Lacrime maschili trattenute

Oggi ho deciso di scrivere queste righe, perché il ricordo è ancora vivido.

“Ma dove vai così elegante?” chiese il vicino, vedendo Claudio in completo e cravatta.

“Al diploma di mio figlio,” rispose lui.

“Mamma mia! Come volano gli anni con i figli degli altri…”

“Anche con i propri,” sorrise Claudio.

“Eh già… Allora presto finirai di pagare gli alimenti?”

Lo sguardo di Claudio si fece così gelido che il vicino rabbrividì:

“Che c’entra?”

“Come che c’entra? Non ti sei stancato di dare soldi alla tua ex?”

“No, non mi sono stancato,” tagliò corto Claudio, lasciando il vicino a bocca aperta.

Camminando, il suo umore migliorò. I ricordi affiorarono…

***

Il giorno in cui tutto cambiò, Claudio era avvolto nella più cupa apatia.

In teoria, aveva tutto: libertà, uno stipendio invidiabile, un appartamento prestigioso, l’attenzione delle donne. Eppure, perché quel vuoto dentro? Niente lo interessava più.

Uscendo dall’ufficio, sentì l’aria pesante. Le nuvole si addensavano, il vento soffiava forte.

Chiamò un taxi—meglio non bagnarsi.

La macchina era dal meccanico, e l’ombrello? Mai avuto.

Si lasciò cadere sul sedile posteriore, mentre la mente sprofondava nel nulla.

L’autista parlava, cercando di impressionare il cliente benestante, alla radio una canzone malinconica…

Claudio la odiava, quella musica…

Poi, udì le parole che lo riportarono bruscamente alla realtà:

*Vivevo senza pensieri né rimpianti,*
*il sangue ardente come vino puro.*
*Il suo amore sembrava infinito,*
*e non pensavo a un futuro oscuro.*
*Ma giorno dopo giorno, l’ho ferita,*
*sempre più forte, senza mai capire,*
*e persi il suo amore, la sua vita,*
*nei giorni in cui potevo ancora amarla…*

Un dolore lancinante lo trafisse. Improvvisamente, capì.

Beatrice…

Bice…

Betta…

Così la chiamava, a seconda del momento.

Il loro amore liceale era diventato un matrimonio. Nessuno credeva che la bellissima Beatrice Rossini avrebbe sposato il bulletto della scuola, Claudio Bianchi.

Ma lui ci aveva sempre creduto. Senza di lei, non poteva vivere.

Per lei aveva studiato, lottato, costruito la sua carriera.

E lei?

Era sempre stata lì. Amorevole, paziente, radiosa.

Gli aveva dato due figli.

Mai un lamento, mai un rimprovero.

E Claudio aveva dato tutto per scontato.

Poi era arrivato il successo, e con esso amici, feste, notti brave…

Beatrice taceva. Cresceva i figli.

Lui non si scusava, non aiutava.

Pagava.

Pensava bastasse.

Si sbagliava.

Un giorno, sentì le parole che lo spezzarono:

“Claudio, non ti amo più.”

“Ma dai,” sorrise nervosamente, “sei stanca. Andiamo a cena…”

Mise i piatti in tavola. E disse, ferma:

“Non hai capito. Dobbiamo separarci. Non ce la faccio più.”

“E i figli?” esclamò Claudio, disgustato dalla banalità delle sue stesse parole.

“Meritano amore… non un matrimonio vuoto.”

“Allora vattene!” ringhiò, afferrò la giacca e sbatté la porta.

Per tre giorni non si fece vivo. Aspettava che lei lo cercasse.

Silenzio.

Tornò a casa e trovò le valigie. Le sue. E dei bambini.

“Che fai?” chiese, confuso.

“Preparo le cose,” rispose Beatrice, calma.

“Perché?”

Lo guardò, stupita.

“Basta così,” sibilò Claudio. “Me ne vado io.”

E se ne andò.

