**L’ultima volta**
“Ti ammazzo, bastardo!”
Luigi batteva i pugni contro la porta di casa mentre i vicini tentavano di calmarlo.
“Luigi, ma cosa fai? Domani ti pentirai come al solito! Non ti vergogni? Avete due bambini, e Nina non ti ha mai dato un motivo per comportarti così. La fai solo soffrire!”
Luigi si voltò verso il cancello:
“E voi che ci fate qui? Vi piace lo spettacolo? Andatevene!”
Nessuno si mosse. La vicina, la signora Maria, gli si avvicinò:
“Luigi, ma cosa ti ha preso? Ci sarà pure una ragione?”
“Una ragione? La ragione è Nina! Io… io le do tutto il mio cuore, e lei? Sorride a tutti, si chiude in casa… e con chi sarà, eh?”
Luigi scese dal gradino e si sedette sulla panchina. La sua voce era stanca, piagnucolosa, e sembrava strana e fastidiosa udirla da un uomo grande e grosso così.
La signora Maria parlò con dolcezza:
“Non è giusto accusare tua moglie… È una brava donna, onesta.”
Luigi rispose con un filo di voce:
“Non mi ama, zia Maria. Io sono un paesano, lei è di città… e guarda sempre a sinistra.”
“Ma che sciocco sei… Davvero, uno più stupido di te bisognerebbe cercarlo…”
Ma Luigi non l’ascoltò più. Si era addormentato, con la testa ciondoloni. La signora Maria lo scosse leggermente, qualcuno gli mise un cappello sotto la testa, e lui si distese sulla panchina.
“Ecco, ora dormirà e non si sveglierà per un bel po’.”
***
Quindici anni prima, Luigi era partito per la città per fare un corso per escavatoristi. Il paese stava crescendo, si costruivano case. La gente diceva che ancora un po’ e sarebbe diventato un paese vero e proprio. Non importava se non c’erano palazzi alti e i servizi erano fuori, l’importante era la popolazione.
Nel paese c’era una squadra edile che costruiva case per i nuovi arrivati, e stavano pure pensando a un circolo ricreativo. Non uno qualsiasi, perché quello vecchio, in legno, c’era già. No, uno nuovo, in mattoni, a due piani, con tante attività.
Avevano anche l’escavatore e tante altre cose, ma mancava chi sapesse usarle. Così scelsero Luigi e Marco, che veniva dall’altra parte del paese, e li mandarono in città.
Luigi e Marco non erano mai andati d’accordo. Anzi, si odiavano. Tutto perché gli piacevano le stesse ragazze. Si erano pure menati un paio di volte.
In città li misero nella stessa stanza, volenti o nolenti dovettero parlarsi. E Marco subito gli disse:
“Io qui trovo una ragazza di città e resto. Tu fai come vuoi.”
Luigi si stupì:
“Ma come? Il paese paga per te e tu resti qui?”
Marco rise:
“Ma che babbeo che sei! Tutti quelli un po’ svegli lo fanno. Che ci fai in campagna?”
Luigi sbuffò:
“Che bello, ti aspettano tutte qui, eh?”
Tre giorni dopo, Luigi vide Marco con una ragazza. E quando la vide, perse la testa. Si innamorò di Nina al primo sguardo.
Quella sera chiese a Marco:
“Chi era quella ragazza con te?”
“Oh, Nina. È di qui, vive con la nonna… il che significa che presto avrà casa tutta sua.”
“Ti sei innamorato?”
“Ma che dici? È piatta come una tavola, io preferisco quelle con le curve…”
Luigi gli mollò un pugno. Poi un altro. Marco si pulì il naso e disse:
“Capisco… sei cotto. Beh, piangi pure quando mi sposerò con lei e la tradirò a destra e a manca!