**Diario di un uomo che ha imparato la lezione**
“Non ti serve mio figlio, ti rovinerà la vita.”
“Non è vero, signora Sofia. E perché parla così di Marco? È suo figlio!”
“Proprio per questo ti avverto. Conosco mio figlio troppo bene per sbagliarmi.”
La signora Sofia uscì lentamente dalla cucina, lasciando Elena seduta al tavolo con il suo vestito nuovo. Lo aveva indossato apposta per mostrarlo alla vicina, sperando di conquistare Marco.
Da anni Elena era innamorata di lui. Un sentimento nato quando era ancora una ragazzina, ingenua ma capace di affetto profondo. Marco aveva sette anni più di lei: lui diciassette, lei dieci, quando si incontrarono per la prima volta. Lei era appena arrivata a Montecelio, un paesino del Lazio, dopo che suo padre aveva perso il lavoro nel paese vicino. La signora Sofia invece viveva lì da tempo, cresceva Marco da sola.
“Una famiglia perbene,” disse quella sera la madre di Elena tornando dalla vicina. Pur con quindici anni di differenza, le due donne diventarono amiche, e così Elena e Marco iniziarono a frequentarsi.
Un anno dopo, Marco partì per l’università, ma Elena non lo dimenticò. Continuò a far visita alla signora Sofia, mentre lui, appena laureato, si sposò. Un colpo terribile per Elena. Aveva sempre creduto che, come i suoi genitori, vent’anni insieme, o i nonni, uniti fino alla fine, anche Marco avrebbe scelto una volta per tutte.
“Non mi ha nemmeno presentato la moglie,” si lamentò la signora Sofia davanti ai genitori di Elena. “Una ragazzina di città, piena di sé.”
“Vai a trovarli,” suggerì la madre di Elena.
“Perché? Se non mi ha invitato al matrimonio, c’è una ragione.”
Elena ebbe pietà di Sofia, ma sopratutto soffrì pensando che Marco non sarebbe mai tornato. E invece, un anno dopo, eccolo riapparire in paese con poche cose.
“È tornato!” le gridò la madre, rientrando dal lavoro. Elena corse da lui e lo trovò sul portico a fumare.
“Oh, Elena!” fece lui, sorridendo. Ma lei notò quanto fosse cambiato: barba, qualche capello bianco, pur avendo solo venticinque anni.
“Ciao, Marco. Sei tornato per restare?”
Lui scrollò le spalle. “Non so. Ho divorziato. Mia moglie era insopportabile, vivevamo con i suoi genitori, niente andava bene.”
Elena lo fissò, incredula di come qualcuno potesse trovare Marco insopportabile. Era perfetto! Bellissimo, gentile, intelligente! Doveva essere colpa di quella donnaccia di città.
“Vuoi andare al cinema?” propose.
“No, ho da fare.”
Elena si rattristò, ma nascose il disappunto. Le bastava averlo vicino: respirare la stessa aria, parlare. Forse un giorno avrebbe capito che lei era quella giusta?
La signora Sofia non era felice del ritorno. Cercò di farlo assumere in fattoria, poi in città, ma nulla lo soddisfaceva.
“Sono stanca dei suoi capricci,” confessò un giorno a Elena. “Ora capisco il divorzio. Il problema era lui.”
“Non è vero!” sbottò Elena. “Marco è meraviglioso!”
La signora Sofia sorrise amaramente. “Non conosco mio figlio, eh? È egoista come suo padre.” Poi tacque, lo sguardo perso nel vuoto.
Marco se ne andò di nuovo, senza salutare. Elena soffrì, pianse, lo ricordò come l’uomo migliore che avesse mai conosciuto.
Poi la tragedia: un incidente le portò via i genitori. A diciotto anni, sola, senza aver potuto iscriversi all’università. Senza la signora Sofia, non ce l’avrebbe fatta.
Marco arrivò ai funerali con una ragazza bionda, e Elena capì che lui non era mai stato solo. Due settimane dopo seppe del suo nuovo matrimonio. Un fulmine a ciel sereno.
