**Una Vita da Costruire**
“Mamma, ma perché ti agiti così? Denis mi ha detto che mi ama. Ci sposeremo, mamma,” disse Chiara con una calma mai vista prima.
“Come non agitarmi? Sei incinta, non sei sposata, non hai ancora finito l’istituto, e io non ho mai visto questo tuo fidanzato! Pensi che un bambino sia un giocattolo? Che quel Denis si presenti qui oggi stesso e, guardandomi negli occhi, prometta di prendersi ogni responsabilità, hai capito?”
“Non alzare la voce, credevo saresti stata felice di un nipote. Aspetterò Denis nel suo studentato, ha la chiave. Meglio così, sei tutta nervosa,” rispose Chiara offesa, volando fuori di casa, agitando la borsetta con noncuranza.
Maria Grazia si strinse il cuore, cadendo pesantemente su uno sgabello e fissando il ritratto del marito.
“Ecco, la figlia senza padre!” sussurrò al ritratto. “Oh, Mimì, perché ci hai lasciate così presto? Non ho saputo proteggere Chiara, è cresciuta troppo in fretta. E se quel ragazzo la abbandonasse? Come vivremo? Il mio stipendio è misero, chi assumerà Chiara incinta, e mancano ancora sei mesi alla laurea. Che disgrazia!”
Maria Grazia affondò il viso nel grembiule e si mise a piangere. Il peso della vita l’aveva schiacciata da giovane: il marito morto in un incidente alla segheria, la figlia di appena due anni. Vivevano alla periferia di Firenze. Quanto aveva sofferto Maria Grazia, lo sapevano solo la sua unica amica e i vicini. Il boccone migliore andava sempre alla piccola, e lei doveva badare alla casa. E ora, quando tutto sembrava sistemarsi, sua figlia le aveva riservato questa sorpresa.
“Va bene, preparerò l’impasto per la crostata, visto che il genero verrà. Oh, Chiara, Chiara…”
Quando la tavola fu apparecchiata, Maria Grazia indossò un vestito più elegante e si mise a lavorare a maglia per ingannare l’attesa.
Poi, la porta si aprì, ed entrò Chiara. La madre guardò dietro di lei, ma non vide nessuno.
“Dov’è il genero? L’hai lasciato sulla soglia?”
“Era qui… e poi è sparito,” singhiozzò Chiara. “Mi ha lasciata.”
“Come sarebbe?” Maria Grazia cadde sulla sedia, sconcertata.
“Così! Ha lasciato il lavoro, ha preso le sue cose ed è partito. Così ha detto il custode…”
Chiara era sconvolta, gli occhi pieni di lacrime. Diventare una madre single non era nei suoi piani.
“Che devo fare, mamma?”
Maria Grazia avrebbe voluto dirle “Te l’avevo detto,” ma non lo fece. Il cuore di una madre non è di pietra.
“Partorirai, che altro? Non si risolverà da solo,” disse. “Quando devi aspettare il bebè?”
“A luglio, giusto in tempo per la laurea,” sospirò Chiara, accarezzando il ventre.
…Chiara partorì in tempo. Era una bambina, che chiamarono Lucia. E così vissero in tre, come tre cipressi in collina.
Lucia cresceva forte e allegra, con occhi intelligenti. Maria Grazia la adorava, mentre Chiara la trattava con freddezza. Lucia, ahimè, somigliava al bugiardo di Denis: rossa, ricciuta e con grandi occhi verdi.
“Mamma è arrivata!” A sei anni, Lucia correva alla porta appena vedeva Chiara dalla finestra.
“Cos’hai portato per me?” si aggrappava alla mano della madre, fiduciosa.
“Niente,” rispondeva Chiara cupa.
“Perché? Voglio un gelato. Me l’hai promesso ieri!”
“Lasciami stare! Sono stanca!” Chiara la scostò e si chiuse in camera.
