Il marito ha deciso che sono una cattiva moglie dopo il consiglio della madre.

Avevo sempre creduto che il matrimonio sarebbe stato la realizzazione di un sogno, invece è diventato una prova quotidiana. Io e Antonio ci siamo sposati poco più di un anno fa, dopo quasi tre anni di fidanzamento. Pensavo di conoscerlo perfettamente, ma la convivenza ha rivelato lati che non immaginavo. Prima del matrimonio, vivevamo separati: io a Milano, lui con i genitori in un paesino in provincia. Ero convinta che, se un uomo ti ama davvero, aspetterà il giorno del si. Antonio ha aspettato, ma la sua pazienza si è esaurita troppo in fretta.

Appena ci siamo trasferiti insieme, la magia è svanita. Al suo posto, bollette da pagare, pulizie da fare e critiche senza fine. E le critiche più dure? Non solo da parte sua, ma anche di sua madre.

Antonio è impulsivo, testardo e, scoperto troppo tardi, terribilmente antiquato. Per lui, una donna non deve solo lavorare, ma essere una specie di divinità multitasking: cucinare la carbonara perfetta, lucidare i pavimenti, stirare le camicie e, nel frattempo, sorridere come una modella di uno spot pubblicitario.

Ho cercato di spiegargli che viviamo nel ventunesimo secolo, che anch’io ho un lavoro, che mi stanco, che a volte sto male. Non posso trasformarmi in una domestica dopo otto ore davanti al computer. Ma per lui è ovvio: pulire è un dovere femminile, come occuparsi della cucina.

I primi mesi ho cercato di tacere. Sopportavo, sperando che fosse solo questione di abitudine. Facevo le pulizie come potevo, cucinavo, a volte ordinavo la cena se non avevo tempo. Ma un giorno Antonio è tornato dal lavoro più cupo del solito, si è seduto in cucina e, senza neanche guardarmi, ha detto:

“Ho parlato con mia madre… e siamo arrivati alla conclusione che come massaia non vali niente. Non ti impegni abbastanza. Devi pulire di più e cucinare come si deve. Come fa lei.”

Sono rimasta senza parole. Non solo era insoddisfatto, ma aveva anche discusso di me con sua madre, ed insieme avevano emesso la sentenza: io non ero all’altezza. Non facevo abbastanza.

E poi? Io contribuisco alla metà delle spese di casa! Lavoro fino allo sfinimento e vorrei anch’io tornare in un appartamento pulito, dove non mi aspetta una ramanzina, ma una cena calda preparata per me.

Si lamenta che niente è “come lo faceva sua mamma”. Certo che no! Sua madre è in pensione, ha tutto il giorno libero, niente scadenze o riunioni stressanti. Io invece corro da mattina a sera. Ma ci provo. Ieri, per esempio, ho passato due ore ai fornelli, e lui ha detto che le cotoletta “non erano croccanti come dovrebbero”.

Lui, invece, non si sbriga mai a fare le sue parti. La lampada del corridoio è rotta da tre settimane. Il water perde e nessuno lo ripara. Ma, secondo la sua logica, sono “cose da niente”. Se invece c’è un po’ di polvere in sala, è un dramma.

Una volta ho perso la pazienza e gli ho proposto un compromesso: avrei lasciato il lavoro per diventare una perfetta casalinga. Avrei cucinato, pulito, stirato le sue camicie. A patto che lui si prendesse tutte le spese.

E lui mi ha risposto:
“E perché dovrei mantenerti senza motivo?”

Quindi vuole la moglie perfetta, ma senza investimenti. Devo lavorare, pulire, cucinare, sorridere e pure ringraziarlo per il privilegio di vivere con lui. Altrimenti, divorzio. Lui, a quanto pare, non vede alternative.

Io, invece, non vedo più ragioni per continuare. L’amore non è schiavitù. Sono disposta a compromessi, ma non all’autodistruzione. Non sono la sua domestica, né la cuoca a gratis, e soprattutto non sono un argomento di discussione con sua madre. Sono una donna. E merito rispetto, non lezioni da un marito che non è ancora cresciuto.

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