Le lasciò tutto. Nella sua mente, non poteva essere altrimenti.

Dopo il divorzio, Beatrice rimase sola per anni. Lui lo sapeva. Andava e veniva, portava regali ai figli, pretendeva rispetto.

Poi lei si risposò.

Claudio impazzì. Come osava? Doveva essergli grata! Lui le pagava gli alimenti, le dava soldi extra!

Cominciò a tormentarla, soprattutto quando beveva.

Telefonate, messaggi volgari…

Minacce.

Lei non reagiva. Alla fine, lo bloccò.

Lui allora l’aspettava per strada…

Da sobrio, si odiava. Ma non chiese mai scusa.

La sua vita diventò odio. Verso sé stesso, Beatrice, il mondo.

***

E ora, quella canzone…

“Chi canta?” chiese, la voce roca.

“Ma come, fratello? È Adriano Celentano! Non lo conosci?”

Claudio non rispose. Dopo un attimo:

“Gira! Subito! Andiamo là!”

Passando davanti a un supermercato, vide una vecchietta con i garofani. I suoi fiori preferiti.

Fermò il taxi, li comprò tutti.

Poi, alla porta di casa sua.

Il cuore gli batteva così forte da sembrare esplodere.

Emozioni dimenticate lo travolsero.

Si sentì vivo.

Premette il campanello.

Beatrice aprì. Prima sbigottita, poi spaventata. Infine, vedendo il suo temerario bulletto impacciato, sorrise. Capì.

“Entra,” fece spazio.

Claudio avanzò, le porse i fiori:

“Sono per te. So che ti piacciono.”

“Grazie.” Li nascose nel viso, respirandone il profumo.

“Bea, chi c’è?” dalla cucina uscì il nuovo marito, con un grembiule buffo.

Vedendo Claudio, l’uomo si irrigidì. Gli incontri passati erano finiti male.

“Beatrice,” sussurrò Claudio, guardandola negli occhi, “ho capito tutto. Scusami. Ho distrutto la mia vita. Senza te e i ragazzi, non ho niente.”

Lei taceva. Il marito le stringeva la mano.

“E a te, Matteo, grazie. Per esserci sempre stato. Al mio posto.”

Tese la mano. Matteo esitò, poi la strinse.

“Dove sono i ragazzi?” chiese Claudio. “Posso vederli?”

“Certo,” sorrise Beatrice. “Ti aspettano.”

Quella sera cenarono insieme. Parlarono a lungo.

Decisero di ricominciare.

***

Ora sono passati anni.

Claudio vive solo, lavora tanto. Ma trova sempre tempo per i figli.

È quasi di famiglia, con Beatrice e Matteo.

Vacanze insieme, feste…

Con Matteo ha scoperto la passione per la pesca.

Anche i ragazzi li hanno coinvolti.

Nessuno lo considera più un estraneo.

Lui lo apprezza. E non ha mai dato motivo di dubitare della sua onestà.

***

Oggi, assorto nei pensieri, non si accorse di essere arrivato a scuola.

“Papà!” il figlio maggiore lo chiamò, agitando la mano.

“Non sono in ritardo?” Claudio lo abbracciò, strinse la mano a Matteo, sorrise a Beatrice.

“No,” disse lei. “Tutto sta per cominciare…”

*Quanto tardi diventiamo saggi,*
*perdendo ciò che più ci era caro.*
*Chissà chi ora la stringe tra le braccia,*
*chissà chi vive il suo amore vero.*
*Ma che sia felice, questa è la mia preghiera,*
*che Dio protegga i figli suoi.*
*Perché io ho avuto la mia luce vera,*
*nei giorni in cui potevo amarla io.*

Claudio non è un fan di Celentano. Ma ogni volta che sente questa canzone, sulle sue guance scendono lacrime silenziose.E quando i figli lo abbracciarono tutti insieme, Claudio capì che il vero perdono non era nelle parole, ma negli anni di amore che avevano ricostruito insieme.

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