Addii natalizi e miracoli di Capodanno

**Addio di Natale e Capodanno miracoloso**

In cucina si spandeva il profumo di arrosto con patate, le candele sul tavolo tremolavano con una luce calda, mentre Fiorella sistemava la tovaglia, ansiosa di rivedere il marito. Quella sera si era impegnata ancora di più—il Capodanno era vicino e voleva che la serata fosse speciale. Ma Giacomo tardava—ben due ore. Tutto si era ormai raffreddato, persino il suo cuore si era un po’ intirizzito. Quando finalmente aprì la porta, però, lei gli corse incontro con gioia—dopotutto, l’amato era tornato.

Si sedettero in silenzio a tavola. Fiorella sorrideva speranzosa, mentre Giacomo muoveva distrattamente la forchetta nel piatto. A un tratto, posò le posate e, senza guardarla negli occhi, sbottò:

—L’arrosto è di nuovo duro. E poi… me ne vado. C’è un’altra donna. Da tempo. Non ti amo, capisci? Forse non ti ho mai amata. Non so perché ci siamo sposati.

Le parole la colpirono come schiaffi. Fiorella rimase muta, immobile, con un pezzo di quel maledetto arrosto in bocca. Sette anni di matrimonio, cancellati in un solo pasto.

—E io, Giacomo? — sussurrò. — Cosa devo fare adesso?

—Vivere. Sei giovane, troverai qualcun altro. Non abbiamo figli, non c’è nulla che ci leghi. E Federica, con cui sto, è meravigliosa. Più grande di me, con una figlia che amo come se fosse mia. Mi chiama papà. E cucina meglio, tra l’altro…

Parlava con calma, come se stesse discutendo delle vacanze. L’appartamento poteva restare a lei—non era così meschino. La macchina se la prendeva lui—il mutuo era suo. Tutto giusto. E aggiunse:

—Buon anno, Fiore. Che il nuovo anno ti porti felicità.

Con queste parole, Giacomo se ne andò, lasciando solo il profumo del suo colon preferito—e il silenzio.

Federica… La bambina che lo chiamava papà… Dio, che dolore.

Fiorella si abbandonò sulla poltrona, fissando il vuoto. Sul bracciolo c’era la sua maglietta. Quella in cui dormiva sempre. La strinse al viso e pianse. Piano, disperatamente, come si piange quando non crolla solo un amore—ma un’intera vita.

Ma l’alba le portò la decisione. La maglietta finì nella spazzatura. Si asciugò le lacrime, si alzò e mormorò: «Basta. Non mi lascerò abbattere.»

Ignorò la cena aziendale—non aveva voglia di festeggiare. I colleghi le fecero le condoglianze, in particolare la contabile Rita, a cui, senza pensarci, aveva confessato tutto. La compassione era peggio del dolore.

Sua madre, quando lo seppe, sospirò soltanto:

—Forse tornerà? Perdonalo, Fiorella, succede…

—Non voglio, mamma. Non mi ha mai amata. E io… forse non ho mai saputo cos’è l’amore.

—Vieni da noi per le feste…

—No. Voglio restare sola. Devo abituarmi.

Il 31 dicembre, Fiorella comprò mandarini, insalate, spumante e una confezione di panettone. Addobbò la finestra con le luci, come faceva ogni anno. E all’improvviso ricordò un’antica tradizione dell’infanzia—scrivere un desiderio su un pezzo di carta.

«Voglio incontrare l’anima gemella ed essere felice,» scrisse, piegò il foglietto e lo mise sotto il cuscino.

Lo stato d’animo migliorò un po’. Al rintocco della mezzanotte uscì sul balcone e, guardando il cielo, disse con ironia:

—Dove sei, anima mia? Non giudicarmi per l’arrosto e non lasciarmi per Federica! Basta che arrivi.

—E che musica preferisci? —rispose una voce maschile dal piano di sotto.

—Cosa? Chi è? — si confuse Fiorella.

—Lorenzo. Abito un piano sotto. Ho sentito per caso… Scusami…

—Amo la classica. E l’opera.

—Perfetto. Non passo le serate al computer, e Federica non esiste. Sono solo anch’io… Mi sono appena separato.

—Lorenzo… molto piacere. Sai che ti dico? Vieni su. Ascoltiamo qualcosa.

—Subito! Vado a prendere un barattolo di marmellata e dello spumante!

Passarono il Capodanno insieme. Ballarono, parlarono, risero, mangiarono mandarini. Fiorella non ricordava l’ultima volta che aveva riso così tanto. Fu una notte magica.

Poi vennero gli appuntamenti, il pattinaggio sul ghiaccio, i bar, le lunghe chiacchierate. Lorenzo si rivelò una persona semplice e sincera. Si innamorava di lui sempre di più.

Il giorno del divorzio, Fiorella indossò una camicetta bianca e un sorriso. Giacomo rimase sbalordito:

—Tu… sei felice?

—Sì. E ti ringrazio. Per la libertà. Credo di aver finalmente trovato la mia anima.

E se ne andò, senza voltarsi. Felice, per la prima volta.

A volte, per cominciare a vivere, basta accogliere il nuovo anno con il cuore aperto.

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