Sei un uomo o sei qualcos’altro?

I canti e le risate dei vicini del piano di sopra risuonavano nell’appartamento, interrompendo il silenzio della notte.

“Ancora loro! È la terza notte di fila che fanno casino! Sono le tre del mattino!” Valentina scuoteva con forza Luca, che russava beatamente accanto a lei. “Senti come urlano? Alzati e falli smettere!”

“Vale, ho un viaggio domani, lasciami dormire…” borbottò lui, assonnato. “Si calmeranno da soli.”

Già stava per riabbandonarsi al sonno quando un gomito gli si piantò nelle costole.

“Sei un uomo o cosa?!” sibilò Valentina. “Vai a dirglielo tu! Domani ho il pranzo con le ragazze e ci sarà Claudia, che come al solito si presenterà con quelle labbra gonfie e il naso rifatto. E io? Con le occhiaie fino ai piedi? Lei ha già trent’anni e non ha una ruga!”

“Be’, il marito di Claudia è un chirurgo plastico, non un camionista come me,” replicò Luca, cercando di calmarla. “E poi sei bellissima così come sei. Tra l’altro, passi in salone più ore di quante ne passi a casa.”

Ma Valentina si infuriò ancora di più. Si sedette sul letto e lo fulminò con uno sguardo carico di disprezzo.

“Stai scherzando?! Andare dall’estetista due volte a settimana è un lusso, secondo te? Voglio anch’io quelle labbra! E quel naso! E la pelliccia! Quando me la compri, la pelliccia di visone?!”

“Ho appena finito di pagare il mutuo per il tuo attico, e ci sono ancora i ratei della tua macchina. Avevamo detto: prima l’auto, poi la pelliccia. Che ti è preso?”

“E invece a tua madre hai comprato un piumino!” insisté Valentina.

“Lei non aveva soldi per le medicine, la pensione è misera! E quel piumino non costava chissà cosa!”

Luca cercò di abbracciarla, ma lei lo respinse, gli occhi pieni di rabbia.

“Non puoi comprarmi una pelliccia, non puoi pagarmi la plastica, come minimo puoi farmi dormire in pace! Vai a mettere a posto quei mocciosi!”

Luca capì che non avrebbe avuto tregua. Sentendosi in colpa, si infilò una tuta e uscì dalla stanza.

…Cinque anni prima, nessuno degli amici di Luca avrebbe scommesso sul suo matrimonio con Valentina, la sua compagna di classe arrogante e snob. Luca l’aveva amata fin dal liceo, ma lei non lo aveva mai degnato di uno sguardo, preferendo ragazzi più ricchi e attraenti. Anche dopo l’università, quando aveva trovato un buon lavoro, Valentina lo aveva ignorato alla festa di reunion. Si era vantata di sposare un rampollo di una famiglia facoltosa. Luca aveva ingoiato l’amarezza senza dire una parola.

Poi, sei mesi dopo, il miracolo: una telefonata a sorpresa. Valentina voleva vederlo. E lui, ovviamente, era al settimo cielo.

“Sei così cambiato… Come mai non te ne ero accorta prima? Hai fame?”

Al tavolo del caffè, due tazzine di espresso e dei dolcetti li attendevano. Luca si sorprese di tanta gentilezza, e un barlume di speranza gli scaldò il cuore.

Quella cena si trasformò in una colazione nel suo appartamento. Due giorni dopo, Valentina annunciò di aver lasciato il riccone per lui.

“Qualcosa non torna,” aveva detto sua madre, Rosaria. “Dopo tutti questi anni in cui ti ha umiliato, adesso ti sceglie? Non hai notato altre ragazze? Cecilia del nostro palazzo è ancora innamorata di te, ma tu fai finta di niente. Che peccato, una ragazza così dolce e in gamba…”

“Mamma, il cuore non si comanda. Amo Valentina.”

“Fa’ come credi, ma sappi che un giorno mostrerà il suo vero carattere. E allora non lamentarti.”

