L’Ultima Occasione

— Ti ammazzo, lurida!

Marco batteva i pugni sulla porta di casa, mentre la gente radunata cercava di calmarlo:
— Marco, ma che stai facendo? Domani ti pentirai e dovrai chiederle perdono! Non ti vergogni? Avete due bambini, Lucia non ti ha mai dato un motivo, e tu la umili così, e anche te stesso!

Marco si girò verso il cancello:
— Che ci fate qui? Vi piace lo spettacolo? Andatevene!
Nessuno si mosse. La vicina di Marco e Lucia intervenne:
— Marco, ma perché questa scenata? Ci sarà pure un motivo, no?
— Un motivo? Lucia è il motivo! Io per lei… io le ho dato tutta l’anima, e lei? Sorride a tutti, si è chiusa in casa, ma con chi c’è lì dentro?

Marco scese dal portico, si sedette sulla panchina. Parlava con una voce stanca, piagnucolosa, strana e sgradevole da sentire da un uomo robusto.
La vicina riprese, dolce:
— Hai torto a dire queste cose di tua moglie… È una brava donna. Onesta.
Marco rispose con un filo di voce:
— Non mi ama, zia Maria. Io sono un paesano, lei è di città, e guarda sempre altrove.
— Che zuccone che sei… Ce ne sono pochi come te…

Ma Marco non sentì più. Si era addormentato, la testa ciondolante sul petto. Zia Maria lo scosse piano, qualcuno gli mise il cappello sotto la testa, e lui si stese sulla panchina.
— Ecco, ora non si sveglierà finché non avrà dormito.

###

Quindici anni prima, Marco era andato in città per imparare a guidare l’escavatore. Il paese allora cresceva, si costruivano case. La gente diceva che, ancora un po’, e si sarebbe potuto chiamare città. Roba da matti, tante abitazioni. E poco importava che non ci fossero palazzoni, con i servizi fuori: l’importante era la popolazione.

La squadra edile del paese lavorava senza sosta. Case per tecnici, e poi si erano lanciati nel progetto per un circolo. Non uno qualsiasi, perché quello già c’era, in una semplice casa di legno. Ma uno nuovo, in pietra, a due piani, con corsi e attività.

Avevano anche un escavatore, ma mancava chi sapesse usarlo. C’erano autisti, trattoristi, ma nessuno specializzato. Allora scelsero Marco e Fabio, dall’altra parte del paese, e li mandarono in città.

Marco e Fabio non erano mai stati amici. Anzi, non riuscivano a sopportarsi. Perché gli piacevano le stesse ragazze. Si erano presi a pugni più di una volta.

In città, furono messi nella stessa stanza. Che volessero o no, dovettero parlarsi. Fabio disse subito:
— Io qui voglio trovare una ragazza di città, restare per sempre.
Marco lo guardò stupito:
— Come? Il paese paga per te, e tu vuoi scappare?
Fabio rise:
— Ma sei proprio tonto. Lo fanno tutti. Che ci fai, in quel buco?
Marco sbuffò:
— Sì, certo, qui ti aspettano tutti, belloccio.

Tre giorni dopo, Marco vide Fabio con una ragazza. E quasi impazzì. Si innamorò di Lucia al primo sguardo.
Quella sera chiese a Fabio:
— Chi era quella ragazza con te?
— Ah, Lucia. È di qui, vive con la nonna… un giorno avrà casa tutta sua.
— Ti piace?
— Scherzi? Sembra una tavola, a me piaccioni le curve…

Marco gli mollò un pugno. Poi un altro. Fabio si asciugò il naso e disse:
— Guarda un po’, sei cotto… Beh, piangi pure quando la sposerò io e me la godrò mentre lei mi aspetta a casa fedele!

Il giorno dopo, appena Fabio uscì, Marco lo seguì di nascosto. Lo vide incontrare Lucia, stringerle la vita con sicurezza. E allora Marco si avventò.

Rivelò tutto a Lucia. Lei lo guardò stupita, poi disse:
— Andatevene, — e se ne andò.

Loro due si azzuffarono di nuovo. Quello stesso giorno, Fabio parlò con l’amministratore e si trasferì in un’altra stanza. E Marco rimase giorno e notte a pedinare Lucia.

Lei passava oltre, fingendo di non vederlo. Finché, dopo due settimane, si fermò:
— Fino a quando mi segui? Non potresti invitarmi al cinema?

Marco portò con sé nel paese non solo Lucia, ma anche la sua anziana nonna. La nonna morì dieci anni dopo, quando loro avevano già due figli.

Marco avrebbe scavato la terra per la sua famiglia. Costruì una casa, una recinzione che nessuno aveva mai visto. I bambini avevano le biciclette più belle. Lucia lavorava come infermiera. Marco la venerava.

E un anno fa accadde l’impensabile. Fabio tornò al paese. Chissà, forse la moglie cittadina lo aveva cacciato, gli aveva preparato la valigia e lo aveva spedito via.

Quando Marco lo seppe, arrivò a casa nero in volto. Lucia lo guardò sorpresa:
— Marco, che succede?
Lui prese una bottiglia dall’armadio, si versò da bere. Lucia si spaventò. Non lo aveva mai visto così. E lui beveva una volta all’anno, a Natale.

Marco la fissò cupo:
— Fabio è tornato.
Lucia aggrottò la fronte.
— Fabio? Quale Fabio?
— Quello con cui tu…
Lucia rise:
— Ah, capisco. Non ce l’ha fatta in città? Poi si fece seria:
— E allora? Che ti è successo?
— Ti dico una cosa, Lucia… Se scopro qualcosa, ti ammazzo!
Lei alzò le sopracciglia:
— Marco, che dovresti scoprire? Oggi non ti capisco!
— Lo capirai poi!

Da quel giorno, la pace in casa finì. Marco sobrio ascoltava Lucia, annuiva:
— Sono un idiota, un idiota, Lucia… Perdonami…
E lei perdonava. Ma non passava un mese che lui ricadeva, e tutto si ripeteva. Ogni volta le scenate peggioravano. Minacce, parole brutte… ma non la toccò mai.

###

La mattina dopo, Marco si svegliò nel ripostiglio. Si era rifugiato lì per le zanzare. Cercò di ricordare la sera prima e si afferrò la testa.
— Dio… Ancora…

Guardò con cautela: in cortile non c’era nessuno. Era ancora presto, le sette. Marco corse verso casa.

Lucia era seduta al tavolo. I bambini, spaventati e tristi, sul divano. E in mezzo alla stanza, una valigia enorme e due sacchi.
— Lucia, che succede?
— Queste, Marco, sono le nostre cose. Non voglio più vivere così. Ce ne andiamo. Torniamo in città. Sistemeremo la casa e vivremo in pace, senza vergogna e senza litigi.

Marco sentì la sbornia sparire all’istante.
— Lucia, ma che dici? Non sei seria… Ho bevuto, ho esagerato, sono un cretino…
— Sei un cretino da un anno ormai. Hai pensato a me? Ai bambini? Non solo gli adulti vedono i tuoi spettacoli, ma anche i ragazzini, e poi ridono di loro.
— Lucia, non lo farò mai più…
— E questo me l’hai già detto. Tante volte quante sono state le tue scenate. Basta, Marco… Non ho più pazienza. Luca ha tredici anni, capisci che si vergogna di te davanti alle ragazze?

Lucia si alzò.
— Andiamo, l’autobus arriva presto.
Marco balzò in piedi:
La stringe con dolcezza e sussurra: “Andiamo a casa, famiglia mia,” mentre i suoi occhi brillano di una promessa solenne per il futuro che li attende.

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