Rimasta a Montecelio, Elena iniziò a lavorare in una fattoria come addetta al pollame. Non studiò mai, lottando contro la depressione.
Poi, prima di Natale, Sofia le annunciò: “Marco tornerà.”
“Con la moglie?”
“No, da solo. Se avesse una vita felice, tornerebbe qui?”
Il cuore di Elena esultò. Finalmente! Gli avrebbe confessato tutto.
“Non aspettartelo con ansia,” la avvertì Sofia.
Elena, che aveva già comprato un vestito nuovo, si bloccò. “Perché? Io lo amo!”
“Troppo. Non lo merita.”
La durezza di Sofia la ferì. Ma Elena comprò il vestito e tornò da lei per mostrarglielo.
“Non ti serve mio figlio, ti rovinerà la vita.”
Elena la fissò sgomenta. Come poteva Sofia, che amava Marco, pensare che non fosse adatto a lei?
A Capodanno Marco bussò alla sua porta, ubriaco e arrabbiato. Portò champagne e cattivo umore.
“Beviamo,” disse, ignorando il vestito.
Quella notte rimase con lei. Per Elena fu magico. Al mattino si svegliò cambiata. Lui, l’uomo che aveva amato per anni, era lì.
Se ne andò due giorni dopo, senza salutare. Elena pianse, tornò da Sofia, che capì tutto e la guardò con disapprovazione.
“Te l’avevo detto,” mormorò.
A febbraio Elena scoprì di essere incinta. Chiamò Marco, che la incontrò a malavoglia in un bar vicino alla stazione.
“Ho venti minuti,” disse freddo.
La notizia non lo commosse.
“Se pensi che ti sposerò, sbagli,” tagliò corto. “Ho incontrato un’altra donna.”
Elena batté le palpebre, incredula. Per lei era stato speciale, per lui solo un capriccio.
Tornata a casa, rifletté a lungo. Poi andò da Sofia, che subito chiese: “Aspetti un bambino?”
“Come lo sa?”
“Non sono stupida. E qui si sa tutto. Farai l’aborto?”
Elena abbassò lo sguardo. “Non so. È di Marco.”
Sofia sospirò, le prese una mano.
“Non ti dirò cosa fare. Ma posso dirti che è meglio sbagliare da soli. Io ho avuto Marco da un uomo sposato. Ho inventato storie su un padre morto in guerra. Lo rimpiango? Sì. Ma è stata una mia scelta.”
Elena la fissò sconvolta. “Mio errore è amare suo figlio?”
“Forse. O pentirti di un aborto. O di aver avuto un figlio da un uomo che non lo voleva. Come me.”
Il giorno dopo Elena decise: lo avrebbe tenuto.
Ad ottobre nacque Lucia. L’anno dopo la signora Sofia morì, ma prima strinse la nipotina tra le braccia. Marco arrivò ai funerali, salutò freddamente Elena e se ne andò con un’altra donna. Non chiese mai della bambina.
Sei mesi dopo tornò per l’eredità. Ma il notaio gli disse: “La casa e il terreno sono di Elena.”
“Come? Io sono suo figlio!”
“Ho cercato di contattarla,” rispose il notaio. “Puoi contestare il testamento.”
Marco corse da Elena, sbatté alla porta, pronto a urlare. Ma ad aprirgli fu un uomo sconosciuto.
“Chi sei?” chiese Marco. Poi vide Elena dietro di lui.
“Tranquillo, Vladimiro,” disse lei, uscendo. “È per me.”
“Ti sei sposata? Finalmente qualcuno ti ha voluta,” rise amaro.
Elena non reagì.
“Sì, qualcuno mi ha voluta,” rispose. “Sei qui per l’eredità? Ti arrabbi per la scelta di tua madre?”
“Non è giusto. Io sono suo figlio!””Ma il maggiore regalo che la vita mi ha fatto non è stata la casa, ma la forza di capire che l’amore vero non è mai sprecare il proprio cuore per chi non lo merita.”