Peccato Improvviso e Imperdonabile

— Ginevra, ma che ti succede?! — sussultò Marta, vedendo l’amica impallidire mentre fissava il telefono.

— Elena è morta… — mormorò Ginevra, tremante.

— Elena? Avevi una sorella? Non me l’hai mai detto. Era tua cugina?

— No… era mia sorella maggiore. Solo che non ci parlavamo da vent’anni. Io… non potevo.

— Santo cielo… Quanti anni aveva?

— Nove più di me. Cinquantotto…

— Era malata?

— Non lo so, Martina… Non so niente… — Ginevra scoppiò in lacrime, lasciando cadere il telefono.

Quando Ginevra aveva solo tre anni, Elena, già grande, si prendeva cura di lei come fosse sua figlia. I genitori lavoravano tutto il giorno, e toccava a Elena occuparsi della sorellina. Erano inseparabili—Elena cresceva, e Ginevra imparava da lei ogni cosa.

A diciotto anni, Elena sposò Luca. Lo adoravano tutti. Soprattutto Ginevra. Ne era innamorata. Diceva che avrebbe sposato solo un uomo come lui.

La famiglia era unita, il legame tra le sorelle così profondo che sembravano un’anima sola. Quando Elena e Luca si traferirono a Bologna per lavoro, Ginevra andava a trovarli ogni fine settimana.

Passavano ore in cucina, a ricordare, a confidarsi. Luca non si intrometteva—sapeva quanto fosse importante quel momento per entrambe.

Anche Ginevra si sposò. Male. Il marito era un alcolizzato nascosto. Resistette un po’ con le cure, poi ricadde. Lei chiese il divorzio. E in quel momento accadde tutto. Quello che distrusse le loro vite.

Luca tornò in città per lavoro. Elena gli chiese di passare a trovare Ginevra:

— Sei come un fratello per lei. Parlale. Ha bisogno di te. Dille che non è sola…

— Certo — annuì lui. — Lo so quanto sia fragile dentro.

Comprò frutta, vino, i cioccolatini preferiti di Ginevra. Bussò alla porta. Nessuno rispondeva. Stava per andarsene.

Poi la porta si aprì, e lì, spossata, con gli occhi gonfi, c’era lei.

— Che bello che sei venuto… — sussurrò con voce rotta.

Si sedettero. Ginevra taceva, Luca cercava di distrarla, parlava dei figli, del lavoro.

Lei ascoltava, poi all’improvviso esplose:

— Non ce l’ho fatta, Luca. Lui beveva, si riduceva male… Pensavo che assomigliasse a te. Per questo l’ho sposato. Ma lui… non era come te.

— Non dire così, Ginè — sussurrò lui. — Meriti di meglio.

Lei si avvicinò alla finestra. Lui la seguì, la abbracciò da dietro:

— Piangi… ti farà bene.

Si voltò, e nei suoi occhi c’era tanta solitudine, tanto dolore… Luca la strinse a sé. Non ricordò come le loro labbra si incontrarono. Non capì come finirono a letto insieme.

Al mattino, si svegliarono accanto. Luca se ne andò in silenzio. Ginevra restò a fissare il soffitto, incapace di credere a ciò che era successo.

Da quel momento, tra loro si scavò un abisso. Nessuno lo seppe. Nessuno sospettò.

Ginevra cominciò a evitare Elena. La sorella non capiva:

— Perché mi eviti? Cosa ho fatto di male?

Ginevra non poteva dirle di aver tradito Elena con suo marito. Non riusciva. Voleva dimenticare, cancellare tutto. Ma dentro di sé bruciava.

Anche Luca soffriva. Amava Elena. Non l’aveva mai tradita. Fino a quella notte. Ora viveva con quel peccato nascosto nel fondo dell’anima.

Passarono anni. Ginevra si risposò, ebbe una figlia. Con Elena, nessun contatto. Luca si ammalò. Le cure non servirono. Ginevra, saputolo, andò da lui, nonostante tutto.

Quando lo vide, il cuore le si strinse: era un’ombra, smagrito, con gli occhi spenti. Lui distolse lo sguardo.

Dopo che se ne andò, chiamò Elena:

— Perdonami… — sussurrò. — Devo confessarti una cosa. Ti ho tradita. Una volta sola. Con Ginevra… tanti anni fa…

Elena rimase immobile. Poi, lentamente, uscì dalla stanza. Non tornò più da lui quel giorno.

Quella notte, Luca morì.

Elena affrontò il lutto in silenzio. Due giorni dopo, quando Ginevra bussò alla porta, fu lei ad aprire. Il suo sguardo era di ghiaccio.

— Perché sei venuta? A pentirti pure tu? — le sibilò.

— Cosa vuoi dire con «pure»?… — Ginevra impallidì.

— Lui mi ha detto tutto. Mi hai tradita. Poi hai fatto finta di niente. Vattene. Non sei più mia sorella!

— Elena… almeno al funerale…

— Non c’è posto per te — sbatté la porta in faccia.

Ginevra scappò via, disperata. Il cuore le martellava. Tornò a picchiare, a chiamare. Nessuno rispose.

Ci riprovò per mesi. Lettere, messaggi. Nessuna risposta. Una volta Elena la richiamò:

— Un’altra parola e racconterò a tutti chi sei davvero. Sparisci.

Ginevra sparì.

Passarono vent’anni. Nessuna chiamata, nessun incontro. E ora, proprio mentre si rilassava a casa dell’amica, arrivò quel messaggio: Elena era morta…

Andò a dirle addio.

I nipoti la accolsero freddi. Uomini adulti, distanti. Le dissero che la madre aveva sofferto a lungo, in silenzio. Di Ginevra non parlò mai.

— Perché non me l’avete detto?

— La mamma ha vietato di cercarti — rispose il maggiore. — Disse che per noi eri una straniera. Scusa.

Al cimitero, Ginevra ebbe un colpo: Elena era sepolta lontano da Luca.

— Perché non insieme?

— La mamma chiese di non essere messa accanto a lui. Disse che non aveva perdonato. Né lui… né te…

Ginevra non resistette. Pianse, cadde in ginocchio:

— Ma non volevo! È stato un errore! Una volta sola! Davvero un errore doveva costarci una vita intera?!

Nessuno le rispose.

E ora lo sapeva:
A volte una notte spezza la vita in un «prima» e un «dopo». E ti porta via per sempre una sorella.

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