Ombra di Sogni Infranti

L’ombra delle speranze infrante

Alessandra sedeva in un accogliente caffè nel centro di Firenze, di fronte alla sua amica Giulia. Questa, mescolando il caffè, la osservava attentamente, come se volesse decifrare un enigma.

«Sei strana oggi», disse Giulia strizzando gli occhi. «Su, dimmi, cos’è successo?»

«Luca mi ha chiesto di sposarlo», sussurrò Alessandra, ma nel suo sorriso si intravedeva amarezza.

«Davvero? Finalmente!» Giulia si animò, ma subito corrugò la fronte. «Dov’è la tua gioia? L’hai aspettato per anni!»

«Ho rifiutato», la voce di Alessandra tremò, e distolse lo sguardo.

«Cosa?!» Giulia quasi rovesciò il caffè. «Ma era il tuo sogno! Luca è sempre stato al tuo fianco, e tu… perché?»

«Dopo quello che ha fatto, non potevo fare altrimenti», rispose enigmaticamente Alessandra, gli occhi oscurati dai ricordi.

«Che cosa ha fatto?» Giulia si protese in avanti, incapace di nascondere la curiosità.

Alessandra sospirò profondamente, raccogliendo i pensieri, e cominciò a raccontare. Giulia ascoltò trattenendo il fiato, incredula.

Alessandra aveva sempre immaginato l’amore come una scena da un film romantico: fiori, confessioni appassionate, sacrifici per l’amato. Si vedeva come l’eroina di una vita piena di emozioni. Queste immagini, ispirate da film e libri, erano diventate il suo unico ideale d’amore.

Ma la vita si rivelò più complessa. La giovane Alessandra, piena di illusioni, imparò l’amore attraverso errori, innamorandosi e lasciandosi. La sua teatralità, radicata nell’anima, dava a ogni storia un tono drammatico.

Il suo primo uomo le occupò quattro anni. Aveva appena diciotto anni quando si conobbero. Ingenua e innamorata, imparò a costruire una relazione. Ma il suo ardore si infranse contro la sua freddezza. Avevano visioni diverse dell’amore, e l’intimità che Alessandra desiderava non arrivò mai.

Decise di lasciarlo, ma non semplicemente: voleva un finale degno di un film. Annunciò che aveva bisogno di andare al mare, da sola, per «capire se stessa». Lui non oppose resistenza: non vivevano insieme, si vedevano solo.

Alla stazione, mentre la salutava ignaro dei suoi piani, un minuto prima della partenza del treno, Alessandra, ferma sulla porta, esclamò:

«Ti lascio.»

«Come? Perché?» Lui era sconcertato.

«È meglio così», rispose, sparendo nel vagone.

Il treno partì. Lui corse dietro, gridando:

«Alessandra! Ti amo! Sposami!»

Lei si affacciò e rispose freddamente:

«Mai!»

Così, con un dramma degno del cinema, finì il suo primo amore.

Un anno dopo, iniziò una nuova relazione con Marco, un informatico. Era galante come un eroe romantico: fiori, regali, viaggi. Con lui, Alessandra si sentiva protetta, e gli sguardi della gente sembravano pieni d’invidia. Marco la presentò ai genitori, la portò in vacanza, la riempì di doni. Dopo due anni, tutto sembrava condurre al matrimonio, e Alessandra già si vedeva sua moglie.

Ma un giorno Marco annunciò che lo trasferivano in un’altra città. E aggiunse, sorridendo:

«Immagina: ci sposeremo, tu accudirai i bambini a casa, preparerai la mia minestra preferita…»

Alessandra si gelò. Quella visione di routine domestica era lontana dal suo sogno di romanticismo eterno.

«Improbabile», rispose seccamente. «Detesto quella minestra.»

Si voltò e quasi fuggì, immaginando la sua sciarpa al vento e Marco che la guardava a cuore spezzato.

Dopo Marco, Alessandra ebbe molti corteggiatori, ma nessuno durò, finché non incontrò Luca. La loro relazione divenne presto una vita insieme. Ebbero un figlio, e Alessandra era certa di volerlo sposare. Luca era affidabile, si prendeva cura di loro, ma era poco romantico.

Alessandra aspettava una proposta, ma gli anni passavano e Luca non si decideva. Cinque anni insieme, un figlio cresciuto, e ancora niente anello. Dentro di lei cresceva la frustrazione. Da ragazza romantica era diventata una donna pronta a lottare per i suoi sogni.

Provò tutto: dolcezza, manipolazione, provocazioni, pur di far capire a Luca quanto il matrimonio fosse importante. Ma lui sembrava non accorgersene. A un certo punto, Alessandra guardò la sua vita con occhi diversi: Luca non la apprezzava, non la rispettava, fingeva di amarla. Il vero amore doveva essere passione, e lui neanche la chiedeva in moglie!

Il risentimento divenne desiderio di vendetta. Non voleva solo andarsene, ma fargli provare il suo dolore. Decise che la sua sarebbe stata una fredda e calcolata punizione.

L’occasione arrivò dopo cinque anni. Luca la invitò in un ristorante.

«Perché?» chiese Alessandra, anche se il cuore le batteva per l’anticipazione.

«Voglio parlare», rispose evasivo.

«Bene», acconsentì, esultando interiormente.

Nel ristorante, tutto era come nei suoi sogni: fiori, tavolo accogliente, luce soffusa. Dopo il primo bicchiere di vino, Luca cominciò:

«Alessandra, siamo insieme da anni. Abbiamo un figlio, ha già cinque anni. È ora di ufficializzare.»

Lei tacque, fissandolo. Lui proseguì:

«Inoltre, mi hanno offerto un lavoro all’estero. Ma prendono solo chi è sposato. Con famiglia.»

«Con famiglia?» Alessandra sogghignò. «Ti conviene? E a me?»

«Cosa?» Luca era confuso. Si aspettava che fosse raggiante.

«A me conviene?» La sua voce era ghiacciata. «Non mi interessa. Non ti sposerò.»

Un silenzio pesante cadde tra loro.

«Spiegati», disse Luca con fatica.

«Non hai capito in dieci anni, non capirai ora», rispose, alzandosi. «Ti lascio.»

Alessandra uscì dal ristorante sentendosi l’eroina di un dramma. «Come al cinema», pensò, camminando per la strada illuminata.

«Non ti capisco, Alessandra!» esclamò Giulia al caffè. «Sognavi il matrimonio! Avete un figlio, tutto andava bene! Ma sei impazzita?»

«Ho sognato troppo a lungo», rispose amara Alessandra. «Lui è arrivato in ritardo.»

«In ritardo per cosa?»

«Per dimostrarmi che mi ama davvero.»

«E questo va dimostrato?»

«Certo!» Alessandra sbottò. «Sono una donna, ho bisogno di passione! Lui ha reso la mia vita grigia. Mi ha chiesto di sposarlo come se fosse un contratto. Conveniva a lui! Non a me! Che se ne vada!»

«Te ne pentirai», scosse la testa Giulia.

«Già mi pento», ammise Alessandra. «Ma sono felice di avergli fatto capire cosa significa essere sottovalutata.»

«E adesso?»

«Non lo so. Vedremo…»

Tornata a casa, Alessandra scoprì che le cose di Luca erano sparite. «Peccato», pensò. «Vediamo quanto resisterà.»

Passò un mese. Luca non si fece vivo. Alessandra cominciò a sentire la mancanza. Il suo «gioco» si prolungava, e la certezza vacCon il passare dei mesi, Alessandra capì troppo tardi che la vera felicità non era nei gesti teatrali, ma nella semplicità di un amore silenzioso e fedele.

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