Lucia rimase immobile, piangendo. Aveva atteso la madre, sperando in un gesto d’affetto, e invece era stata respinta. E poi, all’asilo, le avevano fatto disegnare la famiglia. Lucia aveva disegnato sé stessa, la mamma e la nonna, e i compagni avevano riso: “Non hai il papà!”
Maria Grazia cercò di consolarla, ma un’ondata di pianto travolse la bambina.
“Papà, dov’è il mio papà? Perché la mamma è cattiva?” urlava Lucia.
Maria Grazia la strinse a sé:
“Non tutti hanno un papà, piccola. Che ci serve? Avremo più crostata. Andiamo a prendere il gelato.”
Al “gelato,” Lucia si calmò.
“Lo prendiamo anche alla mamma?”
“Anche alla mamma.”
L’8 marzo in casa di Maria Grazia era sempre una festa. Tutte donne, la tavola straripava di leccornie, Chiara invitava amiche, e tutti si scambiavano regali. Ma quell’anno, Chiara portò un uomo, senza avvisare.
Sulla soglia, un uomo distinto in un costoso completo, molto più vecchio di Chiara.
“Mamma, questo è Alessandro. Il mio capo. Presto verrà trasferito in un’altra città per una promozione. Ci sposeremo.”
“Cosa?” Maria Grazia si bloccò.
“È il mio papà?” chiese Lucia, affacciandosi.
“No, piccola, non sono tuo padre,” rise lui. “Guarda che bambola ti ho portato.”
Lucia voltò le spalle, rifiutando il regalo. Non le piaceva quell’uomo.
La serata fu fredda. Alessandro non cercò di piacere, Chiara lo adulava e sgridava la figlia.
“Siediti composta! Che penserà lo zio Alessandro? Non ti dimenare!”
Maria Grazia taceva, a disagio. Alessandro si godeva la sua superiorità, come se facesse loro un favore. Lucia, spaventata, mangiava poco. Alessandro parlava, Chiara annuiva.
“La nostra filiale ha ottimi risultati. Mi promuovono, ma dovremo trasferirci. Chiara viene con me. Ci aspetta una villa con giardino.”
“E io? L’asilo lì è bello?” chiese Lucia.
Alessandro tacque, guardando Chiara. Lei capì e cambiò argomento.
“Mamma, e il tuo lavoro? Licenziati, è ora di riposarti.”
“La pensione è lontana, come vivremo?”
“Io e Alessandro ti daremo i soldi. Non ti mancherà nulla.”
“Perché?” sospettò Maria Grazia.
“Bambina, vai a giocare con la tua nuova bambola,” ordinò Alessandro.
Lucia guardò la nonna, che annuì, e andò in camera, lasciando la bambola sulla soglia.
“Mamma, c’è una cosa. Non vogliamo portare Lucia con noi subito. La prenderemo dopo.”
“Perché? Avete una villa. Che ti ha fatto tua figlia?”
“È scomodo con un bambino,” disse Alessandro. “E ti pagheremo.”
“La bambina ha un nome,” ribatté Maria Grazia. “Mi pagate per liberarvi di vostra figlia?”
“Mamma, è temporaneo,” sorrise Chiara. “È imbarazzante per il nuovo marito.”
“Ciò che è temporaneo diventa permanente. Andate pure, noi ce la caveremo.”
Alessandro uscì infuriato. Chiara rimase per calmare la madre.
“Non vuoi che abbia una vita? Finalmente un uomo perbene, e tu non sei contenta. Tra sei mesi riprendo Lucia.”
“Fa’ come vuoi,” sospirò Maria Grazia. “Ma non permetterò che soffra. Le dirò che sei in viaggio. Già è triste per il padre, e ora anche la madre la lascia per un uomo.”
“Non la abbandono!”
“E cosa stai facendo?”
Chiara tacque, evitando lo sguardo della madre, e**La vita di Chiara continuò lontano, fra ricchezze vuote e rimpianti silenziosi, mentre a Firenze, nella piccola casa di Maria Grazia, Lucia e la nonna trovavano ancora la felicità nelle cose semplici, legate da un amore che il tempo non poteva spezzare.**