Rosaria aveva visto giusto. Due mesi dopo il matrimonio, Valentina annunciò di essere incinta. Ma una cosa non tornava: il periodo. Luca lo scoprì per caso, curiosando tra le carte della gravidanza.

“Eri già incinta quando ci siamo rincontrati!” urlò lui, rosso di rabbia.

“Non lo sapevo, era troppo presto!” mentì lei. “Poi ho avuto paura di dirtelo.”

“Quindi il tuo ex ti ha piantata e tu hai cercato un pollo come me per sistemare il bambino di un altro! Mia madre aveva ragione!”

“Tua madre mi guarda sempre come se le avessi rubato un milione!”

“Ti guarda come meriti! E lascia stare mia madre, chiaro?!”

Luca si sentiva un idiota. Valentina tremava all’idea di essere abbandonata subito dopo le nozze. Immaginava già le risate delle amiche. Era ciò che avrebbe fatto lei, del resto. Non poteva permetterlo. E così escogitò un piano.

“Ahi! Che male!”

Si aggrappò alla pancia urlando. Luca, impaurito, dimenticò ogni rancore.

“Dove ti fa male?!”

“La pancia! È colpa tua! Non posso stressarmi!”

Recitò la scena con tale convinzione che Luca, già sconvolto, chiamò subito un taxi. La portò in ospedale e rimase sotto le finestre del pronto soccorso fino a quando un inserviente non lo cacciò.

Valentina ne approfittò per “risolvere” la situazione, pagando profumatamente. Poi disse al marito che aveva avuto un aborto spontaneo.

“Perdonami, Vale. E io perdono te.” Luca le regalò un braccialetto d’oro per riappacificarsi. “Ricominciamo?”

“D’accordo.” Lei ammirò il gioiello, poi lanciò l’amo: “Appena esco, dobbiamo pensare a una macchina mia. Così non devo aspettare un taxi ogni volta.”

Luca sorrise. L’idea di un figlio gli scaldò il cuore.

“Va bene. Avrai la tua macchina.”

Per guadagnare di più, lasciò il lavoro che amava e diventò camionista. Prendeva turni extra per soddisfare i capricci di Valentina. E ora, assonnato, saliva le scale per il terzo piano.

“Ragazzi, potete abbassare la musica? Non riusciamo a dormire da tre notti.” Davanti a lui, un gruppo di sedicenni fumava e rideva rumorosamente.

“E allora?” rispose il più spaccone, un tipo coi capelli lunghi. “Sparisci, prima che ti spacchiamo la faccia.”

“Così si parla agli adulti? Dov’è vostra madre?”

“In vacanza. Vattene, ti ho detto.”

“Spegnete la musica o chiamo la polizia.”

“Che ce lo meniamo?” Uno di loro gli sferrò un calcio nello stomaco.

Luca si piegò dal dolore. Vedendo che non reagiva, il ragazzo lo colpì di nuovo. Cercò di allontanarsi, deciso a chiamare le autorità, ma non glielo permisero. Un gruppetto lo trascinò in casa, lo portò sul balcone e lo spinse giù.

“Buon volo, zio.”

Luca cadde su un’aiuola di ortensie rigogliose. Finalmente, il silenzio. Valentina sorrise soddisfatta e si addormentò profondamente. Non lavorava, poteva dormire quanto voleva. Qualcuno bussò alla porta, ma non aveva intenzione di alzarsi.

“Luca, apri, magari è importante.” Si girò dall’altra parte.

Il giorno dopo, uscendo, notò gli sguardi accusatori delle vecchiette del palazzo.

“Che faccia tosta! Hanno quasi ammazzato suo marito e lei dormivaL’ultima cosa che vide fu il sorriso sprezzante di Claudia, che passando davanti all’ospedale con le sue nuove borse firmate le sussurrò: “Poverina, anche la fortuna a volte finisce”.

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