Il Mazzo di Fiori

**Il Mazzo**

Giulia era distesa sul letto con gli occhi chiusi. Dall’altra parte della stanza, su un letto vicino alla parete, seduta a gambe incrociate, c’era Silvia, che leggeva ad alta voce il libro di testo. Il telefono di Giulia esplose con una suoneria popolare. Silvia sbatté il libro e lanciò un’occhiata di disapprovazione all’amica.

Giulia rispose a malincuore. Dopo un attimo, era già seduta sul letto. Poi gettò via il telefono, saltò in piedi e cominciò a girare per la stretta stanza, infilando vestiti dall’armadio in una borsa sportiva.

«Dove vai? Cosa è successo?» chiese Silvia, preoccupata.

«Ha chiamato la vicina, hanno portato mia mamma in ospedale, attacco cardiaco.» Giulia chiuse la cerniera della borsa e si diresse verso la porta, dove c’erano i cappotti delle ragazze appesi e gli stivali accatastati.

«Domani c’è l’esame. È in ospedale, la cureranno. Lo fai e poi vai,» disse Silvia alzandosi dal letto, mentre osservava Giulia infilarsi gli stivali.

«Ascolta, Silvì, spiega tutto in segreteria, poi torno e sistemerò tutto. Farò la sessione dopo le vacanze. Dai, ho l’autobus tra quaranta minuti.» Giulia stava già chiudendo la giacca.

«Chiamami quando sai come sta tua mamma,» chiese Silvia, ma Giulia era già uscita dalla stanza. Dietro la sottile porta, si sentirono i tacchi che si allontanavano.

Silvia alzò le spalle e tornò in camera. Vide il caricabatterie del telefono di Giulia sul letto, lo afferrò e, scalza, corse a raggiungere l’amica.

«Giulia! Giulia, fermati!» gridò scendendo le scale.

La porta d’ingresso si chiuse di colpo. Silvia saltò tre gradini per volta, raggiunse la porta, la spinse e quasi cadde fuori al gelo.

«Giulia!»

La ragazza si voltò, vide il cavo in mano a Silvia e tornò indietro.

«Grazie.» E già correva via di nuovo.

«Rossi, che diavolo state combinando? Una quasi sfonda la porta, l’altra esce scalza in strada. Vi siete fatte di qualcosa?» La guardiana si alzò dalla scrivania con fare sospettoso.

«Scusi, signora Rosetta, noi non facciamo uso di niente,» disse Silvia, saltellando da un piede all’altro. I granelli di sabbia e i sassolini le si infilavano nella pelle nuda, portati dentro dagli stivali degli altri studenti. Davanti al dormitorio, il ghiaccio era cosparso di sabbia.

«La mamma di Giulia è finita in ospedale. Fa freddo, posso andare?» Silvia, senza aspettare risposta, risalì le scale di corsa.

«Oh, Madonna!» La guardiana si lasciò cadere sulla sedia e si fece il segno della croce. «Che Dio la protegga!»

Silvia tornò in camera, si scrollò di dosso la sabbia, sistemò i vestiti sparsi da Giulia, infilò le pantofole e prese la borsa dell’acqua per fare il tè. Domani c’era l’esame, si sarebbe riscaldata con una tazza bollente e poi sarebbe tornata a studiare.

Era già buio quando bussarono piano alla porta.

«Chi è?» gridò Silvia, ma nessuno rispose.
Sospirò, si alzò dal letto e aprì la porta.

«Ciao!» Davanti a lei c’era Marco, che reggeva un modesto mazzolino di fiori.

«Entra.» Silvia aspettò che Marco varcasse la soglia, poi gli disse che Giulia era tornata a casa.

«Ma domani ha l’esame,» si stupì lui.

«Andrò in segreteria, spiegherò che sua mamma sta male, rifarà l’esame dopo le vacanze.» Silvia non staccava gli occhi dal mazzo.

«Sono per te,» disse Marco porgendoglieli.

«Grazie. Vuoi un tè?» La ragazza prese il mazzo e si avvicinò alla finestra, dove c’era un vasetto vuoto.

«Vado a prendere l’acqua, tu intanto togliti il giubbotto.» Sorrise e uscì dalla stanza.

Marco si tolse solo le scarpe, fece due passi e si trovò davanti al letto di Giulia. Si sedette e accarezzò la coperta economica, come se fosse stata lei.

Quando Silvia tornò, mise il vaso con i fiori sul tavolo, fece un passo indietro e li ammirò.

«Bellissimi. Che fiori sono?»

«Piselli odorosi,» rispose Marco. «Ora vado.» Si alzò dal letto.

«Tu e Giulia avevate programmi?» chiese Silvia in fretta. Non voleva che se ne andasse.

«Sì. Sono riuscito a prendere i biglietti per il concerto.»

«Davvero? Allora portami con te! Tanto i biglietti non devono andare sprecati.»

Marco esitò.

«Ma domani hai l’esame.»

«E allora?» fece Silvia con un gesto della mano. «Ho studiato tutto il giorno, è ora di svagarsi.»

Marco rifletté. Giulia era partita, e i biglietti sarebbero andati sprecati. Lui e Giulia avevano appena iniziato a frequentarsi, niente di serio. Andare al concerto con la sua compagna di stanza non sarebbe stato un tradimento, giusto?

«Andiamo,» disse.

«Evviva!» Silvia saltellò di gioia e batté le mani. «Aspettami fuori, mi vesto.»

«Ah, sì.» Marco si infilò le scarpe in fretta e uscì.

Cinque minuti dopo, Silvia uscì dalla stanza. Marco notò che si era messa il rossetto e le ciglia truccate, e aveva raccolto i capelli con una forcina elegante. Come aveva fatto così in fretta?

«Forza, o facciamo tardi,» la incalzò lui.

Al concerto, Silvia ballava, saltava con le mani alzate e gridava insieme alla folla in un’esplosione di euforia. Ogni tanto guardava Marco. Lui si lasciò contagiare dal suo entusiasmo, si rilassò e cominciò a urlare anche lui.

Poi tornarono a casa a piedi, discutendo animatamente del concerto.

«La mia parte preferita è stata questa,» cantò Silvia una melodia.

«Sì, e anche…» Marco intonò a sua volta il ritornello, ripetendo perfino alcune parole in inglese.

Così arrivarono al pensionato. Silvia tirò la porta chiusa.

«Oggi c’è la signora Rosetta. Non ci aprirà mai. Che facciamo?» chiese, disorientata, guardando Marco.

«Vieni.» Lui la prese sottobraccio e la guidò lungo l’edificio. GiraSi guardarono negli occhi, e in quel momento Marco capì che non sarebbe mai riuscito a dimenticare quella notte.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

four + 12 =

Il Mazzo di Fiori