggiunse Luca. — Non come da noi. Sofia, dovresti prendere esempio!

Tutti risero, tranne lei. Fu una pugnalata. Smise di sorridere e serrò le labbra. Voleva andarsene, ma il galateo la trattenne.

A tavola la conversazione scivolava leggera, finché Luca non iniziò a elogiare Giulia: cucina benissimo, è sempre impeccabile, stira le camicie del marito.

— Questa sì che è una moglie! — esclamò. — Ne vorrei una così!

— E io? — sbottò Sofia.

— Ma no, tu sei… insomma, Giulia è l’ideale. Non prendertela.

Sofia si alzò e andò in bagno. Si chiuse a chiave e pianse. Lui la paragonava. La umiliava. E lei faceva tutto per lui.

Tornò a tavola, fingendo che andasse tutto bene.

Ma poi intervenne Giulia.

— Luca, se ti piace come mi presento, potresti imparare da Dario. Lui sta con nostro figlio quando vado in palestra, dall’estetista o a fare shopping. Tu invece lasci sola Sofia e poi ti lamenti?

Luca si agitò, cercando di sdrammatizzare:

— Be’, non tutti possono essere perfetti…

— Sofia potrebbe esserlo, se non dovesse farsi carico di tutto da sola — continuò Giulia. — Se la aiutassi ogni tanto, avreste più ordine e lei avrebbe tempo per sé.

— Ma mi state attaccando? — s’infuriò Luca. — Era solo un complimento!

— No, hai umiliato tua moglie. Da sempre. E fare complimenti a Giulia non è un motivo per sminuire Sofia — disse secco Dario. — Non hai neanche capito quanto le sia costato ascoltarti.

— Sofia, diglielo tu! — implorò Luca. — Spiega che non è così.

Lei lo guardò. Sorrise, ma gli occhi erano vuoti.

— No, Luca. È così. Mi umili. Sempre. Sono stanca.

— E ora ti metti contro di me?! — sibilò lui. — Andiamo via. Che vergogna.

— Se hai bisogno, chiamami — sussurrò Giulia mentre Sofia salutava.

In taxi, Luca iniziò a urlare. E continuò a casa, accusandola: «Ti hanno messo contro di me! Tra noi andava tutto bene!»

Ma Sofia non urlò. Non si giustificò. Si limitò a prepararsi al mattino seguente — al momento in cui avrebbe chiesto il divorzio.

Un mese dopo aveva già trovato lavoro. Il figlio era all’asilo. E lei respirò. Si sentì più leggera. Nessuno la paragonava più. Nessuno la rimproverava. E non temeva più il silenzio in casa. Il silenzio non era vuoto. Era libertà.

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